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il 28 Feb 2013

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Poker al sud: tra sogno e realtà – Sicilia

Poker al sud: tra sogno e realtà – Sicilia

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Ed ecco un altro viaggio che ci porterà a chiedere un consiglio ai vari professionisti (e semi-pro) sull’argomento “Poker al sud“.

Il discorso è sempre lo stesso: “ci troviamo in un periodo non bellissimo, per quanto riguarda l’economia italiana. In questo scenario, dove anche una laurea spesso non garantisce troppe certezze, molte persone cercano di fare il grande salto cercando di vincere una grossa cifra monetaria alle schedine o approcciandosi in modo totalmente sbagliato al poker, come se fosse un gioco d’azzardo.

E’ molto ricorrente che, queste stesse persone, si illudano di fanta-guadagni in modo rapido e senza sforzi. Tutto questo è, ovviamente, il male assoluto“.

Siamo andati a scoprire la situazione che si vive in Sicilia attraverso l’aiuto di: Jowy01 e Shova (il quale ricorderete certamente per sua presenza allo spettacolo televisivo “Come Giochi?” condotto da Diletta Leotta).

Leggiamo assieme cosa ci hanno raccontato!

Da dove vieni e da quanto tempo giochi a poker con impegno e costanza?

J: Vengo da Catania, gioco a poker da quando ho compiuto 18 anni ma ho iniziato a pensarlo come una fonte di guadagno e non di svago a 20 anni, nel Marzo 2011: da allora il poker ha avuto un ruolo sempre più centrale nella mia vita.

S: Sono nato a Catania e da poco più di un anno vivo a Roma -causa uni-. Ho conosciuto il giochino quando avevo 16-17 anni grazie ad amici che, vedendolo in tv, iniziarono a giocarci. Gioco con regolarità da gennaio 2012.

 Pensi che ci siano molte persone che cercano di guadagnare molti soldi col poker per uscire da questo periodo di crisi (più intenso nelle province povere)?

J: Non ho avuto questa impressione guardandomi intorno, mi limito a descrivere la realtà che mi circonda da vicino.

Sicuramente la crisi economica spinge più del normale qualcuno a “gamblare” in questo o quel settore, uno dei quali può essere il poker, ma mi sembra che nella stragrande maggioranza dei casi il poker online sia affrontato ancora come uno svago – magari sperando nella grossa vincita che ti permetta di pagare più agevolmente le tasse, passare qualche weekend senza guardare al portafogli, comprare questa o quella cosa.

Questo, fortunatamente, non basta a renderlo agli occhi di quelle “molte persone” un mezzo per uscire dalla crisi (o almeno me lo auguro).

S: E’ un fatto “storico” che in periodi di recessione le attività legate al gioco aumentano i loro profitti.

Quanti di essi, in percentuale, pensi che lo facciano seriamente e quanti, invece, vivono aggrappati a delle speranze?

J: Nella mia città vedo tanti giovani che giocano a poker, ma pochissimi professionisti. Come ho già detto per moltissimi resta uno svago col brivido della scommessa.

Probabilmente tra tutte le persone cui ho sentito dire “gioco a poker” solo una su dieci affronta la cosa in modo serio, ma forse sono ancora troppo buono.

S: La maggior parte vivono aggrappati alle speranze. La % è difficile da definire, perché varia a seconda delle tipologie di gioco. E’ un fatto abbastanza normale e ricorrente che in un MTT vi siano più giocatori inesperti e occasionali che sognano di vincere il primo premio; ciò è meno frequente in tipologie di gioco dove con una singola partita si gioca per cifre più basse (cash game e sit and go).

Giusto per dare delle cifre, penso che l’80% dei giocatori siano i “sognatori“, la restante fetta della torta è composta chi prova a guadagnarci (non tutti ci riescono!).

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Pensi che il poker possa essere una soluzione valida per alcune persone che hanno perso il lavoro o che sono in situazioni precarie?

J: Assolutamente no. Il poker è un gioco che richiede tantissima pazienza, può volerci un’infinità di tempo prima che inizino ad arrivare risultati accettabili, e anche allora si è sempre sul filo del rasoio, il downswing è dietro l’angolo: per questo non potrà mai rappresentare una soluzione per chi ha bisogno urgente e immediato di denaro e non ha le spalle ampiamente coperte. Queste persone non possono affrontare il poker in modo corretto, sereno e lungimirante, e per loro non potrà che rappresentare un’ulteriore aggravante alla loro già precaria condizione.

