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il 11 Dic 2014

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Vanessa Selbst si racconta in radio: “Mi piace aggredire gli avversari. Colman si è venduto quote per 14 milioni”

Vanessa Selbst si racconta in radio: “Mi piace aggredire gli avversari. Colman si è venduto quote per 14 milioni”

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Dopo lo show di Phil Hellmuth di qualche settimana fa, che nel corso della trasmissione radiofonica condotta da Brian Koppleman su ESPN ha dichiarato di aver inventato lo stile ‘Small Ball’, questa volta è il turno di Vanessa Selbst.

Una lunga intervista di 80 minuti alla campionessa newyorkese, decisamente più sobria rispetto al funambolico ‘Poker Brat’ ma altrettanto interessante e ricca di curiosità.

A soli trent’anni Vanessa Selbst ha già messo da parte 3 braccialetti WSOP, di cui l’ultimo proprio quest’anno nel 25.000$ Mixed Max No Limit Hold’em.

Con ogni probabilità è la donna più temuta nella scena pokeristica mondiale assieme ad Annette Obrestad, mentre è sicuramente la più vincente di tutte grazie agli oltre 11 milioni di dollari accumulati soltanto nella sua carriera live.

Vanessa, così come al tavolo da gioco, ‘aggredisce’ il microfono, e parte subito con alcune rivelazioni importanti circa le quote che i singoli giocatori vendono prima di cominciare un torneo.

Decine e decine di accordi verbali, senza nulla di scritto salvo un appunto sullo Smartphone, e decine, centinaia di migliaia o talvolta milioni di dollari che cambiano proprietario.

Il caso più eclatante è sicuramente quello del fenomeno del momento Daniel Colman:

Avrà pagato qualcosa come 14 milioni di dollari soltanto sulla parola dopo aver vinto il ‘The big for one drop’, vendendosi la maggior parte delle quote senza la stipula di alcun contratto nero su bianco

Da buon avvocato, laureata nientemeno che a Yale, Vanessa è la prima ad essere sorpresa di questo meccanismo che tra i giocatori high stakes sembra funzionare alla perfezione:

“Se hai una buona reputazione nella comunità puoi chiedere tranquillamente prestiti a destra e a sinistra. Certo se sei uno vincente diventa ‘+ EV’ pagare i debiti, se sei un perdente magari no… Ad ogni modo qualsiasi giocatore ha una lista di creditori o debitori: 2.000 $ da una parte 5.000$ dall’altra, insomma un gran casino

Tenace, sicura di se e un po’ naïve, o almeno così descrive se stessa, Vanessa parla anche del fenomeno ‘collusion’ ai tavoli da poker. Secondo lei nel 99% dei casi è completamente assente, salvo rare eccezioni in cui i truffatori vengono presto smascherati. Discorso diverso per il gioco online in cui qualcuno è stato vittima di costosi raggiri:

Un esempio potrebbe essere relativo all’Ept di Barcellona del 2013, in cui un giocatore high stakes è stato derubato del proprio computer mentre si assentava qualche minuto per andare al bagno. Il malintenzionato in questo caso ha installato una sorta di virus nel suo sistema operativo che gli permetteva di controllare a distanza le sue mosse, dandogli la possibilità di vedere le sue carte e prelevare ingenti quantità di denaro dal suo bankroll. Se non sbaglio è stata una delle news più scottanti lo scorso anno…

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Vanessa non lesina commenti nemmeno sulla sua propensione ad aggredire l’avversario, nata più che altro per la noia di dover aspettare una mano soddisfacente quando ha iniziato la sua carriera cimentandosi nell’online:

Capitava spesso che dopo pochi livelli mi trovavo in testa al chip count per poi chiudere mestamente prima del raggiungimento della zona-premi

Un’immagine riconosciuta e sperimentata personalmente da tanti giocatori, ma guai ad accusarla di interpretare un personaggio al tavolo:

Non voglio fare come Hellmuth, che coscientemente recita la sua parte da ‘poker brat’ – ovvero ‘monello del poker’- in ogni partita, con tanto di insulti, scenate eclatanti grida e schiamazzi. Semplicemente quando gioco mi piace che gli altri player abbiano sempre la sensazione che possa rilanciare a prescindere dalla mia mano. Inoltre questo mette loro una certa pressione

Uno stile di gioco che le ha permesso di conquistare il primo braccialetto a soli 24 anni, nella specialità Pot Limit Omaha, ma che in alcuni momenti è stato il suo tallone d’Achille, quando la giovane Selbst aveva qualche problema nel cambiare marcia durante la partita:

Un limite enorme, che per alcuni anni ha messo in dubbio le mie capacità. Ricordo che nel 2006 mi misi a giocare qualche partita al cash game e bruciai tutte le mie chips bluffando come una dannata

Uno degli errori più ricorrenti che Vanessa ammette di fare ancora oggi è quello di non inquadrare bene l’avversario:

Quando decidi di bluffare, è importante ragionare ad un livello di pensiero superiore all’avversario, ma bisogna stare attenti a non andare troppo oltre. Mi è capitato di provare alcuni bluff così ben orchestrati che se davanti avessi avuto me stessa sicuramente questi sarebbero riusciti alla perfezione. Purtroppo è capitato tante volte che l’avversario da battere avesse un thinking process decisamente inferiore al mio, e che quindi dopo aver interpretato male la mia azione sia riuscito a vincere la mano

Nel corso dell’intervista c’è spazio anche per alcune indiscrezioni personali, come il periodo trascorso in Spagna all’ultimo anno di università, in cui Vanessa è stata impegnata alla stesura di una tesi sui diritti delle coppie gay, o le sue prime esperienze con il gioco online, proprio in terra iberica.

Se l’inglese non rappresenta per voi uno scoglio insormontabile, potete godervi lo streaming integrale dell’intervista cliccando su questo link. Buon ascolto!

 

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