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Presunta evasione fiscale PokerStars: cosa è il transfer pricing
Grande confusione nelle ultime ore all’interno del poker online italiano.
Si sono susseguite le più disparate voci circa la denuncia per evasione fiscale avanzata dalla Guardia di Finanza alla Hallford Media Italy Srl, una controllata del gruppo di PokerStars.
Ma vediamo di far luce a mente fredda sui motivi per cui PokerStars potrebbe essere accusata, ed eventualmente condannata.
La Guardia di Finanza accusa PokerStars di aver indebitamente e dolosamente eluso le imposte dovute su 300 milioni di euro di ricavi non dichiarati.
In pratica, secondo la ricostruzione delle fiamme gialle, la Hallford Media Italy avrebbe spostato tali ricavi sull’azienda madre che ha sede sull’Isola di Malta, la Reel Italy Ltd., dove vige una tassazione maggiormente favorevole.
Ma come sarebbe possibile tutto ciò? A consentirlo è il meccanismo del transfer pricing, un complesso sistema di determinazione delle relazioni economiche di società facenti parte dello stesso gruppo che risiedono e operano in territori nazionali diversi.
Attraverso questo istituto viene fissato il prezzo dei servizi offerti per esempio da una società italiana a una società estera direttamente collegata a essa.
Nel caso di PokerStars la contestazione dovrebbe riguardare il reale valore dei servizi forniti dalla Hallford Media Italy Srl, fissato con un prezzo troppo basso secondo gli inquirenti rispetto al valore di mercato, in modo da diminuire i ricavi della società e le conseguenti tasse dovute.
Le altre contestazioni delle forze dell’ordine dovrebbero essere di aver gonfiato in modo fittizio i costi della controllata italiana.
Per quanto riguarda l’Italia la disciplina dei prezzi di trasferimento è contenuta nel combinato disposto degli articoli 110, settimo comma(5), e 9, terzo comma(6), del Testo Unico Imposte sui Redditi (TuiR), nei quali viene previsto che il prezzo cui avvengono le transazioni commerciali tra imprese residenti in Stati diversi, legate da rapporti di controllo e/o collegamento deve essere valutato a valore normale, ossia in’ultima analisi a valore di mercato.
Le aziende italiane, onde non incorrere in accertamenti da parte dell’Agenzia delle Entrate, aderiscono all’istituto del ruling internazionale, attraverso il quale viene fissato il valore normale dei servizi prestati dalle aziende dei diversi paesi e vengono stabiliti i corretti valori di transfer pricing.
L’accordo stipulato nel 2012 evidentemente riguardava la Reel Italy Ltd e non la Hallford Media Italy, che potrebbe non aver aderito a tale istituto o aver in un primo momento fissato valori troppo bassi rispetto a quelli richiesti ora dall’Agenzia delle Entrate Italiana.
Spetterà quindi all’amministratore della società operante sul territorio nazionale dimostrare la corretta operatività in materia di transfer pricing, producendo davanti ai funzionari dell’Agenzia la specifica documentazione in caso di verifica, che è composta dal Master File che deve raccogliere tutte le informazioni riguardanti il gruppo di aziende e la specifica delle operazioni trans-nazionali che avvengo tra le società del gruppo, e il Country File che si riferisce alla singola azienda interessata.
D’altro canto PokerStars non è la prima multinazionale a finire nell’occhio del ciclone nei confronti dello Stato Italiano per il transfer pricing.
Come ha ricordato Eric Hollreiser, responsabile Corporate Communications del gruppo della picca, anche altre società globali dell’e-commerce, come Amazon, contestano la posizione delle autorità italiane sul domicilio fiscale.
Ma anche l’Unione Europea ha le orecchie allerta su situazioni simili a quella di PokerStars: basti vedere le inchieste aperte sui gruppi Starbucks e Apple nel corso del 2014 e quella tuttora in corso sulla Fiat che ha spostato le sue sedi legali in Olanda e nel Regno Unito.