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Quando i chip trick vanno “oltre la linea”: il regolamento
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Una delle questioni su cui più si discute in questi giorni nel mondo del poker è proprio il regolamento. Sembra strano che un gioco così “semplice” come il poker possa far discutere veramente così tanto sulle regole ma purtroppo ci sono ancora delle sbavature formali che alcuni giocatori esperti sanno utilizzare come un’arma in più contro i giocatori più giovani, soprattutto quelli proveniente dall’online che di fiches in mano ne hanno preso poche finora.
È per quello che la TDA (Tournament Directors Association) sta diventando il centro delle polemiche, non solo perché sembra che non stiano ascoltando molto il parere dei giocatori sulle nuove regole ma anche perché il nuovo regolamento sembra che sarà troppo rigido e lascerà poco spazio, per esempio, alle chiacchiere con i giocatori seduti ad altri tavoli.
È per questo motivo che The Hendon Mob, un sito particolarmente noto per le classifiche monetarie, ma che si occupa di molti argomenti pokeristici, ha sottoposto delle questioni concrete a i direttori di tornei più importanti del mondo, per tentar di capire non solo il perché delle regole ma anche i diversi pareri e le motivazioni che ci possono essere dietro a certe decisioni.
La prima questione girava in torno alla linea che delimita la parte del tavolo dove ci sono le carte comuni e le fiches in gioco e quella dove ci sono gli stack e le hole cards dei giocatori. C’è una regola che è stata in vigore in alcuni tornei che dice che qualsiasi chip vada oltre quella linea deve considerarsi come una puntata.
Se portiamo questa regola all’estremo avremo degli episodi come quelli che si sono dati per esempio all’EPT di Vienna del 2005, in cui un giocatore dal big blind, dopo che diversi giocatori avevano limpato fino a lui, prende 3 fiches da 500 per raisare. Butta le chips in mezzo e si riprende il suo buio da 400, facendo un raise di 1.500. Con questa regola vigente al giocatore non fu permesso di rimuovere il buio e quindi fu costretto a rilanciare a 1.900.
Più ecclatante è stato invece il caso del giocatore che voleva “bullare” il tavolo con qualche chip trick per far capire agli altri chi fosse il più esperto. Purtroppo, seguendo letterlamente questa regola il giocatore si è visto costretto a puntare le fiches che aveva in mano poiché le sue mani erano oltre la linea in questione. Esagerato? Vediamo cosa hanno detto alcuni dei direttori.
A favore di questa regola si è mostrato Matt Savage, direttore del circuito World Poker Tour e uno dei principali membri del TDA per esperienza e prestigio: “è una regola tosta ma penso si possa dire che è una buona regola. È un modo di insegnare ai giocatori che se c’è una linea è per un motivo“. Poi però fa un po’ retromarcia: “Non sono a favore della regola in sé, penso che per considerarla una puntata si debbano rilasciare le fiches dalla mano ma poi ti dicono che c’è gente che mette una grossa pila di fiches per poi lasciarne solo una… Se penso sia una buona regola? Penso che sia buono averla ma che non deve diventare una cosa troppo rigida“.
Ci sono altri direttori che considerano questa regola stupida e che pensano che, se si vuole applicare, la prima cosa da fare è non fare questa linea a solo 6 pollici dalla fine del tavolo ma almeno a 12, in modo che poi non ci possa essere veramente nessun tipo di equivoco. Altri, come Martin Wilson, direttore del Party Poker World Open, fa un esempio molto semplice per spiegare perché questa regola non ha proprio senso: “è come se a un bambino il vento portasse via il cappellino e lo portase in un prato dove c’è scritto «Vietato calpestare l’erba». Cosa dovrebbe fare? Aspettare che il vento porti via di nuovo il cappellino dall’erba?“.