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“La Hall Of Fame è un club chiuso agli americani!” Max Pescatori si congratula con Harman e Juanda, ma…
Nessuna sorpresa. L’esclusione dalla Poker Hall Of Fame era data come per quasi scontata dal nostro Max Pescatori, per cui già l’ingresso nei dieci candidati di questo 2015 era un grande traguardo.
Tanto più che secondo Max un posto era già deciso:
“L’ingresso di Juanda era quasi sicuro perché una volta che è stato inserito tra i papabili dieci bastava guardare cosa avesse fatto lui in carriera rispetto agli altri per dare per buono il suo ingresso. E’ uno dei giocatori top di tutto il mondo e di sempre, quindi è solo la sua età che non gli ha permesso di entrare prima”.
Pescatori non è invece troppo convinto sulla tempistica dell’ingresso nella Poker Hall Of Fame della Harman:
“Se Jen fosse entrata cinque anni fa non c’erano possibilità di sbagliarsi: aveva fatto bei risultati alle WSOP e giocava la partita cash più alta al mondo alla Bobby’s Room. Vederla entrare ora, visto che in questo lasso di tempo avrà fatto un tavolo finale e massimo dieci cash alle WSOP, porta inevitabilmente a chiedersi perchè non l’abbiano fatta entrare prima. Jen è una mia amica e mi congratulo con lei che si è indubbiamente meritata il posto. Sicuramente ha spostato il rispetto che provano per lei molti dei giurati. Per dire un Negreanu non ha mai giocato in pianta stabile le partite cash a cui si è seduta Jen, e quando lo ha fatto a quanto ho saputo ha preso delle belle batoste”
Per il pro del team Poker Club la scena del poker mondiale è ancora troppo ‘americano-centrica’. La visibilità dei giocatori è legata indissolubilmente alla loro costante presenza a Las Vegas:
“Credo che abbia ragione Joe Beavers che i giorni scorsi ha scritto un articolo in cui dice che effettivamente la Poker Hall Of Fame sembra più un club chiuso agli americani: possibile che a parte un giocatore scelto negli anni ’70 non ci sia un europeo degno di entrare nella HOF? Io ad esempio non sono stato neanche scelto per il Draft dei 25k nonostante abbia sempre fatto risultati eccellenti alle WSOP. Questo ti fa capire che se non sei costantemente a Las Vegas, e non sei agli High Limit, i giurati ti perdono un po’ di vista. Sono americani e dunque non valutano bene quei giocatori che girano il mondo e non sono stanziali a Las Vegas”
Per Max il fatto di essere europei può aver penalizzato anche le candidature di Dave ‘Devilfish’ Ulliott e Carlos Mortensen:
“Ho conosciuto Ulliott 12 anni fa quando giocava le partite più grosse in Europa e poi ha vinto il suo mondiale, quindi non c’è dubbio che si sia fatto vedere come uno dei più forti torneisti al mondo. Inoltre faceva un bel po’ di cose per promuovere il poker. Ricordo che quando andavo al Victoria Casino a giocare lui prendeva il microfono e si metteva a cantare Elvis sdoganando il poker dall’immagine fatta di fumo whisky e partite un po’ così. Contribuiva a creare un bell’ambiente, questo sembrava il suo anno vista anche l’onda emotiva che si era sollevata dopo la sua prematura dipartita. Lo stesso Mortensen avrebbe meritato avendo in bacheca un Main WSOP e un WPT”
Parlando da un punto di vista prettamente personale, comunque, per Max l’ingresso nei dieci nominati è un successone:
“Non sono assolutamente deluso, essere tra i 10 nominati è un qualcosa di incredibile. Quando sono diventato professionista nel 99 il mio obiettivo era guadagnare un minimo di 30$ all’ora. Mi dicevo ‘se questo è il mio limite va benissimo, perchè fare 30$ l’ora è comunque più di quanto posso guadagnare in un ufficio’. Quindi arrivare addirittura nei top 10 possibili candidati HOF è stato incredibile, visto che quando ho iniziato a giocare sia Juanda che Jen avevano già vinto i loro braccialetti”