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Marie Claire e la giocatrice di poker che diventa escort
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Il poker sembra essere un argomento molto interessante quando arriva l’estate e non si hanno troppe notizie da dare. E’ il momento perfetto per raccontare una storia torbida con il gioco a cinque carte come filo conduttore.
L’ultima testata ad essere caduta in questa tentazione è stata la rivista Marie Claire, che nel suo ultimo numero (online e cartaceo) racconta la storia di una giocatrice di poker anonima costretta a diventare escort per ripagare i propri debiti di gioco!
Prima di tutto vogliamo dire che se la storia è effettivamente vera, ci associamo al dolore della protagonista della storia, ma ci sono veramente troppi luoghi comuni e troppe imprecisioni che ci fanno credere che questo articolo non sia altro che un racconto utile solo a far clamore.
Certo, come fiction andrebbe benissimo, ma chi scrive questo tipo di articoli non si ferma a pensare al danno che si procura a un mondo che sta provando ad ottenere la dignità e il riconoscimento che i media e alcuni interessi politici continuano a negargli.
I luoghi comuni: il poker come vizio e come “sostanza” che crea dipendenza
Basterebbe iniziare dalla foto con cui Marie Claire accompagna l’articolo (@getty image) per capire che questo articolo punta sui luoghi comuni più ripetuti per dare un’atmosfera dark alla storia: un tavolo in teoria di cash game con niente meno che 12 giocatori, tutti in camicia e cravatta e con molti di loro che mettono ben in vista le sigarette e i sigari.
E’ palese che chi ha scelto questa foto non solo non ha mai visto una partita di poker (legale o clandestina che sia!) ma vuole mandare esclusivamente un messaggio molto semplice: il poker è un vizio per uomini potenti che hanno bisogno di emozioni forti.
Se si ha il fegato di leggere tutta la storia, si scopre subito l’andazzo: far passare il poker come esclusivamente un gioco d’azzardo. Non ci stancheremo mai di ripetere che il poker giocato in maniera consona e consapevole (giocare solo tavoli alla propria portata sia di bankroll che di skill) non è un gioco di azzardo ma di abilità e che questo non è un’opinione ma un dato di fatto sancito da molti tribunali al mondo, che stabiliscono che l’abilità è tra le componenti principali di questo gioco.
Non è finito il primo paragrafo che troviamo subito un altro luogo comune, quello della dipendenza. “E a passarmi qualche chip, l’equivalente delle fiches [sic], così, tanto per farmi provare il brivido“. Se cambiamo “chip” per “cocaina” o “droghe sintetiche”, la frase farebbe lo stesso effetto.
Dipendenza da poker, ma anche per gli acquisti… “shopping griffato, che più volte aveva mandato in fumo in un pomeriggio l’intero mensile che i miei mi spedivano per studiare a Milano“.
Chi frequenta il mondo del poker è sicuramente consapevole che il gioco può creare problemi di dipendenza ai soggetti compulsivi (e proprio per queste problematiche sono a disposizione informative nonchè strutture adeguate!), ma da qui a trattarlo come una vera e propria droga, che attanaglia chiunque ci si avvicini, ce ne passa!
Il resto è la solita storia del rapido successo seguito dal veloce declino: si parte con puntate da poche centinaia di euro, per poi arrivare a tavoli dove i suoi avversari si giocano case e attività avviate….un mix che fa fare una brutta fine alla protagonista, costretta a fare la escort per pagare i suoi debiti. Prostituzione di lusso con i suoi compagni di gioco.
Una sera in cui ero particolarmente disperata – avevo appena perso 10mila euro che non sapevo proprio dove recuperare – uno dei miei creditori mi aveva sussurrato una proposta. Avrei saldato uscendo a cena con lui. Era un over cinquanta. Molto distinto, discreto. Perché no, mi ero detta, piuttosto che chiedere soldi a casa.
Più tardi non me l’ero sentita di sottrarmi al dopocena. Poi non so, forse la voce si era sparsa, fatto sta che più perdevo, più quegli inviti a cena si moltiplicavano. Faccio fatica a ripensare a quel periodo: ero una con un prezzo di mercato, diecimila euro a botta.
Insomma un insieme di luoghi comuni che descrivono esclusivamente “il peggio” della nostra disciplina.
I media generalisti e il poker
Perchè ultimamente i medai generalisti trattano il poker con tanta superficialità? Non perdetevi l’intervista che abbiamo fatto a Ciccio Valenti sul perché giornali e tv sono (volutamente) imprecisi quando parlano di poker.
httpv://www.youtube.com/watch?v=iGYoOsG-sfM