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Sheldon Adelson continua la crociata contro il gioco online: ma l’opposizione arriva dall’interno
Non c’è pace per il gioco online negli Stati Uniti d’America.
Ad osteggiare la sua apertura totale è ancora una volta Sheldon Adelson, il ricchissimo uomo d’affari proprietario del gruppo Las Vegas Sands, da sempre oppositore allo sviluppo di questo mercato.
Una vera e propria battaglia quella condotta dal magnate di origini israeliane che è riuscito a portare la sua crociata all’attenzione della politica che conta a Washington.
E’ cosa nota, infatti, che Adelson abbia stretto da tempo un’alleanza con i repubblicani e quest’ultima si sia tradotta in ricche donazioni al partito, effettuate in diverse occasioni.
Ad osteggiare il disegno dell’imprenditore israeliano ci sono, invece, i democratici che al contrario sono favorevoli ad una legalizzazione su larga scala del mercato dell’online.
Chi vincerà la battaglia? Difficile dirlo, anche se ora come ora ad onor del vero alcuni stati hanno già legalizzato il gioco online, mentre altri hanno avviato le pratiche da poco.
Questa volta, però, i guai sembrano arrivare dall’interno. E se fino a qualche tempo fa a combattere Sheldon Adelson erano soltanto i democratici, adesso il disegno politico del proprietario di Las Vegas Sands è osteggiato anche da un piccolo gruppo di conservatori.
Alla base c’è il fatto che una modifica del genere a livello federale è stata interpretata da alcuni come una violazione di un “principio di base conservatrice degli Stati”. Che di fatto devono poter decidere in materia senza aspettare il via libera di Washington.
Dal canto suo Adelson afferma che il gioco online è senza dubbio una minaccia per bambini e studenti, che con la sua legalizzazione sarebbero facilitati a fare scommesse e a giocare fuori ogni controllo.
Ma sono in molti a pensare che il magnate israeliano veda i giochi online come una vera e propria minaccia per i (suoi) casinò tradizionali.
Tuttavia la questione adesso è un’altra e i problemi, come abbiamo appena accennato, sembrano arrivare dall’interno. A proposito l’avvocato repubblicano Grover Norquist, presidente e fondatore della Americans for Tax Reform, nonché personaggio influente del partito conservatore, ha appena dichiarato che gli Stati Uniti non hanno bisogno di “un Governo federale che faccia loro da babysitter”.
Che Sheldon Adelson stia perdendo la partita? Difficile dirlo, ma se la proposta di disegno di legge della Sands, prevista per i primi di dicembre, è stata rimandata vuol dire che fra i Repubblicani c’è una spaccatura. Detto questo è piuttosto inverosimile che un personaggio influente come Adelson, che nei momenti difficili ha dalla sua il portafoglio, possa gettare la spugna al primo ostacolo.
E allora la domanda da un milione di dollari è la seguente: cosa succederebbe se i Repubblicani tornassero al potere alla fine del mandato di Obama? In questo caso sarebbe difficile immaginare lo scenario. Ma certamente il gioco online troverebbe un avversario davvero formidabile.