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Barry Greenstein parla della vita da pro
Interessanti opinioni sul mondo del poker e sul viverci, quelle espresse recentemente dal pro di Pokerstars Barry Greenstein. Sottolinea come per lui il poker sia sempre stato principalmente un modo per mantenersi, e che la cosa non è necessariamente positiva. Avrebbe preferito laurearsi e diventare un medico, ma le difficoltà finanziarie lo hanno sempre costretto al tavolo da gioco.
Sottolinea come spesso i giovani che scoprono di essere talentuosi con le carte abbandonino gli studi senza pensarci quanto dovrebbero. A trent’anni magari scopriranno che l’unico modo che hanno per continuare a procurarsi da vivere è giocare ancora, mentre ci sono molti altri modi più produttivi per farlo. Spesso, sotiene, la colpa è dei genitori che fanno crescere i ragazzi con l’idea che il successo equivalga a fare tanti soldi. Se sei un giovane sveglio il poker è probabilmente il modo migliore per fare soldi, ma i giocatori non dovrebbero rendere il poker l’unico centro delle loro vite. Tra l’altro essere bravissimo non è indispensabile per guadagnarci, è sufficiente essere migliori dei propri avversari. L’importante è segliere partite in cui sai di poter vincere.
Essere un pro, continua, non è tutto rose e fiori come può sembrare dall’esterno. Spesso quando si è in un periodo di perdite si passano intere nottate a rimuginare su come sia possibile vincere e vivere a poker. Sembra assurdo, a volte. Ed anche quando si vince, bisogna ammettere che c’è gente da cui si prendono soldi. Bisogna interrogarsi sulla moralità della cosa. Per questo consiglia ai suoi figli di appassionarsi a qualcosa che sia più interessante, più produttivo, e più intrinsecamente realizzante del poker.
Ciononostante continua a giocare, gli è indispensabile appunto per mantere sè stesso ed i propri figli, però preferisce farlo contro professionisti, coi quali il rapporto è quasi quello di qualunque altro ambiente di lavoro. Se sei più bravo hai più successo: nel capitalismo, qualcuno non ne ha. Trova anche giustificabile giocare contro avversari molto ricchi e poco dotati, che non sente di danneggiare se li batte. Invece rovinare qualcuno che non potrebbe permettersi di giocare a poker, beh quello lo evita, checchè ne dicano altri pro.
Conclude con un discorso sui pro dell’online, che, sostiene, hanno qualche difficoltà dal vivo. Online infatti mancano molti indizi sulla mano dell’avversario, che questi tendono quindi a sottostimare. Inoltre bisogna vedere cosa ne sarà di loro nel futuro: giocare bene è solo una piccola parte di quello che serve per essere un pro di successo. Ci sono tanti altri aspetti delle vita a cui badare. Bisogna sapersi gestire.