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WSOP 2012 – Fabio Coppola: l’importanza dell’immagine al tavolo
In un torneo di poker l’immagine del giocatore è fondamentale: in base alla percezione che hanno di noi i nostri avversari, essi decideranno se, come e quando giocare contro di noi. Siamo all’evento #9, 1.500$ No Limit Hold’Em, e Fabio Coppola, pro di Scommesse Italia, è il chipleader del tavolo.
Avevo 17.000 chip quando l’average era circa 7.000, stavo giocando una bella partita e mi sentivo confident col tavolo, finché arriva un giocatore di mia conoscenza che adotta uno stile di gioco particolare il quale non passa inosservato: apre da UTG e potta su flop dry king high con 4 persone nel piatto, foldano tutti e lui mostra KK per un top set.
Questa mano, insieme a qualche altra giocata non bellissima del nuovo arrivato, attira gli squali del tavolo che cominciano a flattare tutti i raise del giocatore in questione, ritenendo, giustamente, di avere edge su di lui.
Vista la situazione, anche io aspetto uno spot adatto per entrare in un colpo. Così questo giocatore rilancia per l’ennesima volta da UTG, un giocatore flatta (a ragione di quanto detto prima), e io di bottone ho KT di picche: decido di squeezare 3bettando lungo. A questo punto però, sfortunatamente, il grande buio che era short decide di metterle tutte. L’original raiser mucka, e anche il giocatore che aveva flattato. Il range di push del BB è abbastanza wide, ma il mio call è dettato dalle sole odds: dovevo mettere 2.400 per un piatto di 10.000, ho odds di 4:1. Fino a quel momento, allo showdown, avevo mostrato solo mani vere, quindi la mia immagine al tavolo era molto credibile. Ero consapevole che se fossi andato allo showdown con quella mano avrei cambiato anche la mia percezione nei confronti degli altri giocatori, e di conseguenza avrei dovuto adattare il mio stile di gioco da lì in avanti. Le odds sono comunque troppo buone per foldare e chiamo. Il BB purtroppo ha TT e vince il colpo.
A questo punto l’immagine di Fabio passa da nitty a LAG, mentre quella del giocatore che ha aperto da UTG, e quindi era considerato loose, è lesa da una simpatica conversazione quando proprio l’original raiser interpella Fabio chiedendogli:
– Ma come hai fatto a chiamare con quella mano?
– Devo metterne 2.600 per prenderne 10.000, è snap call.
– Tu non sai giocare: io ho foldato AK!
Il tavolo esplode a ridere: da lì in poi questo giocatore perde ogni tipo di rispetto e viene puntato e rilanciato in continuazione, venendo costretto più volte al fold.
A volte a fare troppi livelli di pensiero ci si ingarbuglia. Fra l’altro, il flop che cade è J43, al turn cade un altro J: se il BB non fosse entrato nel colpo e l’UTG avesse flattato il mio raise, probabilmente sarei riusciuto a fargli foldare AK, se non alla c-bet, sicuramente al turn, nonostante il mio avversario abbia avuto la mano migliore. Questo è uno dei vantaggi di giocare contro giocatori scarsi in posizione quando si ha una certa history.
Quindi attenti alle carte che mostrate e a quello che dite al tavolo: questo determinerà come giocheranno i vostri avversari contro di voi!