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De Toffoli porta il poker a scuola: “Non è un gioco d’azzardo e vi dimostro il perché”
Una lezione di poker a scuola? Si può fare!
Ci ha pensato Dario De Toffoli stamattina a istruire alcuni studenti friulani sulla differenza tra il Texas Hold’em e i giochi d’azzardo.
Il veneziano De Toffoli, autore di importanti libri sul poker e regular delle ISOP di Nova Gorica, è costantemente impegnato nella divulgazione del gioco intelligente e riesce sempre a trovare spazio per il suo amato poker.
Non si è tirato indietro nemmeno durante la conferenza intitolata ‘Il lato oscuro del gioco: come non cadere nelle trappole dell’azzardo‘.
L’incontro si è tenuto in data 14 dicembre all’istituto tecnico Malignani di Udine, città dove De Toffoli ha dato vita da qualche mese all’Archivio Italiano dei Giochi, progetto ambizioso e unico nel suo genere a livello nazionale.
Davanti agli studenti delle superiori, De Toffoli ha inzialmente raccontato l’origine dei più popolari giochi d’azzardo, come i dadi, la lotteria e le slot.
Tra le altre cose ha spiegato: “Un tempo forse c’era più consapevolezza sulla componente aleatoria dei vari giochi. Si sapeva distinguere tra giochi di pura abilità (come gli scacchi), giochi di pura fortuna (come i dadi) e giochi ibridi“.
De Toffoli giustamente si è poi concentrato sull’aspetto matematico di questi giochi e ha chiarito il concetto di rendimento facendo degli esempi:
“La classica roulette da casinò è un gioco quasi ‘onesto’ nell’offerta generale. Trattiene mediamente il 3% delle giocate e restituisce il 97% al cliente. Dopo un tot di giocate però si perde tutto come negli altri giochi, solo che ciò avviene un po’ più lentamente.
Il black jack è un caso molto particolare, perché trattiene solo lo 0,5% e può diventare addirittura un gioco vantaggioso se si contano le carte come nel film 21. La pratica però non è ben vista dai casinò“.
De Toffoli ha anche proposto agli studenti il famoso problema di Monty Hall, ripreso dal programma americano Let’s Make a Deal.
Si è parlato poi della piaga delle slot: “Non so neanche se si possano definire dei veri e propri giochi. A me annoiano terribilmente. Una volta almeno si tirava la leva, oggi si preme solo un bottone e non si fa niente altro.
Le slot restituiscono il 70% dei soldi ai loro giocatori. Un dato che le rende clamorosamente svantaggiose, se paragonate per esempio ai classici giochi da casinò.
Eppure tanti spendono i loro stipendi e le loro pensioni nelle macchinette dei bar, rapiti da quei suoni e da quelle luci. Si isolano dal resto del mondo, si lasciano trasportare dal ‘flow’ studiato a dovere da team di psicologi“.
Alla fine si è parlato finalmente di poker, che l’esperto De Toffoli difende a spada tratta: “Spesso è inserito erroneamente tra i giochi d’azzardo perché anche nel poker si scommettono i soldi. Nel poker però c’è una componente matematica (insieme a quella psicologica) che lo rende uno skill game“.
Agli studenti De Toffoli ha spiegato i punti e le regole di base del Texas Hold’em, per poi passare a qualche quiz molto stimolante.
De Toffoli ha sottoposto al pubblico udinese dei test che forse avrebbero messo in difficoltà anche grinder esperti. Qua sotto potete leggere un esempio.
Il board è 3AA A. Alex ha in mano 54, Bea ha 106 e Carlo è avanti con K8. Voi quale mano vorreste avere, considerando che deve ancora scendere il river?
De Toffoli ha spiegato che bisogna contare quante carte sono favorevoli a ciascun giocatore tra le 42 rimaste nel mazzo. Gli studenti si sono rivelati in gamba, azzeccando spesso il numero degli ‘out’.
Nell’esempio citato ovviamente Bea è la sfavorita, mentre Carlo è nella situazione migliore. Alex può chiudere colore o scala oppure può semplicemente hittare un 4 o un 5, ma non ha abbastanza carte utili per essere considerato il favorito dalle percentuali.
Per la precisione Bea ha solo 6 carte (tutti i 10 e i 6) che le darebbero il pot con full house, Alex ne ha 14 e Carlo 19. Il totale però fa 39…
Questo perché c’è anche la possibilità dello split! Se cascasse un 3 al river infatti tutti si dividerebbero il piatto con il full di assi e tre.
Con questo tipo di esempi De Toffoli ha voluto far capire che il poker richiede capacità di calcolo e ragionamento e gli studenti hanno decisamente colto il messaggio, apprezzando soprattutto questo ultimo spezzone di conferenza.
Non è la prima volta che il poker si ritaglia uno spazio nella scuola italiana, ma di certo non è una cosa che capita tutti i giorni!