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il 14 Apr 2014

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Gianpaolo Eramo e la professione di cash-gamer live: “Possibile, ma non in Italia…”

Gianpaolo Eramo e la professione di cash-gamer live: “Possibile, ma non in Italia…”

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E’ possibile vivere di cash game live in Italia? Secondo il rounder Gianpaolo Eramo no.

Per ‘zio_slim’ (questo il suo nick online) sono davvero troppi i fattori che rendono il lavoro di cash gamer nel bel paese -EV: costi fissi, action insufficiente, incompetenza generale, limitazioni sugli orari, limitazioni sui contanti e location pessime.

“E’ un mondo ancora sconosciuto a molti spiega Eramo – Se ormai si sa infatti praticamente tutto sul poker online, continuo oggetto di studio e discussioni, lo stesso non può dirsi per il pianeta cash game live: solamente poche persone sanno cosa comporti l’essere un professionista di partite dentro i casinò. Il problema di fondo è sempre quello: ancora oggi il cash è permesso solamente in quattro location in tutta Italia e non può essere giocato all’infuori di Venezia, Campione, Sanremo e Saint Vincent.”

Questa premessa ci porta a capire meglio il concetto di Eramo:

“A meno che non si abbia la residenza a Las Vegas, unica città al mondo in cui non avrai mai problemi a trovare partire interessanti, chi vuole intraprendere la professione di giocatore di cash game live deve viaggiare. Per come la vedo io è sbagliato prendere residenza fissa in un posto e sperare di trovare costantemente partite all’altezza, intendendo dal 5/10 a salire. Anche in Europa non trovi niente di simile. Forse l’unica potrebbe essere Parigi: l’Aviation è uno dei pochi casinò in cui puoi giocare dalle 14 del pomeriggio alle 6, ma il costo della vita è decisamente elevato e non è detto che sia dunque questa la scelta migliore. Per chi sta ‘da questa parte del mondo’ sono dunque convinto che la cosa migliore sia muoversi: vivendo a Milano mi trovo in una città ideale, da Malpensa posso raggiungere ogni località europea in poco tempo e, se proprio non trovassi nulla, potrei comunque ripiegare sui nostri casinò che ho davvero a due passi.”

Per Gianpaolo, però, l’idea di giocare nei casinò nostrani rappresenta realmente soltanto un ripiego: oltre ai punti già catalogati, il principale problema delle sale da gioco del nostro paese va ricercato alla base:

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“Un luogo come il Casinò non può in alcun modo essere gestito dal Comune. Il Casinò dovrebbe essere un’impresa privata che gestisce i propri conti e tratti i giocatori come veri e propri clienti. Nel settore ‘pubblico’ del nostro paese si è ancorati a schemi e regole che non sempre funzionano, specie in un ambiente come questo. Per i Casinò comunali, il poker è un gioco da tavolo come un altro. I dipendenti ricevono comunque il loro stipendio e poco interessa se si sta giocando un 10/20 con 50.000 euro sul tavolo: cinque minuti prima dell’orario di chiusura arriva puntualmente l’impiegato che annuncia la fine dei giochi entro tre mani. Ma non è così che funziona…

Il runner-up dell’IPT Grand Final di Saint Vincent sottolinea dunque, una volta di più, quanto sia importante crearsi una rete di contatti all’estero per avere dei punti di riferimento e una location dove poter andare a giocare:

“Ormai giro da più di tre anni ed è chiaro che dopo un po’ di tempo, curando bene i rapporti umani, si crea una certa fidelity con alcuni Casinò che porta solo benefici: ti trattano con maggior ‘familiarità’ e ti informano quando ci sono partite degne di nota. Morale della favola? Siamo persone, mica alberi: se vogliamo fare il cash game live come professione, scappiamo da casa e giriamo più che possiamo!

 

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