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Reg live – L’uomo dalle mille patch Roberto ‘Babbai’ Mazzaferro
Il torinese Roberto ‘babbai’ Mazzaferro è uno dei regular live più assidui e pittoreschi dei circuiti low buy-in.
In questi anni è diventato celebre il suo look ‘patch-oriented’ (foto sopra) e l’urlo di battaglia “Tutte a Babbai!” che fa seguire alle mani in cui le chips finiscono al suo posto.
Impegnato a Campione all’IPO18, Mazzaferro ha accettato con la simpatia che lo distingue di raccontarci la sua storia pokeristica.
Tra parentesi la chiacchierata è stata di buon auspicio, visto che poco dopo ‘Babbai’ ha messo tutti in fila a un side event dell’Italian Poker Open.
IPC: Sei un personaggio che seguiamo già da un po’. In tanti ti conoscono, ma oltre al look e a tutto il resto c’è una serie di risultati che pochi possono vantare in questo periodo. Raccontami dove è nato tutto.
RB: Io nasco come dealer cash a Torino, l’ho fatto per sei anni. Nel tempo libero giocavo solo cash perché mi dava molta più adrenalina. Però facendo il dealer vedevo quello che c’era di rake… I tavoli dove davo le carte erano pesanti, ogni sera si accumulavano 10-12.000€ di rake. Tra me e me dicevo ‘qui vanno tutti rotti, non si può giocare cash, alla fine vince solo il banco’. Così ho deciso di provare a fare qualche torneo a Saint Vincent. Su 4 che ne gioco ne vinco 3… Certo, erano torneini da 100€, ma c’era anche il Jackpot che riesco a vincere anche grazie ad altri piazzamenti. La strada si è messa subito in discesa.
IPC: E non ha poi smesso di esserlo…
RB: Nel 2013 è andata davvero benissimo, ho vinto tre tornei ovviamente anche grazie a una run poderosa. Qui non stiamo parlando di tennis ma a poker: se cadono le tue vinci, sennò torni a casa. Poi certo le sensazioni sono importanti: in queste giornate IPO ad esempio ho foldato 66 – 88 ma poi le ho messe tutte con A9 perché la sensazione era buona. Comunque, nel 2014 ho aperto una sala a Torino e quindi ho avuto meno tempo da dedicare al gioco. Poi ho avuto due lutti in famiglia e quindi ho dovuto rallentare un po’. Ma nel 2015 ho già fatto cinque bandierine, sono pronto a ripartire!
IPC: Il tuo look dalle mille patch richiama evidentemente quello dei professionisti…
RB: Rimango un amatore e sono convinto che il poker sia in larga parte un gioco di fortuna, la cui incidenza si attenua man mano che si sale di buy-in, seppure non di troppo. Io comunque lo vedo come un bellissimo fattore di aggregazione che non è azzardo perché paghi l’iscrizione al torneo e una volta che sei stato eliminato good game. In questo momento in cui un po’ tutta l’Italia sta andando a rotoli è importante ridere e scherzare con le persone che conosci al tavolo. Questo è l’aspetto del poker che prediligo. Le patch le metto per ridere, non mi sento assolutamente un pro. E’ una cosa che è nata per scherzo ma per me rimane una specie di presa in giro, tanto basta guardare al mercato per vedere come le sponsorship siano morte.
IPC: Qual è il tuo approccio al gioco nei tornei low buy-in?
RB: Nel tempo ho cambiato modo di giocare, prima ero più svelto adesso ci penso un po’ di più. Non mi piace entrare a gioco in corso, preferisco studiare il tavolo da subito e poi adeguarmi. Nei primi livelli voglio vedere più flop possibili perché se cascano le tue le puoi togliere tutte. Certo, ovviamente puoi anche perderle tutte (ride). Non sono aggressivo e mi danno fastidio i giocatori aggressivi, ad esempio se trovo un giocatore che mi tribetta 3 volte nel giro di un livello, alla quarta non prendo in esame azione diversa dal push!