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WSOP 2012 – Niccolò Caramatti: “Uno spot dove l’avversario non bluffa mai”
All’evento #23, un No Limit Six-Handed da 3.000$, il Pro di Sisal Poker Niccolò Caramatti si pente di un call con KJ su board J75KA. Sembra una buona mano, eppure Niccolò a posteriori analizzerà la situazione spiegando la ragione per cui, nello spot, pur avendo checkato dietro al flop, su un azione aggressiva al river con una scary card come l’asso, in questo caso particolare, sarebbe stato meglio optare per un fold. Perché? Scopriamolo con il thinking process di LuisGallo.
LO SPOT – Bui 400-800, ante 100, Caramatti ha 80.000 chip.
PREFLOP – Il Pro di Sisal Poker, appena arrivato al tavolo, apre a 1.600 da UTG con KJs; trova il call del grande buio.
FLOP – J75r, check, e check-behind dell’azzurro.
Non ho paura di niente, e non penso di poter prendere più di due puntate quando lei ha una coppia inferiore o un jack peggiore, quindi decido di checkare. L’avversario non ha history su di me: senza sapere chi sono non penso che possa pagarmi più di due puntate su quel board visto il range di raise da UTG.
TURN – Cade un K di quadri, che crea un progetto a colore. Lei checka, Caramatti punta e trova il raise, che deciderà di chiamare dopo un po’.
Mi chiedo con cosa possa fare quella giocata: AK può averlo solo flattato, potrebbe avere set, QT, la mia stessa mano o aria totale. Non penso ci sia mai AA o KK. Decido di chiamare.
RIVER – Cade un asso, l’avversario esce puntando circa l’80% del piatto, e Caramatti chiama.
Penso di aver sbagliato: io devo foldare sempre perché oppo non mi conosce (era la prima mano che giocavo a quel tavolo), quindi non ci può essere bluff nel suo range perché non sa chi sono. Il mio KJ non è più buono, perché se punta sull’asso probabilmente batte un asso, e di conseguenza tante doppie, anche mani come AK o AJ che mi hanno superato al river. Il mio errore mi è costato 10.000 chip che avrei potuto risparmiare: lei ha mostrato set di sette.