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il 11 Dic 2014

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Il titolare del Joker Club di Albenga dopo l’assoluzione: “Assurdo che ancora oggi si montino questioni simili”

Il titolare del Joker Club di Albenga dopo l’assoluzione: “Assurdo che ancora oggi si montino questioni simili”

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La situazione dei circoli di poker live in Italia continua a restare in sospeso, e la necessità di una normativa chiara e precisa è sempre più un bisogno impellente.

Dal circolo “Scacco Matto” di Vignola, al palermitano “Double-up”, passando per il circolo leccese “Salento Hold”, giusto per riportare alcuni casi, negli anni i titolari hanno dovuto affrontare numerose traversie per venire a capo delle accuse mosse contro la loro attività, poi dichiarata legale in base alla sentenza emessa in merito dalla Corte di Cassazione.

L’ultima vittima di questo stato delle cose, che proprio ieri è riuscita a dimostrare la sua innocenza una lunga serie di peripezie legali, è Marcello Consavella, titolare del circolo “Joker Club” ad Albenga.

Il sollievo per aver ottenuto giustizia non ha cancellato i quattro anni passati tra avvocati e scartoffie:

Innanzitutto trovo assurdo che nonostante la Cassazione abbia escluso il Texas Hold’em dall’esser considerato un gioco d’azzardo, la Guardia di Finanza continui a montare questioni simili che non portano a nessun risultato – esordisce Consavella – Il problema è che si parte col piede sbagliato, presumendo che in questi circoli si faccia del nero o si guadagnino cifre esorbitanti2.

IPC: Contro la tua attività sono state mosse le accuse di gioco d’azzardo e raccolta di scommesse illegale, dalle quali sei riuscito brillantemente a far valere la tua posizione. Il travaglio può definirsi concluso o ci sono ancora delle questioni in sospeso?

MC: Sfortunatamente si, c’è ancora un procedimento in corso che tra udienze e ricorsi vari non ho idea di quando finirà. Mi sono arrivati dei verbali con cifre assurde dall’Ispettorato del Lavoro in merito all’attività svolta dai dealer. Questi sono stati considerati a tutti gli effetti dei dipendenti, sebbene siano soci del circolo che sotto un piccolo compenso offrono un servizio per qualche ora. Non sono di certo dei dipendenti e non fanno di questa attività il loro lavoro.

IPC: Il fatto che i circoli vengano tartassati ci farebbe quasi pensare che gestirne uno porti dei guadagni di tutto rispetto. E’ realmente cosi?

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MC: Assolutamente no, uno lo fa per passione, non per diventar ricco. Il discorso sarebbe diverso se si potesse giocare cash, ma per un torneo con buy-in prefissato i margini di guadagno sono risicati, e la maggior parte dell’incasso serve a coprire le spese. Su un torneo da 30 euro il circolo incassa 5 euro per ogni giocatore, ovvero 50€ a tavolo. Se a questo piccolo margine si tolgono almeno 30€ per il dealer e si sommano le varie spese di gestione, il guadagno è davvero marginale.

IPC: In seguito al procedimento legale hai dovuto sospendere la tua attività?

MC: Sono riuscito a restare aperto altri due tre mesi, poi ho chiuso i battenti. La situazione era diventata insostenibile e tante persone hanno preferito non venire più perché temevano per la propria attività commerciale nel caso la vicenda avesse avuto sviluppi differenti. Tutti i giocatori sono stati interrogati seduta stante da parte della Guardia di Finanza. I controlli sono cominciati verso l’una di notte e sono durati per cinque ore, con un dispiego di 14 uomini a cui ovviamente lo stato avrà dovuto pagare gli straordinari. Per lo meno hanno risparmiato sulla benzina dato che la caserma si trova a 300 metri dal circolo (ride)

IPC: Ora che le cose sembrano andare verso la direzione auspicata hai intenzione di riaprire
il circolo?

MC: Per ora no, in questo momento in Italia non conviene. I soldi non girano e di conseguenza i guadagni sono praticamente inesistenti. 

 

 

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