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Poker al sud: tra sogno e realtà – Campania
Continuiamo, come preannunciato nel primo articolo, a chiedere un consiglio ai vari professionisti (e semi-pro) sull’argomento “Poker al sud“.
Il discorso è sempre lo stesso: “ci troviamo in un periodo non bellissimo, per quanto riguarda l’economia italiana. In questo scenario, dove anche una laurea spesso non garantisce troppe certezze, molte persone cercano di fare il grande salto cercando di vincere una grossa cifra monetaria alle schedine o approcciandosi in modo totalmente sbagliato al poker, come se fosse un gioco d’azzardo.
E’ molto ricorrente che, queste stesse persone, si illudano di fanta-guadagni in modo rapido e senza sforzi. Tutto questo è, ovviamente, il male assoluto“.
Quest’oggi abbiamo chiesto il parere a due top grinder della disciplina Sit and Go Heads Up che ci racconteranno la situazione che si vive in Campania: Abyssis e CrazySalsero (il quale ricorderete certamente per il suo record italiano di HU).
(D): Da dove vieni e da quanto tempo giochi a poker con impegno e costanza?
(C): Ciao a tutti, vengo da Caserta e gioco a poker da 3 anni e mezzo. Non amo definirmi un professionista perché affianco il poker ad altri impegni e passioni; senz’altro mi piace vivere l’esperienza pokeristica nel modo più professionale possibile nel tempo che decido di dedicargli ogni volta.
(A): Vengo dalla provincia di Caserta. Gioco a poker dal 2009, dal 2011 in modo semiprofessionistico.
(D): Pensi che ci siano molte persone che cercano di guadagnare molti soldi col poker per uscire da questo periodo di crisi (più intenso nelle province povere)?
(C): Credo che ogni essere umano sia proiettato a desiderare quello che non possiede e il gioco ha da sempre un fascino misterioso, forse per il fatto che “chiunque possa essere chiunque” in un improvviso ribaltamento delle parti. Ricordo da almeno 20 anni una passione generale per questo gioco sin dai tempi del poker all’italiana, insomma quando di crisi nemmeno si parlava.
E’ indubbio, tuttavia, che la povertà incrementi la speranza e che il gioco sia uno dei modi più veloci in cui le persone rintracciano la speranza, quindi, da quel che ho avuto modo di vedere tra l’esperienza on-line e vita reale, il poker – e il gioco più in generale – rappresenta oggi una delle alternative più gettonate per chi ha piccoli capitali.
D’altronde, ci sarebbe da disquisire a lungo su questo aspetto, ma è evidente ai più che una attività finanziaria come quella del poker abbia un costo di avvio e un rischio di impresa notevolmente ridotti rispetto a molte altre attività commerciali di tipo fisico.
(A): Si, paradossalmente più c’è crisi e povertà e più c’è movimento perché appunto in questo momento sono poche le possibilità offerte dalla società italiana per i giovani.
(D): Quanti di essi, in percentuale, pensi che lo facciano seriamente e quanti, invece, vivono aggrappati a delle speranze?
(C): Mi affido ai numeri forniti dalle poker rooms. Mi è parso di vedere non molto tempo fa che mediamente il 20% dei giocatori on-line abbia un profitto maggiore di zero.
Credo che di questa percentuale ci sia almeno una metà di giocatori occasionali e un 10% di giocatori che vivono il poker in modo strutturato e con targets a medio-lungo termine, anche se poi bisogna capire quanti di coloro che hanno un approccio professionale al gioco riescano effettivamente a vincere cifre importanti per poterci vivere.
(A): Seppur molti ci provino, sono in pochi a riuscirci. La serietà è una componente fondamentale oltre ad altre cose e in molti si illudono (sbagliando) in guadagni facili e veloci.
(D): Pensi che il poker possa essere una soluzione valida per alcune persone che hanno perso il lavoro o che sono in situazioni precarie?
(C): Il poker è una soluzione valida per tutti in qualsiasi momento, ma non si improvvisa. Alcuni nascono giocatori, la gran parte ci diventa. Per essere giocatori vincenti a lungo occorrono studio della tecnica e dedizione, gestione delle risorse psicologiche ed economiche.
In generale, se questa persona di cui mi parli era un giocatore di poker part-time sensibilmente vincente senza troppi sforzi, potrei consigliare la carriera da giocatore dopo aver perso il lavoro o con un lavoro precario, mal retribuito e insoddisfacente.
