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Tutti sul carro dei vincitori! Da Balotelli a Filippo Candio, dalla Juve a Rocco Palumbo
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Sei giorni fa, stavo comodamente bevendo un aperitivo (forse più di uno) in compagnia di cari amici di vecchia data, di quelli che quando gli parlo di poker sorridono e mi prendono in giro perchè uso termini assurdi (gli voglio bene anche per quello, perchè mi riportano alla realtà di tutti i giorni), e dopo aver passato i vari soliti argomenti di politica e donne si arriva inesorabilmente allo sport (i temi seri arrivano più tardi, dopo la quarta o quinta birra).
Tutti d’accordo (in una delle rare volte che succede) almeno per quanto riguarda Balotelli. Non deve più giocare con la maglia azzurra, è svogliato, antipatico, non si impegna, strafottente e chi più ne ha ne metta. Ci brindiamo sopra e passiamo ad altro (se siamo tutti d’accordo che gusto c’è a discutere al bar?).
Stamattina (si fa per dire, sono quasi le due di pomeriggio), ritrovo uno di loro per caso sempre in quel bar, un cappuccino per la mia colazione in ritardo, un campari e vino per il suo aperitivo in anticipo.
“Eh, allora hai visto che avevo ragione? Te l’ho detto io che quel Balotelli è un gran fenomeno, non capite un cazzo di calcio voi!”
Freno la risata, finisco il capuccino e lo saluto cordialmente.
C’è sempre stata, e forse non finirà mai, la moda di “salire sul carro dei vincitori”. Credo sia una dotazione naturale del cervello umano, di quelle che fa il paio con “se non puoi batterli, unisciti a loro”. Così che la coerenza si ritrova spesso da sola a lottare contro il mondo intero e gruppi di persone che si sistemano dove batte il sole del più forte.
Del resto, senza tirare fuori esempi più seri e rimanendo nel campo dello sport, chi si ricorda nel 1982 e nel 2006, in quanti stavano sparando a zero sulla nazionale di Bearzot prima (costretta anche al silenzio stampa per evitare linciaggi) e di Lippi poi (idem anche per loro stretti nella morsa anche degli scandali di quel periodo). Tutto cancellato con i rigori di Berlino e con l’urlo di Tardelli. Tutti in piazza a festeggiare con buona pace dei detrattori e in alcuni casi anche della giustizia e coerenza sportiva.
Persino un mito delle due ruote come Valentino Rossi sente l’influenza di chi è abituato a salire e scendere dal carro. Da super eroe a ladro (vedi la faccenda delle tasse), poi di nuovo eroe con la conquista dell’ennesimo mondiale, ed ora per molti relegato a pilota ormai finito in attesa di una nuova rinascita che porterà magari a riempire di nuovo il suo carro.
E che dire della Juventus? E dell’Inter? Le voci dei bar che fanno eco in tutto lo stivale. Prima erano tutti Juventini, poi tutti interisti e la juve era diventata la morte nera del calcio italiano. Ed ora si riscoprono tutti juventini e l’inter relegata a fenomeno da baraccone. Per me tifoso del Bologna in tutti i momenti del nostra sofferta storia, è quasi divertente riscoprire la citta verstire i colori del vincitore di turno, alternando il bianco al nero, l’azzurro al rosso e così via.
Non ridete, perchè anche il nostro bel circo del poker non è immune a questi volta faccia repentini a seconda dei risultati.
Il caso più emblematico è stato probabilmente quello di Filippo Candio. Forse si dimentica di come solo qualche settimana prima della sua storica performance nel Main Event delle WSOP, il “povero” Candio girovagasse per Las Vegas senza più sponsor (cacciato da PokerStars), senza la stuola di amici che oggi si ritrova, e probabilmente anche senza il suo bankroll (se è vero che del suo ticket per il torneo che poi gli varrà la leadership nella money list italiana, tante parti sono state pagate dagli amici che erano rimasti al suo fianco).
Nella grande notte del final table, tutto questo era già dimenticato. Migliaia di suoi tifosi “da sempre” ne seguivano le gesta contro Cheong e compagni. Tutti lo idolatravano come il miglior italiano di sempre. Era diventato persino più simpatico per quelli che lo etichettavano come “Bad boy” del poker italiano.
Ed ora, tornando ai giorni nostri, anche il braccialetto di Rocco Palumbo sembra aver cambiato le sorti del poker italiano.
Si leggevano già i primi commenti sul fallimento totale della truppa azzurra in quel di Las Vegas. Troppo pochi risultati, niente a che vedere con gli anni passati. Siamo in netto calo, il poker italico è ancora troppo indietro rispetto al resto del mondo. Eccetera. Eccetera. Ed oggi invece siamo qua a commentare come una delle spedizioni “storiche” che ha riportato un braccialetto in Italia dopo anni di attesa.
Insomma basta veramente così poco per far cambiare idea alle persone?
No. Basta vincere.
“Solo gli stupidi non cambiano mai idea”.
Già è vero, cambiare idea è più che legittimo. A volte persino auspicabile. Ma resta il fatto che preferisco “mettere il circoletto” rosso (per dirla come il mitico Rino Tommasi) su chi è troppo rapido a fare il “salto”.
“Quanno ‘o mellone jesce russo, ogneduno ne vò ‘na fella…”.
Circoletto Rosso.