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Dietro le quinte del Day7
Le WSOP sono ormai andate, almeno questo mese di follia in cui ci sono tre o quattro tornei contemporaneamente, giocatori che multitabblano live, bolle che scoppiano e Final Table che non si raggiungono perché “ho subito un cooler pazzesco“. Precisamente per tutta questa quantità di cose che sono successe ce ne siamo lasciati dietro altre che meritavano di essere raccontate ma che non abbiamo avuto letteralmente il tempo di scrivere. Per esempio, il dietro le quinte del Day7, in cui Sergio Castelluccio è rimasto così vicino a diventare un November Nine.
Il Day7, soprattutto una volta che rimangono solo due tavoli, è una sorta di preludio al Final Table. Si inizia a capire che tipo di tifoseria ha ogni giocatore rimasto, partono le prime scommesse su chi sarà il prossimo campione del Main Event e gli sponsor cominciano a sgomitare per mettere la patch su questo o su quell’altro giocatore.
Il Day7 ci ha lasciato immagini molto curiose, iniziando dal fatto che c’era probabilmente più gente a guardare il tavolo di Sergio Castelluccio che il feature table dove JC Tran stava ammonticchiando i suoi 38 milioni di fiches. Il motivo è che probabilmente il tavolo di Sergio era più ostico di quello televisivo. Almeno così la doveva pensare Annette Obrestad, molto attenta alle mosse di Sergio, contro cui si era scontrata nei giorni precedenti.
Annette ormai la conosciamo, non è certamente una che si metterebbe a fare il tifo urlando come hanno fatto per esempio altri gruppi di ultrà. Per esempio la nutrita torcida brasiliana che ha accompagnato Bruno Kawauti durante l’ultimo giorno di torneo. Viene da pensare che se si sono organizzati così per un Day7 quasi meglio Kawauti non abbia fatto il Final Table perché sarebbe diventata una cosa ingestibile. Altro che vuvuzelas.
Il premio alla tifoseria più “particolare” glielo dobbiamo consegnare comunque alle “spontanee tifose” di Chris Lindh, ormai uniformate con delle magliette fluo.
Un’immagine che fa quasi più tenerezza che altro è quella di Erick Lindgren, Phil Hellmuth e Antonio Esfandiari che seguono il tavolo di JC Tran, proprio come i vecchietti del paesino che si siedono al bar a parlare dei vecchi tempi e di questi giovani che ormai non hanno più rispetto per le cose importanti. A un certo punto Hellmuth è sceso a parlare con JC Tran, facendo capire che a lui non servono i media pass, tanto lui è Phil Hellmuth e il Rio è praticamente casa sua.
Comunque tutte queste immagini ormai ci fanno sentire un po’ di nostalgia per le WSOP appena finite e non ci resta che aspettare il Final Table a braccia aperte e iniziare ad informarci sui November Nine.