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Come rubare chips al tavolo? Preverino: “Gli strategemmi sono consolidati, il modus operandi si evolve!”
Il curioso caso del croupier truffaldino ci offre ancora una volta l’opportunità di contattare il nostro esperto in materia, l’ex baro Gianfranco Preverino, per approfondire il discorso legato al furto di chips.
“Qual è l’obiettivo finale di un baro? Impossessarsi di chips in maniera disonesta. Se un baro potesse rubare direttamente le fiches, non spenderebbe certo tutta quella fatica per truccare una mano! Il barare con le carte è solamente un mezzo per raggiungere lo scopo finale. Ad ogni modo, le case da gioco devono sempre vigilare sia sui giocatori sia sui dipendenti, che, se spesso hanno un complice al tavolo, talvolta possano anche operare autonomamente.”
Gianfranco ci ricorda come certi stratagemmi siano tutt’altro che nuovi:
“Studiando la storia dei bari dal ‘400 a oggi, mi sono accorto di una cosa: gli stratagemmi sono sempre gli stessi. E’ semplicemente cambiato il modus operandi. Una volta si segnavano le carte con la punta di penna, oggi c’è l’inchiostro invisibile, una volta si serviva la seconda carta del mazzo simulando fosse la prima in un modo, oggi ce n’è un altro. Alla fine l’obiettivo è sempre quello di ottenere le carte migliori. Uno dei primi riferimenti riguardanti un baro croupier compare già ne ‘Le Guide de Joueur”, un libricino francese… del 1893! Già allora, ai tavoli di Baccarat, c’erano croupier che, con un fine movimento della paletta riuscivano ad appropriarsi di alcune chips”.
Preverino ci ha dunque indicato alcune delle modalità più in uso in tempi recenti:
“La sottrazione di chips può avvenire ad un tavolo da poker, ma anche in tutti gli altri tavoli da casinò. Un metodo molto usato da alcuni bari, in combutta con alcuni croupier compiacenti, era la puntata (specialmente sul rosso o sul nero) alla roulette di grandi pile di chips, solo apparentemente tutte dello stesso taglio. Alcune, difatti, avevano un valore molto minore! In caso di vincita il croupier pagava come se fossero tutti pezzi equivalenti. Ma una delle tecniche più efficaci scovate in questi anni è senz’altro quella del ‘bicchiere di Coca-Cola’. Seduto ad un tavolo da blackjack, il baro piazzava un bicchiere nella zona in cui il croupier avrebbe dovuto distribuire le carte. Il mazziere, complice, andava dunque a spostare il bicchiere dalla zona incriminata facendo cadere una chip di grosso valore al suo interno. La presenza dei cubetti di ghiaccio nel bicchiere era dunque di fondamentale importanza, visto che il rumore della chips veniva sempre scambiato proprio per un semplice cubetto di ghiaccio che sbatteva all’interno del bicchiere…”