S: Penso che possa essere una valida alternativa solo se la persona interessata abbia determinate predisposizioni a livello caratteriale/comportamentale.

E’ risaputo che fare il poker pro non è un lavoro comune: alterni periodi positivi a periodi molto negativi; se la persona in questione non è in grado di sopportare questi sbalzi di umore, sicuramente ne risentirà il suo gioco e quindi il suo portafoglio. Questa non è l’unica difficoltà: giocare a poker per lavoro è un’attività solitaria, mentre la maggior parte dei lavori comuni si svolge insieme ad altri.

Inoltre il poker pro non è un mestiere conosciuto, non avendo un contratto di lavoro. Ci sono sicuramente altri lati negativi, ma ci sono anche i pro ovviamente: in primis l’indipendenza: il fatto di “non avere un capo a cui
obbedire“, e molti molti altri.

Se dovesse venir da te una persona senza lavoro, per un consiglio sull’iniziare o meno a grindare, cosa le diresti?
-caso 1: Ipotizza che sia un giovane appena diplomato;
-caso 2: Ipotizza che sia un uomo con famiglia che ha appena perso il lavoro

J:  -caso 1

Un giovane appena diplomato dovrebbe valutare quali sono i suoi interessi e le sue possibilità in termini di tempo; è impossibile generalizzare: hai intenzione di laurearti? Se sì, che corso di laurea seguirai? Hai un plan per il futuro? Cosa aspiri a diventare? […]

Ecco, a un ragazzo che stesse valutando se iniziare o meno una carriera da poker player farei un mucchio di domande, lasciando che sia lui stesso a darsi delle risposte.

-caso 2

Ho già detto come la penso. Se un uomo con famiglia che ha appena perso il lavoro mi chiedesse un consiglio sull’iniziare a grindare gli direi più o meno quello che ho risposto alla domanda numero 4: “il poker non fa per te, le tue condizioni non ti consentono di affrontare questo percorso professionale in maniera appropriata. Rimboccati le maniche e cerca un nuovo lavoro“.

S: Consiglierei innanzitutto di valutare bene le condizioni della domanda precedente, prima di iniziare a farlo provare per un periodo di tempo.

In ogni caso consiglierei di avere sempre un’alternativa: è impossibile prevedere fino a quando sarà possibile fare il poker pro, perché il sistema dipende da vari fattori. In primis un fattore “istituzionale”: poiché è un settore nuovo, il poker risulta ancora poco regolato a livello legislativo in alcuni ambiti; potrebbero quindi verificarsi degli eventi che condizionano l’equilibrio del sistema (ad esempio l’aumento delle tasse, o per le rooms (rake) o direttamente verso i giocatori).

Un altro fattore è sicuramente legato al livello dei giocatori: per un certo numero di giocatori occasionali, un certo numero di giocatori riesce a guadagnare (ad un certo numero di fish, corrisponde un numero di regular); se i giocatori occasionali diminuiscono drasticamente, o se il livello medio si alzerà di molto, la fetta di torta composta da regulars terrà a diminuire, ed alcuni saranno tagliati fuori. Ciò ovviamente non è prevedibile: da un giorno all’altro i giocatori occasionali potrebbero cambiare le loro preferenze e decidere di spendere i loro soldi in altro (tipo bingo, o un altro gioco).

Alla fine è proprio così che è nato il poker: dopo aver fatto il boom nel 2003, si è iniziato a diffondere in tutto il mondo, grazie alla globalizzazione e al potere mediatico. Nel futuro, chissà, potrebbe succedere lo stesso con un altro gioco e il poker potrebbe finire.

In definitiva, consiglierei di avere sempre un piano B, il quale potrebbe essere, ad esempio, per un neo-diplomato, iscriversi all’università o imparare un mestiere facendo direttamente pratica.

Nel caso di un padre di famiglia che ha perso il lavoro, sconsiglierei di fare il poker pro dal nulla, poiché passa sicuramente del tempo da quando impara a quando riesce ad avere guadagni costanti, mentre nel suo caso avrebbe sicuramente bisogno istantaneamente di liquidità, di un contratto di lavoro per avere un mutuo, ecc.

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