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Gianfranco Preverino, esperto di tecniche dei bari: “Nei tornei live barare è più difficile ma non si è mai al sicuro!”
Il suo commento si era ‘mischiato’ ai molti sotto lo spam su Facebook dell’articolo riguardante un player danese, anche vincitore di un EPT, che avrebbe truffato online alcuni colleghi per svariati milioni di euro.
Quanto scritto da Gianfranco Preverino però, almeno a noi, non è passato inosservato.
Lui è infatti uno dei maggiori esperti mondiali di tecniche per barare al tavolo verde, specialmente in giochi in cui le carte la fanno da padrone.
Studioso della particolare ‘disciplina’ e con un’esperienza incredibile alle spalle, Preverino ha anche pubblicato un libro specializzato che nel 2010 riscosse notevole successo.
Lo abbiamo quindi contattato per sapere quale sia la situazione attuale del poker, ovvero se i giocatori possano giocare tranquilli o meno. Sia live sia online.
“Innanzitutto la truffa del giocatore danese necessita di notevoli conoscenze tecniche per essere attuata – spiega il signor Gianfranco – in più, essendo riuscito a portarla avanti per così tanti anni, è stato anche piuttosto attento. Sicuramente non ha mai sfruttato il vantaggio di vedere le carte degli avversari per ottenere grosse vincite in un breve lasso di tempo, dato che magari avrebbero potuto destare sospetti. Ha quindi sfruttato le informazioni in possesso per vincere poco, con continuità e a lungo”.
Convinto che il poker online sia un ambiente sicuro in cui giocare, allo stesso tempo Preverino ‘tira le orecchie’ alle poker room per un motivo ben preciso.
“Sono certo che le poker room cerchino in tutti i modi di controllare cosa avviene ai tavoli, ma non possono prevenire qualsiasi tipo di rischio. Alla luce di questo, quindi, sarebbe necessario informare bene il giocatore sulle eventuali pratiche illegali cui potrebbe cadere vittima, invece che dire solamente ‘non c’è rischio nel giocare online perché controlliamo tutto’. Come si vede, infatti, le frodi ci sono, ci sono state e sempre ci saranno. Molte vengono smascherate, alcune di sicuro rimangono nell’ombra. Il limite dell’online, comunque, è che un player è costretto ad affidarsi alle informazioni che dà lui il software, senza la possibilità di un reale controllo personale, a differenza di quanto avviene nel poker live. In un torneo dal vivo, ad esempio, se vedo un dealer che mischia le carte in modo sospettoso, posso interromperlo subito e fare presente il fatto al tournament director. In sostanza, dunque, ho maggiori fattori su cui basarmi, così posso valutare meglio quello che accade attorno a me”.
Chiediamo a Preverino, quindi, se la ‘specialità’ più sicura oggi sia il poker live in modalità torneo come alcuni sostengono.
“Si, anche se ci potrebbe essere sempre un dealer, magari al tavolo finale, d’accordo con un giocatore che sta barando. E’ vero però che la modalità torneo è difficile che venga presa di mira dai bari, perché caratterizzata da infinite variabili. Molto più a rischio invece il cash game, in cui una mano ‘truccata’, magari molto ricca, può determinare in modo definitivo l’intera sessione. Il problema, spesso, è che gli addetti ai lavori, quindi dealer e tournament director, non conoscono le pratiche utilizzate per truffare, quindi non riuscirebbero a percepirle qualora venissero attuate da persone esperte. Nel poker non è che serva poi conoscere infiniti trucchi, ma ne possono bastare anche due o tre per avere un reale vantaggio. Bisogna, in linea di massima, evitare le partite illegali, mentre per quanto riguarda i tornei di respiro nazionale e internazionale i giocatori possono dormire sonni tranquilli riguardo la loro integrità”.
Ma quali sono, quindi, i sistemi più diffusi per provare a vincere illegalmente live? Preverino ce ne ha raccontato uno decisamente originale.
“Esiste, ad esempio, un inchiostro invisibile che viene utilizzato per segnare il dorso delle carte. Una volta completata l’opera mentre sta giocando, il player truffaldino percepisce i segni da lui stesso fatti grazie a lenti particolari, o montate su occhiali o messe direttamente come lenti a contatto…”.