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il 7 Set 2013

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Ale Pastura: “Coachare è -EV, non lo farei mai!”

Ale Pastura: “Coachare è -EV, non lo farei mai!”

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Coachare o non coachare? Tutti i giocatori che raggiungono un certo livello, si trovano prima o poi a dover dare una risposta al ‘dubbio amletico’.

Nel partito di chi crede che il coaching sia un’attività da evitare troviamo anche il capitano PokerClub Ale Pastura:

“Il coaching è la maniera più immediata che ha un giocatore per capitalizzare le proprie skill nel breve periodo e per avere una fonte di profitto senza varianza – esordisce Ale – credo però che chi coacha sia poco lungimirante, perchè long-term il coaching danneggia il giocatore stesso che dà lezioni, in particolar modo in un mercato a liquidità ridotta come quello italiano. Posso capire che una fonte di reddito alternativa faccia comodo a chi ha perso la voglia di grindare o a chi sta affrontando un momento di bad-run. Ma il coaching innesca un meccanismo esponenziale ‘a cascata’ in cui l’allievo diventa a sua volta coach, e a sua volta dunque va a contribuire all’indurimento del field”.

La riflessione di Pastura parte da un dato di fatto: il minor numero di giocatori occasionali presenti ai tavoli high-stakes negli ultimi tempi.

“Nei tornei da 100 e 250 euro, dove gli iscritti difficilmente sono più di 250, almeno l’80% dei giocatori è stato coachato da qualcuno. Questo ovviamente si traduce in una minore disponibilità di ‘dead money’, e dunque in un abbassamento del roi per il regular mtt. E’ chiaro che il giocatore che pensa di avere edge se ne fotta, però anche il suo guadagno diminuirà, che lo voglia o no”.

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Per Ale, inoltre, il coaching sortisce gli stessi effetti anche quando l’insegnante non trasmette tutto il proprio know-how al coachato:

“Ho sentito alcuni coach giustificarsi dicendo che non insegnano proprio tutto agli allievi, ma credo che questa sia una argomentazione pretestuosa – dice Pastura – nel momento in cui gli allievi capiscono i thinking process da applicare nelle diverse situazioni di gioco, possono arrivare da soli alle soluzioni che garantiscono loro il maggior atteso”.

Pungolato, Ale non nega di aver avuto lui stesso una decina di coachati in passato. Ma ribadisce che oggi non coacherebbe nemmeno un amico che glielo dovesse chiedere come favore.

“Ho avuto una decina di allievi tra il 2007 e il 2008, ma era una situazione completamente diversa da quella attuale perchè erano ancora i tempi del .com e c’era un continuo riciclo di giocatori occasionali. Oggi non coacherei nemmeno un amico, anche perchè non ho le skillscherza Pastura prima di salutarmi.

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