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Antonio ‘Mrprinco riv’ Volpicelli: “Per risultati certi in mtt non si può rinunciare alla massa”
Si allarga, tra i grinder mtt, il dibattito tecnico su quale sia il bilanciamento più profittevole tra lo sviluppo di grandi masse di gioco e il focus in game che si ottiene giocando meno tornei per unità di tempo.
Per rianimare il dibattito è bastata la recente doppietta di Gabriele Lepore nei domenicali SISAL, seguita dall’intervista in cui Galb ha decantato le virtù di un gioco incentrato prevalentemente sulla qualità piuttosto che sulla quantità.
Antonio “mrprinco riv” Volpicelli senza dubbio appartiene invece alla scuola dei massgrinder: per due anni top5 nella TLB di Pokerstars.it ed ex Supernova Elite sulla stessa piattaforma, ultimamente vincitore di un Eldorado su Poker Club e recentemente trasferitosi in Ungheria, dove grinda su Pokerstars.com con il nickname di kraken989. Abbiamo deciso di interpellarlo per capire meglio la sua filosofia di gioco.
IPC: Ciao Antonio, prendiamo in esame le affermazioni di chi ritiene che un grinding meno spinto possa talvolta essere più profittevole e condurre ad un innalzamento del ROI. Qual è il tuo punto di vista al riguardo?
Antonio Volpicelli: Sicuramente tablare poco può portare ad un modesto incremento del nostro ROI, ma ciò non compenserà mai il vantaggio del multitabling spinto. Ad esempio se io avessi un ROI atteso del 30% facendo una sessione di 30 mtt a fronte di un ROI atteso del 50% facendo una sessione di 5 mtt, facendo i conti il mio guadagno medio totale sarà minore nel secondo caso.
IPC: Quindi non è solamente una questione di ROI
AV: Il ROI è un dato importante, ma in termini di guadagno effettivo non è l’unico parametro da tenere in considerazione. Tablando poco, per quanto sia possibile avere un ritorno d’investimento singolo più alto, difficilmente si può essere in grado di eguagliare il potenziale di una sessione di tabling massivo. Bisogna inoltre considerare il tempo necessario ad avere dei risultati che si avvicinino al proprio expected value, che ovviamente si accorcia in rapporto alla massa di giochi effettuata. Insomma, in termini di valore atteso per bilanciare i vantaggi dati dal multitabling bisognerebbe poter sviluppare una differenza di ROI, e quindi di edge sul field, davvero molto alta.
IPC: Questo approccio orientato verso la quantità sicuramente influenza il tuo stile di gioco. Puoi dirci, ad esempio, come ti comporti nei confronti degli spot marginali a valore atteso leggermente positivo?
AV: Di solito tablo parecchio spinto in coincidenza della fase low blind, pertanto sicuramente in quello stage lascio andare parecchi spot marginali. Con l’alzarsi dei bui metto in focus i tornei che richiedono maggiore attenzione in middle e late stage, lasciando stacked (sovrapposti, ndr) tutti i tornei in fase iniziale o quelli di secondaria importanza. In sostanza lascio andare parecchie situazioni ai primi livelli, mentre in middle e soprattutto in late stage aumento l’aggressività e la minuziosità con la quale affronto ogni singolo spot.
IPC: Quanto tabli ogni sessione?
AV: Una sessione serale consiste in circa 40 mtt (incluso qualche satellite per aumentare il tabling). Tengo circa 20-22 tavoli contemporaneamente come punta massima, ma solitamente è una fase che dura non più di un’ora.
IPC: Quali sono le controindicazioni di un approccio di questo tipo?
AV: Sicuramente c’è la possibilità di commettere più errori in late stage, dato il minor tempo a disposizione per plannare le mani e prendere le decisioni migliori a seconda degli spot. Inoltre le sessioni sono sicuramente più stressanti ed è necessario un mindset più allenato per saperle affrontare.