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Omaha – il Poker a quattro carte – Control Pot e Control Game
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A differenza di specialità del Poker come il Texas Hold’em, il quale, a parte la modalità che si voglia prendere in considerazione (HU, MTT, Sit&Go oppure Cash Game), è praticato quasi esclusivamente in un’unica variante, il No Limit, l’Omaha, invece, pur a differenti gradi di partecipazione e diffusione, è conosciuto e praticato principalmente in 3 varianti fondamentali che sono delle vere e proprie Porte d’Ingresso in quello che, in gergo pokeristico, viene chiamato Mondo Omaha (Omaha World).
Queste 3 varianti sono:
- OMAHA HIGH POT LIMIT
- OMAHA HIGH-LOW o H/8 POT LIMIT
- OMAHA HIGH-LOW o H/8 FIXED LIMIT
Ognuna di queste 3 varianti, presenta naturalmente delle proprie specificità a secondo che si parli di gioco cosiddetto a chips, dove per partecipare occorre pagare di norma un buy-in oppure di cash game dove ad ogni puntata (bet) corrisponde denaro vero pari alla scommessa nominale o ad una percentuale fissata di questa (come nel caso di partite cash-game giocate al 50% o al 25% della posta).
Ulteriori specificità si possono evidenziare nelle tre varianti allorquando nel caso, ad esempio, del gioco a chips dovessimo prendere in considerazione un HU (Heads Up) piuttosto che un MTT (Torneo Multitavolo) oppure nel caso del cash game un tavolo a 6 giocatori (6 handed) piuttosto che uno full ring (tavolo con 8-9 giocatori seduti).
Tuttavia queste 3 varianti principali, indipendentemente da tutte le altre specificità che abbiamo elencato relative alle varie modalità di gioco, hanno una loro ragion d’essere per il modo differente con il quale si relazionano con due concetti che sono fondamentali per capire l’humour del Mondo Omaha e ciò che lo differenzia sostanzialmente da una specialità come il Texas Hold’em.
Questi due concetti fondamentali sono il CONTROL POT ed il CONTROL GAME, andiamo ad esaminarli più da vicino:
Il CONTROL POT è una limitazione della possibilità di puntare da parte del giocatore che nel Pot Limit non può superare l’entità del piatto costituitosi prima del suo turno di parola e nel Fixed Limit arriva a limitare la scommessa non oltre la big bet consentita per quel turno di rilancio. Per esempio in una partita di Omaha/8 cash game Fixed Limit 3/6 ciò significa che la mia bet di partenza non potrà essere superiore ai 3 dollari fino al turn dove potrà essere di 6 e così via al river.
Il CONTROL GAME, invece, è l’inserimento di una complicazione all’interno del procedmento nudo e crudo del gioco, come nel caso, dell’Omaha High-Low che attraverso l’introduzione dell’eight or better dentro il meccanismo classico di giocata dell’Omaha High ricorre appunto ad un Control Game e si diversifica per questo in maniera sostanziale dal gioco madre.
Negli High Stakes di Hold’em cash game promossi ultimamente da Gioco Digitale, come molti di voi hanno visto, per i pot che superavano i 20.000 euro i giocatori potevano esercitare, se d’accordo, la chance del double board che prevede la doppia uscita dei turni rimanenti di carte dopo lo showdown: se fai 1 a 1 dividi il piatto, in caso di 2-0 vince tutto uno. Anche questo è un CONTROL GAME al quale, come vedete, si può far ricorso in ogni specialità o variante del Poker se ne viene ravvisato il bisogno e questo vale anche per i CONTROLS POT.
Ora prima di esaminare il motivo per il quale viene fatto ricorso a questi due elementi appena enunciati all’interno dei meccanismi nudi e crudi di una disciplina del Poker, vediamo come si presenta, da questo punto di vista, la situazione delle nostre 3 Porte d’Ingresso a Mondo Omaha.
OMAHA HIGH POT LIMIT: qui abbiamo solo un Control Pot che limita la giocata in ogni caso alla grandezza del piatto prima del nostro turno di parola;
OMAHA HIGH-LOW o H/8 POT LIMIT: oltre al Control Pot identico a sopra, qui si introduce un Control Game nella fattispecie dell’height or better;
OMAHA HIGH-LOW o H/8 FIXED LIMIT: qui oltre all’height or better come Control Game si accentua la limitazione imposta alla scommessa dal Control Pot, il quale, come abbiamo detto, in questo caso è vincolato al tetto della big bet di turno.
Ed ora il quadro è completo per porsi la fatidica domanda: Quale è la natura e il perché di questa introduzione di controlli sul piatto (CONTROL POT) e di controlli mediante la complicazione dei meccanismi di svolgimento del gioco (CONTROL GAME) in una disciplina o specialità del Poker?
A tutta prima potrebbe sembrare che questa scelta possa essere adottata per rendere più varia e sotto certi aspetti barocca la modalità di svolgimento di un gioco d’abilità (skill game) e per saziare, quindi, l’appetito, diciamo estetico, di una certa categoria di giocatori ma in verità non è così. Non che l’aspetto estetico e modale non se ne avvantaggi alla fine, ma il ricorso all’uso di Controls Pot e Controls game all’interno di uno gioco d’abilità è del tutto finalizzato a mitigare l’aleatorietà e quindi, con ciò, a rendere meno attivo l’elemento fortuna all’interno del gioco stesso.
