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il 4 Lug 2014

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Daniel ‘mrg33n13’ Colman si fa vivo su ‘2+2’: “Non consiglierei a nessuno di diventare professionista…”

Daniel ‘mrg33n13’ Colman si fa vivo su ‘2+2’: “Non consiglierei a nessuno di diventare professionista…”

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Lo sognerebbero in tanti di vincere un torneo come il ‘Big One for One Drop’, quella specie di sit’n’go multitavolo per fenomeni del poker e per ricchissimi businessmen che, quest’anno, è costato 1,000,000$ pari pari di buy-in: 15,300,000 dollari di primo premio, un ottimo ritorno mediatico e il rispetto dell’intera comunità pokeristica.

Il campione di qualche giorno fa è stato il grinder specializzato in heads-up sit’n’go hyper-turbo Daniel ‘mrgr33n13’ Colman, che già al Super High Roller dell’EPT di Montecarlo, a fine aprile, aveva dimostrato di non subire la pressione di quei tanti soldi in ballo, vincendo il torneo.

Quello che ha sorpreso, comunque, non è tanto il fatto che, ancora una volta, abbia dimostrato le proprie qualità al tavolo, piuttosto il comportamento tenuto subito dopo la vittoria, senza dubbio la più importante della carriera: Colman è praticamente sparito, negandosi alla stampa, alle foto di rito, mostrando una sorta di idiosincrasia nei confronti delle luci della ribalta, per lui troppo accecanti.

Dopo qualche giorno di perdurante silenzio e con quel pesante braccialetto già al polso, il giocatore statunitense si è fatto vivo sul forum americano ‘2+2’, scrivendo un lungo post in cui spiega le ragioni della sua assenza e dando una chiave di lettura abbastanza insolita di quel mondo che gli dà da mangiare da diverso tempo. I toni, lo anticipiamo, sono abbastanza forti e stridono con la visione che i più, forse, hanno del poker.

“Anche se non avrei l’obbligo di spiegare, lo farò lo stesso. Per cominciare, non devo niente al poker. Ho avuto fortuna a sufficienza per poter avere del profitto da questo gioco. Lo pratico da molto tempo, abbastanza per vedere anche il male presente in questo mondo. Non è una disciplina in cui i professionisti sono sempre felici e soddisfatti, anzi. La varianza può essere terribilmente stressante e tutto questo può portare anche ad avere cattive abitudini per la salute. In effetti non consiglierei mai a nessuno di diventare un professionista”.

Queste le ‘glaciali’ parole iniziali di Colman che, seppur condivisibili, onestamente, non ci saremmo troppo aspettati di leggere. Daniel continua come segue, non cambiando i toni del suo pensiero che, del resto, pare scritto con grande lucidità e razionalità, non certo come se si trattasse di uno sfogo qualunque.

“Non è un gioco in cui i dilettanti sono sempre contenti di perdere i loro soldi giusto per divertimento. I perdenti perdono più soldi di quanti, poi, ne vincano i vincenti. Molto di questo denaro non potrebbero permettersi di perderlo. Qualcuno però è stupido abbastanza da ‘gamblare’ quel denaro che non potrebbe perdere, questo è il problema. In un mondo perfetto, i mercati si basano su clienti informati, che compiono razionali transazioni. In questa realtà malata ciò non avviene: i mercati si basano su pubblicità che giocano con gli impulsi delle persone, puntando sulle loro debolezze, al fine di portarli a compiere decisioni irrazionali. Concordo se qualcuno decide di giocare a poker di sua spontanea volontà, ma sono contrario alle pubblicità riguardanti il gioco d’azzardo, così come quelle che invitano al consumo di sigarette e alcool”.

Dopo questa analisi sul poker in generale, Daniel si butta sul suo recente successo e lo fa in questo modo: “Non credo che le performance individuali dovrebbero essere celebrate così spesso. Non voglio prendere parte alle celebrazioni né per gli altri né per me stesso. Se la società si esalta per gli individui, i loro successi e sull’essere un ‘baller’, è per un preciso scopo: se si portano le persone ad accettare il motto ‘Diventa ricco, dimentica tutto il resto ma non te stesso’, queste arriveranno poi a ignorare i rapporti sociali, che è cosa vantaggiosa per i sistemi di potere. Serve, dunque, anche a distrarre le persone, per far in modo che non pongano, così, attenzione a ciò che davvero conta”.

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Dimostrandosi una persona ‘democratica’ e conscia che il suo è un pensiero decisamente soggettivo, Colman chiosa con queste parole: “La mia è una visione personale, mi rendo conto di essere in conflitto con me stesso. Sfrutto un gioco che si basa sulle debolezze delle persone, ma mi diverto a praticarlo, ne amo la parte strategica, però sono consapevole anche del suo lato oscuro. Sarò felice di leggere l’opinione di ognuno, così potrei convincermi diversamente riguardo quello che è il mio attuale pensiero”.

 

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