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Michele Sigoli: “In Italia c’è ancora un grosso margine di vincita nell’Omaha…”
Michele Sigoli è davvero in forma negli ultimi tempi: al secondo posto nell’Eldorado della settimana scorsa ha aggiunto una deep run nell’IPT di Sanremo finita purtroppo con una bad beat contro Stefano Mura: J-J contro 6-6 e un beffardo 6 al river che demolisce le speranze di Sigoli. In ogni caso, Michele vive un buon momento pokeristico, nato soprattutto grazie al suo savoir faire in una disciplina che in Italia ancora incontra qualche resistenza rispetto ad altri paesi: l‘Omaha.
Il pro del Team Online Poker Club ci spiega meglio lo ‘stato dell’arte’ dell’Omaha nel poker nostrano.
IPC: Ciao Michele, sei uno dei pochi specialisti di Omaha in Italia: com’è la situazione per un giocatore di una variante che ha poco seguito nel nostro paese?
Michele Sigoli: Guarda, non è una situazione negativa, al contrario di quanto si possa pensare. Il fatto positivo di una variante che ancora non è stata così esplorata come l’Hold’Em è che i margini di guadagno sono ancora abbastanza ampi per un giocatore forte, visto che il field è inferiore a quello europeo.
IPC: In Europa l’Omaha è una variante che si gioca molto?
MS: Decisamente. Basta vedere che ogni volta che si va a un casinò all’estero, come in Austria o in Svizzera, che sono i posti che io conosco meglio, i tavoli dedicati all’Omaha sono veramente tanti, mentre in Italia a volte non se ne trovano proprio. Anche i livelli sono più alti, ovviamente: già a Lugano puoi sederti al 10/20 che qui da noi non si trova.
IPC: Hai qualche consiglio da dare ai giocatori che vogliano avvicinarsi all’Omaha? C’è qualche ‘comandamento’ da tenere sempre a mente?
MS: Penso che la cosa più importante da avere in considerazione quando si inizia a giocare a Omaha è la posizione, che è molto più importante rispetto all’Hold’Em. Poi vedo che la maggior parte dei giocatori bassi e medi ha ancora problemi con la hand selection preflop, e questa è un’altra cosa molto importante. Bisogna fare molta attenzione, per esempio, ai danglers, ovvero a quelle carte che fanno sì che una mano non sia molto giocabile. Per esempio, se spilliamo A-K-J-3, il 3 è un dangler perché è una carta “inutile” che rende la mano foldabile preflop nonostante le altre carte alte.