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il 6 Mag 2015

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L’auto-sabotaggio nel poker secondo Gabriele Lepore: “Un istinto difficile da controllare, ci son passato anch’io”

L’auto-sabotaggio nel poker secondo Gabriele Lepore: “Un istinto difficile da controllare, ci son passato anch’io”

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Questione di ‘run’, dicono in tanti.

Nel Texas Hold’em è ormai assodato che senza una buona dose di fortuna nei momenti decisivi anche i migliori giocatori possono apparire come dei comuni mortali, ottenendo risultati ben al di sotto delle loro aspettative.

Tuttavia dietro una serie di insuccessi non si nasconde soltanto il volere del fato, ma entrano in gioco diverse dinamiche inerenti sia alla condotta di gioco che alla situazione psicologica con la quale ci si approccia al gioco.

Una di queste riguarda un aspetto piuttosto oscuro e poco discusso nelle pause dei tornei o nelle conversazioni da bar: parliamo dell’auto-sabotaggio.

Una tendenza perversa a operare delle scelte sbagliate contrariamente a quello che la logica ci suggerirebbe di fare. Una volontà autolesionista insita nell’individuo, che si manifesta in modi e circostanze differenti, ma che merita sicuramente una grande attenzione.

Ne abbiamo parlato con Gabriele Lepore, Team Pro di Sisal, che nella sua carriera ha sperimentato personalmente situazioni di questo tipo.

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Ecco cosa ci ha raccontato Galb a proposito:

“Ognuno di noi ha un istinto di autodistruzione dentro di se, grande o piccolo che sia, e ciascuno lo esterna in modo diverso. C’è chi si sfoga col cibo, chi con la violenza e chi con una dipendenza come le sigarette o il gioco d’azzardo. Si tratta comunque di un qualcosa che viene fatto con la consapevolezza di farsi del male. Nel poker capita molto spesso che un giocatore discretamente bravo incappi in un periodo in cui le cose non girano per il verso giusto, sia per sfortuna che per errori commessi al tavolo. In alcuni casi però i risultati non arrivano perché uno fa l’opposto di quello che sarebbe giusto fare, ovvero tende inconsciamente a riversare sul gioco la frustrazione per delle condizioni poco soddisfacenti sotto il profilo lavorativo, sentimentale o sociale, facendosi del male da solo”.

Secondo Galb esistono due specie diverse appartenenti a questa categoria, sentiamo quali:

“Nel corso degli anni ho notato due tipologie di auto-sabotatori: quelli che fanno scelte sbagliate in modo consapevole e quelli che le fanno perché hanno l’ossessione che le poker room siano ‘rigged’. Mi viene in mente un giocatore che conosco, uno bravo e vincente, che nonostante ciò continua ad analizzare le sue giocate da un’altra prospettiva, cercando di capire quale oscuro meccanismo lo faccia perdere. Ricordo che un giorno mi disse: ‘vedi secondo Hold’em Manager ho vinto 600.000 chip di EV, ora finché il software non me le farà perdere nuovamente non vincerò più un colpo’. Il tutto senza pensare che forse i brutti risultati provenivano da alcune scelte sbagliate ‘in game’. Più in generale capita di auto-sabotarsi inconsapevolmente per dimostrare la tesi che ‘sì, in questo periodo gira tutto male, sia nella vita che nel gioco’. A me personalmente è capitato per un breve periodo, sebbene non sia un tipo votato all’autodistruzione in generale ne abbia particolari tormenti nella mia vita”.

E voi cosa ne pensate a riguardo? Scriveteci i vostri commenti sulla nostra Fanpage!

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