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Come spiegano i grinder questo lavoro “diverso” alle famiglie?
In molti, certamente in Italia ancora troppi, hanno una visione sbagliata di coloro che del poker ne fanno una professione. Colpa forse di una cultura che, da sempre, ha visto il poker vicino parente del gioco d”azzardo, con il rischio e la paura che ne consegue.
Sicuramente il rischio di trasformare un gioco d’abilità in un gioco d’azzardo, soprattutto in soggetti predisposti alle ludopatie, è presente, ma noi vogliamo dedicarci a chi prende il poker in maniera seria e coscienziosa. In questo caso come si fa a spiegare questo lavoro ai propri cari?
Sono gli stessi grinder di una particolare specialità, i 27max, a raccontarci come siano riusciti, spesso dovendo affrontare alcune difficoltà iniziali, a far ben vedere il loro lavoro alla famiglia ed ai loro cari. Non è stato sempre facile, almeno giudicando le loro parole, eppure ce l’hanno fatta, soprattutto grazie ai risultati costanti che denotano una sicura incidenza delle capacità rispetto alla fortuna.
Questa la domande che è stata posta loro dal “collega” Francesco “Les” Baldassarri, già moderatore di ItaliaPokerForum: “Per esperienza personale so che è complicatissimo far capire quello che facciamo a chi ci sta vicino. Che espediente hai utilizzato per far capire cosa è veramente un grinder?”
Inizia “Saturn5ive” dicendo: “All’inizio è stata dura, la mia famiglia infatti, non conoscendo il poker, credeva vincessi solo perché baciato dalla fortuna, consigliarono quindi di fermarmi dal momento che stavo vincendo. Secondo loro la fortuna avrebbe, prima o poi, scelto qualcun’altro. Oltre a questo fatto, comprensibile, una cosa mi dava veramente fastidio: sono sempre stato il classico bravo ragazzo, non ho mai dato problemi a casa, perché dunque nessuno stava avendo fiducia in me ed in quello che stavo facendo? Non li ho convinti solo perché vedevano che continuavo a guadagnare, ma anche per il fatto che non sono cambiato per nulla come persona”.
Più facile la situazione per “Maxbiancuz”, ecco cosa ha risposto: “Ho spiegato alla mia famiglia cosa stavo facendo e come lo stavo facendo, hanno compreso subito, facilitando il mio lavoro. Poi sono pigro, ho sempre un motivo valido per saltare una sessione, dunque non ho perso contatto con la real life e le cose piacevoli che regala. Questo di certo aiuta molto”.
Fa eco a “Maxbiancuz”, il collega “gamar82”: “Ho avuto la fortuna e la bravura di far comprendere tutto di questo gioco alla mia ragazza ed alla famiglia sin dall’inizio. Non appena ho avuto modo di capire che serviva studio e molta applicazione, ho cercato di spiegarmi con calma senza cadere nel banale ed uscendo dai soliti luoghi comuni mi son fatto comprendere. Il profitto costante li ha convinti sempre più e hanno compreso che il texas hold’em è un gioco che, più di tutto, richiede abilità e studio continuo”.
A conclusione il pensiero dell’ultimo grinder intervistato, “MorganGuru”: “La mia ragazza mi ha spinto a giocare, quindi con lei sono stato fortunatissimo. Discorso diverso, almeno inizialmente, per i miei genitori che, come accade spesso, temevano potessi giocarmi la casa. Le cose sono radicalmente cambiate quando, in tre giorni di poker, raggiunsi il tavolo finale del MiniIpt di Nova Gorica: questo risultato li aiuto a capire che, con applicazione e studio intenso, avrei potuto togliermi molte soddisfazioni con il gioco, senza rischio che diventassi un ludopatico”.