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Le WSOP italiane dopo Candio
Ovviamente, con tre giocatori italiani approdati al Day6 del Main Event e solo 68 giocatori rimasti, è inevitabile che il pensiero si rivolga almeno un attimo a Filippo Candio, finora unico November Nine italiano della storia.
In uno di questi pensieri mi sono chiesto se Candio sia stato per il poker italiano veramente uno spartiacque, se abbia rappresentato per noi una sorta di “effetto Moneymaker“, se il suo quarto posto e i suoi più di tre milioni vinti abbiano cambiato il modo di percepire il poker in Italia (e il poker italiano all’estero) nonostante avessimo già da anni giocatori con più braccialetti come Max Pescatori o Dario Alioto.
Cosa è successo dopo il botto di Candio?
È innegabile che un primo boom si è vissuto, accompagnato nel luglio del 2011 dall’introduzione del cash game nelle poker room italiane. In ogni caso è difficile giudicare la portata di questo boom e dare delle risposte concrete perché ci sono stati altri fattori che sono andati in direzioni opposte all’«effetto Candio».
Il primo è la crisi economica europea e mondiale che negli ultimi anni ha colpito con particolare forza i paesi del sud di Europa fra cui ovviamente l’Italia. Il secondo è che il mercato del poker non è più in crescita (come lo era nel 2010) e inizia a presentare segni di stanchezza, come dimostrano per esempio gli ultimi dati di giugno.
A livello prettamente sportivo, invece, come ha influito il quarto posto di Filippo Candio del 2010? E’ ovviamente difficilissimo da capire, ma quello che sembra da qualche dato è che l’avventura di Filippo al Main Event abbia dato fiducia e rafforzato la prestazione dei giocatori italiani, anche se è presto per determinare in che misura.
Il dato più rilevante è che hanno modificato il trend del 2010, come possiamo osservare in questa grafica, che mostra la percentuale dei giocatori italiani rimasti in gara alla fine di ogni giornata del Main Event rispetto al numero totale di giocatori:
Se consideriamo la tendenza per i Day2, 3 e 4 possiamo notare un’inversione di marcia verso l’alto: mentre nel 2010 la percentuale di italiani cresceva solo dal Day4 in poi, da allora è stato proprio al contrario: la percentuale è cresciuta fino al Day4 ed è diminuita da lì in poi.
L’altro dato è che nel Main Event dellee WSOP 2013 gli italiani stanno andando veramente alla grande, con una percentuale di nostri connazionali sempre crescente (con addirittura un picco incredibile nel Day6) giorno dopo giorno!
Cosa può significare questo? Potrebbe essere è un indicatore di come i giocatori italiani siano maturati in ambito internazionale, soprattutto negli MTT, intorno ai quali si è creata una cultura che forse era ancora troppo piccola nel 2010.
Il Main Event è un torneo molto deep nei primi giorni, molto tecnico. Poi quando la struttura inizia a diventare meno giocabile, cioè più o meno dal Day4, quando la vicinanza della bolla stressa la struttura del torneo, la varianza diventa più alta e a quel punto continuare o meno nel Main Event dipende spesso da un coinflip o da qualche situazione standard in cui tutti i giocatori fanno la mossa giusta e sono le carte a decidere chi rimane e chi va via.
Ovviamente è un po’ presto per fare affermare senza “se” e senza “ma” che gli italiani sono diventati molto più forti di quattro anni fa. Un dato però eccezionale quest’anno l’abbiamo raggiunto con una percentuale che non ha precedenti. Bisognerà comunque aspettare qualche altro anno per capire se effettivamente quella cifra può continuare a migliorare (e fino a dove) o se girerà sempre intorno al 1%.
Non bisogna dimenticare che alla fine la varianza c’è sempre e che in questi anni bastava qualche player out in più o in meno per spostare tutte queste cifre di qualche decima. È anche vero che il campione di studio è ancora piccolo, ci sono stati solo tre Main Event dal 2010 ma in ogni caso non penso che il fatto che tre italiani siano arrivati al Day6 del Main Event possa essere considerato un caso.
Non va sottovalutato infine che i cinque giocatori che sono arrivati al Day5 (ma anche alcuni eliminati nelle fasi immediatamente precedenti) sono giocatori di tutto rispetto e, per esempio, Castelluccio e Moschitta sanno cosa significa vincere una tappa del Italian Poker Tour, quindi non parliamo sicuramente di giocatori al primo risultato live importante.
Visti tutti questi dati e con le riserve necessarie quando si hanno ancora pochi dati a disposizione, possiamo comunque dire che sembra che al poker italiano stia spuntando qualche baffetto e non sia più il bimbo di qualche anno fa.