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Il Colossus WSOP dei record nel racconto di Roby Begni: “Tavoli aperti anche al ristorante del Casinò!”
Roberto Begni ha passaporto svizzero ma vista la sua costante presenza al Casinò di Campione, dove è un regular sia dei tornei più importanti che dei tavoli di cash game, da molti è di fatto considerato italiano.
Con molti risultati alle spalle nei circuiti live italiani e americani è sicuramente uno dei papabili per un posto nel team pro del Casinò dell’enclave italiana in Svizzera per i prossimi eventi del WSOP Circuit in programma nel mese di settembre.
A riprova del suo feeling col mondo delle World Series, Roby ha raggiunto l’in the money al torneo che ha spostato un po’ più in là i record finora registrati sul poker live: il Colossus.
Sveglio di buon mattino visti i postumi del jet lag, lo raggiungiamo per farci raccontare la sua esperienza al torneo da 22.374 entries.
Una atmosfera davvero incredibile: “C’era gente in ogni dove. Ho evitato una colonna di tre ore al desk alle 11 di sera nonostante fossi pre registrato. Sono tornato varie volte e alla fine, alle 3 del mattino, sono riuscito a fare solo trenta minuti di coda. La quantità di amatori presenti all’evento era incredibile: ricordo con un sorriso che all’iscrizione al day 1 di fianco a me c’era un operaio ancora vestito con la divisa da lavoro, gli scarponi pieni di catrame e il giubbetto fluorescente arancione, incredibilmente felice per essere riuscito ad avere in mano il Seat per il torneo.”
IPC: Il field dunque era soft?
RB: Il field era parecchio eterogeneo. C’erano molti giocatori occasionali che negli Stati Uniti conoscono il gioco ma non hanno idea delle size da utilizzare o dello stack management. Andavano all in con 40 bui con mani parecchio marginali. C’erano però anche alcuni giocatori forti: l’amico Christian Caliumi era al tavolo con un pro di PokerStars e un altro regular dell’online statunitense. D’altronde poi le 5.000 chips di partenza non garantivano molta manovra. Nel day1 mi sono trovato in 5/6 spot da all in che mi han consentito di ripresentarmi nel day 2 con 30.000. Nel secondo giorno è arrivata molto presto la bolla e io avevo solo 17 bui in quella fase, poi due cooler mi hanno condannato all’uscita appena raggiunto l’In The Money. Comunque una soddisfazione aver messo una bandierina in un evento che segnerà il futuro del poker mondiale.”
IPC: Come è stata la bolla di un evento con così tanti giocatori?
RB: In pratica ci sono state due bolle. Verso i 2.300 left ci hanno fermato, hanno fatto alzare tutti i dealers, ma era soltanto un falso allarme. Mancavano ancora 40 persone ai premi, per cui abbiamo giocato un’altra mezz’ora e poi è scattata la fase “hand for hand”. Questa fase però è durata soltanto tre mani perché ben presto sono andati all-in su nove differenti tavoli, quando mancavano 5 giocatori ai premi. Due short hanno vinto i colpi mentre sette sono stati eliminati e la bolla è scoppiata.”
IPC: L’anno scorso all’evento Monster Stack ci fu qualche intoppo organizzativo. Quest’anno come è andata da questo punto di vista?
RB: L’organizzazione dello staff delle WSOP è stata impeccabile. Certo per permettere a tutti di giocare hanno dovuto allestire tutti i tavoli possibili e hanno persino messo i tavoli nel ristorante del Casinò. Le file per andare alla toilette erano interminabili. Un amico mi ha detto mentre ero in fila: “Mo vado a pisciare dietro l’albero”, talmente erano lunghe le attese. I tavoli però erano regolari e c’era spazio per tutti.
Salutiamo Roby con l’augurio di vederlo cingere al polso uno dei tanto bramati braccialetti. La sua risposta ci strappa un sorriso:
“Per come sto runnando ultimamente l’unico braccialetto a cui posso mirare è quello del Drai’s (noto club della movida di Vegas, ndr)”
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