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WSOP 2012 “Sì, credo di aver capito qualcosa in più degli altri nell’Omaha” – Dario Alioto spiega il perché di tanti successi
Oggi è una di quelle giornata in cui Dario Alioto ha voglia di raccontarsi.
Non è così facile di solito, ma non tanto perché gli manchi il desiderio di parlare a ruota libera quanto perché il Pro di Sisal nei giorni dei tornei è concentratissimo, soprattutto nei giorni in cui “multatabla” le World Series (in questo istante sta giocando 8game e PLO5k).
Dario qualche anno fa tu affermarvi di aver compreso “qualcosa” che gli altri giocatori di Omaha, modalità torneo, non avevano compreso. Lo confermi ancora?
Ti risponderò con un esempio per essere il più chiaro possibile: oggi ero in bolla (stiamo parlando del PLO 5K, ennesimo ITM del capitano del Team Sisal), ero il più short del tavolo ma da sempre, da quasi tutto il torneo e sai cosa? Ero il più tranquillo, sapevo esattamente cosa fare, come farlo e quando farlo, cioè anche se ho una mano buona la tratto come una mano buona, come una mano che se mi va bene ho il 65% di vincere colpo. Questo credo di aver capito…meglio degli altri.
E gli altri giocatori?
E la maggior parte dei giocatori ragionano secondo meccaniche scontate: “non posso foldare perché ho troppa edge”. Oppure average a 80.000, loro a 60.000 ed eccoli a infilarsi in ogni piatto cercando il double up sentendosi short, gamblando in modo assurdo.
Quello che spesso non si comprende è che ad Omaha giocare in average o avere il doppio dell’average cambia davvero poco perché comunque si va in allin sempre nelle stesse situazioni di cooler, doppia contro set, set contro megadraw, insomma quello che voglio dirti è che se giochi pottando e ripottando, senza pot control come faccio io, finisci ai resti anche se sei 400x
Credimi, che l’omaha sia principalmente stack management, l’hanno capito in pochi, molto pochi.
Chi per esempio?
Ti parlerei di Ben Lamb e Jason Mercier che fatalità sono i due che mi precedono nella money list.
Sono due a cui l’Omaha piace tantissimo, ma non ci si sono dedicati al 100% come me.
Loro sono più soggetti alla varianza, Ben Lamb e Mercier non avrebbero mai accettato di giocare come io ho giocato oggi, avrebbero accettato molto di più il rischio di esporsi alla varianza: tre volte escono dal torneo, una volta fanno final table.
Il mio gioco short stack è diverso, basato tutto su una questione di testa: “sei short stack, stai tranquillo e fai quello che devi fare”.
Il mio vantaggio è l’esperienza e la mia totale dedizione al gioco, in tutte le sue fasi.
Hai al tavolo di 8game uno che Ben Grundy (forse uno dei massimi interpreti del cash game Omaha), cosa pensi di lui?
Eh, penso sia uno dei più forti giocatori di cash omaha al mondo. Ma questo è un torneo e capita anche a lui di commettere errori decisivi ovviamente non dettati dalla poca padronanza del gioco, ma dall’esporsi a rischi che io francamente, in torneo, non accetterei.