Negli altri casi, mi sentirei più che altro di consigliare un avvicinamento al poker, ai forums, a tutte quelle esperienze reperibili in cartaceo o rete che possano arricchire il bagaglio di giocatore per cominciare con un piccolo impegno quotidiano ma costante e sperimentare l’impatto del poker nella propria vita, ma senza creare obiettivi utopici.
(A): YES and NO.
NO perché giocare a poker full-time come unica fonte di guadagno non è una cosa per tutti e solo se si ha disciplina, determinazione, spirito di sacrificio, stress-control, mente allenata e tanto altro è possibile fare di questa attività la propria professione e quindi fonte di guadagno.
YES se si è disposti a essere umili, partire dal basso, imparare e lavorare sodo.
I risultati, e quindi i soldi, verranno da sé e saranno semplicemente la diretta conseguenza di quanto fatto e quindi meritato.
(D):Se dovesse venir da te una persona senza lavoro, per un consiglio sull’iniziare o meno a grindare, cosa le diresti?
-caso 1: Ipotizza che sia un giovane appena diplomato;
-caso 2: Ipotizza che sia un uomo con famiglia che ha appena perso il lavoro.
(C): Caso 1: Gli chiederei: “Qual è la tua grande passione di vita?”. Se la risposta è compatibile con il gioco del poker gli direi:
“Il tempo è denaro, se ti butti in questa esperienza devi essere totalmente committato nel gioco. Il tuo reddito dipenderà dai soldi che vincerai agli altri, quindi devi essere più bravo di questi e non accontentarti facilmente, perché le situazioni sono mutevoli.
Ricordati che il poker è una strada e – in quanto tale – dopo essere stata tracciata precluderà altre strade: devi essere pronto a capire che più il tuo futuro percorre la strada del poker e meno potrà percorrere altre passioni.
Vivi il poker in maniera sana, sviluppa amicizie on-line, posta sui forums, incontra e respira il poker anche nella vita reale con esperienze di raduni o grinding house; e poi, quando spegni il pc, esci e divertiti, lascia il poker a casa…in fin dei conti, è un mezzo e non lo scopo per vivere meglio la vita.
Prova per un anno, al massimo due, e se il poker non ti darà le soddisfazioni che credevi, ricalcola subito il tuo percorso e apri la strada ad altri progetti”
Caso2: Come detto in precedenza, non consiglierei di lanciarsi in percorsi utopici, a maggior ragione quando le situazioni di vita sono più intrecciate. Per giocare a poker bisogna essere preparati a tutto tondo e pertanto la prima domanda è sempre quella: “Hai già giocato a poker? Quanto giocavi e che risultati ottenevi?”
Se le risposte sono orientative, è da escludere a mio avviso la possibilità di intraprendere una carriera, tanto più in una situazione delicata come quella di un disoccupato con una famiglia a carico o comunque io non lo farei per un guadagno medio mensile (calcolato su almeno 20 mesi di gioco) di meno di 3000€.
(A): Gli chiederei di pensarci attentamente e di valutare tutte le sfaccettature prima di intraprendere questo passo. Poi gli di scegliere la disciplina che più gli piace e iniziare dal basso con umiltà; consiglierei di concentrarsi su questo 100% se possibile, una cosa o si fa bene o non la si fa proprio.
Inoltre direi d’esser pronto a sopportare momenti di difficoltà mischiati con momenti di soddisfazione, d’essere serio e disciplinato. Un lavoro è un lavoro e in tal caso il poker non è un divertimento ma una professione.
Nel CASO 1 il giovane ha la possibilità di provarci senza aver nulla da perdere. Se le cose dovessero andare male, può sempre intraprendere altre strade (università per esempio) avendo tutta una vita d’avanti. In aggiunta la scalata ai livelli può essere aggressiva perché anche in caso di downswings, non ha nessuno a cui rendere conto e quindi può salire/scendere/ricominciare con facilità.
Nel CASO 2 la situazione sarebbe più complicata. Un’attenta gestione del bankroll seguita da una ferrea disciplina sono fondamentali. In tal caso c’è la famiglia alle spalle e per tale motivo è necessario rischiare di meno. In aggiunta è importante essere sereni sempre con se stessi e non avvilirsi mai anche in caso di badruns. I risultati pokeristici non devono assolutamente intaccare quello che è il delicato equilibrio familiare con il partner e con i figli.