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il 12 Dic 2014

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Poker Evolution – Lo ‘Stop and Go’ oggi secondo Andrea Carini

Poker Evolution – Lo ‘Stop and Go’ oggi secondo Andrea Carini

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Il poker è in continua evoluzione. Le giocate vincenti di ieri possono al giorno d’oggi risultare obsolete, specie quando si parla di regular abituati a massare un numero considerevole di tavoli.

Inutile dire, dunque, che molte azioni sono state superate da concetti più innovativi, ora considerati più profittevoli nel lungo periodo.

Un contesto molto dinamico che ci spinge ad analizzare giornalmente molte delle strategie che fino a qualche anno fa sembravano le più gettonate.

Fra queste c’è senza dubbio lo stop and go, che consiste nel chiamare un raise preflop per poi mettere dentro tutte le nostre chips nel postflop.

Ha ancora senso fare una action del genere a fine 2014? O è solo un residuo del passato da mettere nel dimenticatoio?

Difficile dare una risposta, ma a quanto pare in molti la ritengono una strategia piuttosto superata. Su questa linea c’è anche il pro del team Sisal Poker Andrea Carini.

Se devo essere sincero, parlando dei reg di oggi, lo stop and go è utilizzato molto meno rispetto a un po’ di tempo fa. Vedo questa tendenza perché con un avversario esperto questa tattica non ha più un’aspettativa molto alta. Ci sono molte strategie che hanno probabilità di riuscita decisamente migliori rispetto a quella di uno stop and go. Con questo non voglio dire che sia una mossa antica o che abbia fatto il suo tempo, ma che alla lunga può risultare poco profittevole perché ormai molti giocatori riescono a prevederla.”

Piuttosto che decidere a priori la mano con cui giocarsi uno stop and go è meglio ragionare sui range d’apertura del nostro avversario. A proposito Andrea Carini non nasconde di non essere particolarmente in sintonia con questo tipo di giocata.

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“Dal canto mio utilizzo abbastanza poco gli stop and go perché preferisco ragionare di più sui range preflop, bilanciando mani speculative con mani monster così da non diventare leggibile. Infatti credo che sia più giusto questo tipo di ragionamento e valutare come siamo messi con la nostra mano contro il range di open dell’avversario. Da qui la nostra decisione se shovare o foldare. Giocarsi il board in questo modo significa andare un po’ al buio: preferisco preservare il mio stack per degli shove successivi piuttosto che fare uno stop and go. Meglio risparmiare una parte del nostro stack, anche se è soltanto un buio, e mantenerlo per le fasi successive.”

Carini però non nasconde che l’action potrebbe ancora essere valida con dei giocatori alle prime armi che possono facilmente effettuare dei call azzardati quando mettiamo dentro tutte le nostre chips postflop.

“Diciamo che lo stop and go potrebbe essere un’arma da utilizzare contro avversari meno esperti che non sanno valutare bene i board e possono effettuare dei call sbagliati sui nostri shove postflop. Contro un avversario non abile chiamiamo per shovare in seguito, sperando e pensando che non abbia un range di call giusto o che foldi più facilmente una mano migliore della nostra. Non sempre riesce ma se dovessi scegliere contro chi giocare uno stop and go non sarebbe certo un reg, ma un casuale o non così tanto esperto.”

Secondo Andrea i casi in cui lo stop and go può essere considerato come una strategia valida sono pochi. Uno di questi è quando in mano abbiamo una mano decisamente forte e vogliamo estrarre il massimo valore dal nostro avversario.

“Oggi come oggi non conviene giocarsi uno stop and go con mani speculative come T9, QJ e JT, ma dobbiamo pensarlo con monster hand come AA, KK, QQ. C’è da dire, infatti, che openshovando con una monster il rischio è quello di far foldare il nostro avversario, mentre se flattiamo solamente, e il nostro avversario hitta qualcosa al board, potremmo riuscire a fargli mettere dentro tutto il suo stack. A questo aggiungo che per giocare uno stop & go dobbiamo avere un minimo di fold equity, altrimenti è più conveniente shovare preflop. Questa fold equity possiamo averla su giocatori che hanno 20 o 30 bui e che entrando in gioco potrebbero intaccare sensibilmente lo stack. Da questo punto di vista conviene di più ragionare sulle chips del nostro avversario piuttosto che sulla tipologia di giocatore.”

 

 

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