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Quando il poker abbatte le barriere: la storia di Alexander Hendriks
Parliamo spesso del poker come di un gioco d’abilità. Per qualcuno è addirittura uno sport, per altri soltanto un modo per buttare soldi. Troppo spesso dimentichiamo che il poker è prima di tutto uno strumento d’aggregazione, il frutto della passione di tante persone.
Ecco, persone. Che sono poi l’unica cosa che importi davvero. E se il poker riesce ad avvicinarle, allora poco importa quanto incide la fortuna e quante ingiuste siano a volte le carte. Se il poker è un gioco di tutti e per tutti allora, a me, va bene così.
Conoscete sicuramente la storia di Hal Lubarsky, il primo giocatore cieco a vincere un evento delle World Series of Poker. Accadeva nel 2004.
Nel 2008 Hal fu sponsorizzato da Full Tilt Poker e, grazie a una versione speciale del software, riuscì finalmente a giocare regolarmente online senza l’aiuto di nessun altro. Inutile dire che vinse molti tornei anche seduto dietro il computer.
Storie così, fanno pensare. E quando ai tavoli dell‘Italian Poker Tour di Sanremo ho visto Alexander Handriks ho capito che non potevo esimermi dal raccontarvela. Lui è paralizzato.
Muove la parte superiore del busto, ma non può flettersi verso il tavolo. Come fosse legato allo schienale della sua sedia.
Ma è difficile fermare un uomo che insegue le sue passioni.
Alexander si è dotato di uno speciale lettore per le carte, una sorta di scatola che, attraverso un sistema di specchi, riesce a riflettere le carte che il dealer gli consegna all’inizio di ogni mano.
Seduta accanto a lui c’è la sua pregnant nurse, che si occupa di sistemare le carte affinché Alexander possa vederle e di posizionare ante, bui e puntate quando necessario.
«Il poker è sempre stata la mia passione — mi dice Alexander — e fortunatamente ho chi mi ama abbastanza per sopportare assieme a me le lunghe giornate di torneo!».