Anzi diremo di più, la qualità ed il numero di Controls Pot e Controls Game presenti in essa è il vero metronomo del grado di tecnicità di una specialità rispetto all’altra; grado di tecnicità stabilito in maniera oggettiva e proporzionale al grado di varianza che annullano all’interno della disciplina nella quale sono introdotti.
Ogni meccanismo di gioco nudo e crudo ha una sua struttura di base, per la quale, è definibile quanto di questo stesso meccanismo, nel suo svolgimento, sia riferibile alla aleatorietà e quanto invece all’abilità tecnica del giocatore. I Controls Pot ed i Controls Game sono quegli strumenti di rettifica che, senza mortificare il gioco, ne fanno però risaltare la parte di pertinenza della tecnica, attraverso la limitazione della scommessa e la complicazione dei meccanismi di attribuzione del piatto (pot) in specifici casi.
La tecnica è nel Poker, cosi come in ogni altra sfera dell’umano agire, tutto quanto quello che in una determinata attività, nel nostro caso una mano di gioco, è di pura pertinenza dell’agente (il giocatore), più controlli sulla mano potranno essere esercitati dal giocatore più la sua tecnica avrà modo di farsi riconoscere e valere, se c’è.
E’ sorprendente come questo aspetto del Sistema Sklansky sia, nonostante ormai il suo carattere nazional-popolare in quanto a diffusione, da così poche persone messo in rilievo. Il suo teorema di base, l’all-in pre-flop, è il rovescio della medaglia di quanto stiamo appena sostenendo. In effetti, per quanto svantaggiata possa essere una mano di Hold’em rispetto all’altra, questo sistema rende nulle, ricorrendo pedissequamente all-in pre-flop, tutte le differenze tecniche che potrebbero esserci tra i due giocatori coinvolti nel colpo e non a caso fu escogitato dal suo geniale inventore per consentire ad una principiante di giocare le WSOP come a dire: ovunque tu debba cimentarti in una attività dove incolmabile è il tuo gap tecnico rispetto ai competitors lasciati andare tranquillamente in mano all’elemento aleatorio e fai all-in pre-flop, dove male che ti vada, anche se non trovi una fold equity, un 30-35% di possibilità statistica di fare tuo il piatto l’avrai sempre, più o meno.
Da tutto quanto finora esposto, dovrebbe essere chiarissimo, che già l’introduzione di un semplice Control Pot all’interno del meccanismo di svolgimento di una specialità del Poker come nel caso dell’Omaha High, è segno inequivocabile della sua poca inclinazione al gioco pre-flop di grossi piatti e della sua altrettanta predilezione naturale, invece, per il gioco post-flop, dove i giocatori si contrappongono nel tentativo di difendere il loro massimo punto o di realizzare il miglior draw (progetto).
Chiunque non tenga presente, nel passaggio da una specialità No Limit ad una Pot o Fixed Limit, questo dato essenziale circa la vera finalità dei Controls Pot e dei Controls Game, si pone al di fuori della cultura Pokeristica che ha determinato in quel caso particolare, come potrebbe essere quello dell’Omaha High o di qualsiasi altra disciplina, l’introduzione, di uno o di tutti e due, di quegli strumenti che abbiamo visto, rettificano in favore della tecnica di gioco lo svolgimento dello skill games stesso e tanto farebbe meglio a continuare la sua normale attività pokeristica nella disciplina No Limit che di questi non fa uso, sia il Texas Hold’em o qualunque altra.
E’ sempre meglio un bravo giocatore di Hold’em che uno scarso di Omaha, il quale, cerchi di snaturarla facendole aderire addosso forzatamente i suoi pattern abituali di gioco nella specialità No Limit.
Non facciamo fatica, dopo tutto quanto questo ragionamento, a stabilire, in termini di tecnicità strutturale del gioco, una gerarchia di valore in questo senso anche fra le nostre amatissime 3 varianti di Mondo Omaha di cui la più difficile in assoluto sarà OMAHA HIGH-LOW FIXED LIMIT, per passare all’OMAHA HIGH-LOW POT-LIMIT e per finire, in questa ideale classifica, con la relativamente più facile OMAHA HIGH POT LIMIT.
Tra l’altro in questa definizione dell’OMAHA HIGH-LOW FIXED LIMIT come la specialità più difficile di tutte le altre varianti dell’OMAHA POKER nonché di tutte quante le specialità dello stesso H.O.R.S.E. c’è parere quasi unanime di tutti i massimi esperti in materia, salvo Sklansky, che ritiene invece sia lo STUD eight or better FIXED LIMIT.
Si può concludere questo articolo, lasciando alla riflessione di chi lo legge, il fatto che, se è vero che la tecnica per emergere al meglio ha bisogno di habitat strutturali come abbiamo visto, è altrettanto vero che poi il suo esercizio rimane inconfondibilmente nelle mani dei talenti che sanno destreggiarla con profitto in tutte le occasioni!
Autore: el-khidr