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il 25 Apr 2014

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Giorgio Silvestrin: “La mia Vegas… in relax”

Giorgio Silvestrin: “La mia Vegas… in relax”

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“Vegas è un’esperienza che consiglierei a tutti… ma non è per tutti.” Esordisce così Giorgio Silvestrin, durante una pausa del day 1B del Venetian Game al Casinò di Venezia.

Molti giocatori italiani ogni anno volano a Las Vegas per giocare le World Series Of Poker, ogni anno intenzionati a giocare sempre più poker, sempre più tornei e sempre più ore di cash game. “Le prime volte ho fatto questo errore, uscivo da un torneo e mi iscrivevo subito al successivo, oppure andavo a sedermi immediatamente a un tavolo cash. A parte il fatto che in questo modo si rimane “fusi” dopo appena pochi giorni, mi rendevo conto che perdevo totalmente la dimensione del gioco, non riuscivo più a concentrarmi sul mio poker con la testa ancora all’evento precedente o già a quello successivo.

“La svolta – continua Silvestrin – è arrivata l’anno scorso. Ho ricevuto un consiglio da un caro amico, assiduo frequentatore di Sin City: quando si esce da un torneo, bisogna andare in camera d’albergo. Lavarsi la faccia, cambiarsi d’abito, fare un pisolino… qualunque cosa, basta abbandonare la sala da gioco. Nel cammino verso la camera così si riesce a recuperare la propria dimensione e ragionare meglio sulle scelte da prendere.”

L’approccio sembra aver funzionato l’anno scorso: “Alle WSOP  2013ho giocato solo il Little One For One Drop e il Main Event. Nel frattempo ho cercato di mangiare meglio, correre e andare in piscina, trovando un po’ di relax, e nel periodo tra i due tornei WSOP ho giocato gli eventi deepstack del Caesars Palace e del Venetian, che fanno comunque centinaia di iscritti e hanno payout interessanti. Con l’ITM al Little One For One Drop, in cui sono uscito 144esimo, ho fatto pari spaccato: nel bilancio complessivo del viaggio non ho vinto e non ho perso nulla, comprendendo ovviamente nei calcoli anche il buy-in da 10.000 $ del Main Event. E va bene così, dato che a Vegas tra un torneo e l’altro è un attimo perdere anche 30.000 dollari.”

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Quest’anno il viaggio a Vegas sarà ancora più breve: “Partirò con l’idea di giocare solo il Main Event, il torneo più giocabile di tutti e dove mi sono trovato meglio negli anni. Mi piace stare al tavolo con gli stranieri, e l’anno scorso credo di aver giocato molto bene, tanto che alla mia eliminazione ho preso un applauso dall’intero tavolo, cosa che mi ha lasciato molto soddisfatto. Se riuscirò a incastrare bene i voli, farò anche il Little One For One Drop, che quest’anno è nei giorni immediatamente precedenti al Main: mi piace molto l’approccio di questo torneo alla beneficenza.

C’è un altro consiglio, però, che Giorgio a malincuore non ha ancora messo in pratica: “Mi è stato detto, e credo sia un consiglio giusto, che l’ideale sarebbe andare a Miami per una decina di giorni prima del Main. Là ci sono tanti americani “normali” che giocano a poker, e non ci sono né i player fortissimi, né i turisti che a Vegas mettono i soldi a caso in mezzo al piatto per fare baldoria. Un field su cui mi sento di avere edge.”

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