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L’avvocato Rosa e l’operazione Allin: “Hendon Mob non è attendibile, servono riscontri obiettivi delle vincite”
Per l’avvocato Max Rosa l’operazione All-In è “un’attività di accertamento tributario che, nel suo complesso, non esito a definire maldestra, superficiale, iniqua e tecnicamente scorretta.“
Non usa mezzi termini, l’ Avvocato del Poker, per definire l’operazione con cui la Guardia di Finanza intende recuperare 70 milioni di euro vinti in casinò stranieri tra il 2006 e il 2009 e non dichiarati al Fisco.
Il punto, sottolinea Rosa, è che gli accertamenti delle Autorità hanno preso a riferimento il sito www.thehendonmob.com, che non attua un controllo sulla veridicità dei dati comunicati dagli organizzatori di tornei.
“In questo modo si creano casi come quelli dei signori Silvio Bunga ed Emilio Malafede. L’Agenzia delle Entrate, pur non disponendo di un qualsivoglia riscontro, ha fondato la pretesa erariale esclusivamente sul database, ritenuto una sorta di ‘bibbia probatoria’.”
Per l’avvocato, invece, in questo modo è impossibile stabilire una base imponibile certa e determinata:
“I dati di Hendon Mob hanno bisogno di riscontri obiettivi, che possono consistere nella prova di un incasso ingiustificato in prossimità della presunta vincita, nella comunicazione di pagamento fornita da una Casa da Gioco, o nella “confessione spontanea” resa dal soggetto verificato”.
A riprova di quanto dice Rosa, c’è una comunicazione in cui il proprietario di Hendon Mob ha scritto di suo pugno che i dati pubblicati sul sito sono inattendibili, e dunque non posso essere usati per calcoli di natura fiscale e tributaria.
“In ogni singolo procedimento che ho sin’ora affrontato, e sono molti, ho avuto modo di spiegare perché quei dati non sono attendibili, e l’ho fatto con una prova incontrovertibile, ovvero un documento ufficiale proveniente dallo stesso Hendon Mob, ove si afferma che i dati non vengono vagliati e/o controllati, sia per quanto concerne l’identità del soggetto, sia per la correttezza degli importi asseritamente vinti, ove si dichiara che quei dati non possono essere considerati nemmeno come un riflesso di una vincita lorda, e dove addirittura si diffidano le Agenzie Governative dall’utilizzarli ai fini di contestazioni tributarie”.
Per Rosa la conclusione è triste:
“Anche se il vedere tornei come quello vinto dal signor Giulio Duemonti può suscitare una certa ilarità, personalmente giudico questa vicenda come ennesima, mortificante manifestazione del degrado del nostro paese, soprattutto in tema di imparzialità e di buon andamento della Pubblica Amministrazione: non dimentichiamoci, infatti, che in base a quei dati sono state richieste delle cifre folli a tantissimi giocatori italiani, molti dei quali hanno intrapreso una durissima battaglia legale, già giunta presso la Corte di Giustizia dell’Unione Europea”.