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Carlo Braccini: “Poco spazio live alle varianti, gli italiani sono pigri e preferiscono la democraticità del no limit hold’em”
Carlo Braccini non ha mai tenuto troppo nascosto il suo amore per le varianti, pot limit omaha su tutte, che – a detta sua – sono un po’ bistrattate nel nostro paese.
Il player di Gubbio, che gioca a poker da una ventina d’anni, ha una visione romantica di questo mondo, quella che molti, organizzatori e giocatori, hanno perso di vista, ‘accecati’ dal denaro e dal profitto.
“La gente preferisce il no limit hold’em perché è un gioco estremamente democratico, in cui possono davvero vincere tutti. Diversi anni fa la questione era diversa – spiega Braccini – perché chi sapeva come giocarlo aveva una reale edge sul resto del field: nei live gli stack erano estremamente ridotti rispetto a ora, le 3-bet e le 4-bet quasi sconosciute, quindi con un po’ di aggressività si metteva tanta pressione ai neofiti…”.
Carlo non ha parole dolci per quei tornei che stanno spopolando oggi nella nostra penisola, con garantiti esorbitanti che paiono attrarre tutti, dall’Alto Adige fino alle pendici dell’Etna.
“Certi eventi sono uno specchietto per le allodole, dato che solamente i primi cinque/sei ottengono una ricompensa economica davvero di rilievo. Senza considerare, poi, quanto ogni trasferta sia costosa, tra viaggio, hotel, pasti e spese varie. Non è semplice quando si è in contesti simili, non essendo di fatto mai soli, evitare cene con amici e uscite dispendiose. Da qualche tempo infatti, quando viaggio per il poker, lo faccio con la famiglia, prediligendo la Spagna, l’Austria e Nova Gorica, dato che il Perla è un hotel molto comodo in cui portare un bambino. La Spagna mi piace anche per il cibo, mentre in Austria, non parlando il tedesco, riesco a giocare concentrato perché non interagisco con gli avversari al tavolo”.
Va detto pure che Braccini ha difficoltà oggi a giocare tornei live di varianti, sempre più complessi da trovare anche all’interno di manifestazioni pokeristiche di rilievo. Rassegnato ormai a questo, Carlo crede di sapere il perché di ciò.
“Mediamente l’italiano è pigro, non ha alcuna voglia di applicarsi e di studiare una specialità diversa dal no limit hold’em che, come detto prima, ha il vantaggio di essere immediata ed estremamente democratica. In alcune situazioni, poi, ho trovato anche i dealer impreparati, cosa incredibile dal momento che quella persona ha scelto di fare quello come professione. Negli mtt di varianti, oggi, si ha la stessa edge che anni fa si aveva a no limit hold’em, seppur non sia molto divertente giocare con gente che a malapena conosce le regole. In paesi come Austria, Montenegro, Russia e Libano, giusto per fare qualche esempio, c’è molta più cultura per quanto concerne le altre specialità. Apprezzo comunque il tentativo e lo sforzo degli organizzatori del CIPLO, il campionato italiano di pot limit omaha. Hanno già fatto due tappe, una terza ci sarà nel periodo di Pasqua e attualmente sono in testa alla classifica. Grazie a questo evento, tra l’altro, un player volera a Las Vegas per le WSOP…”.
Nonostante online almeno il PLO sia praticato parecchio specialmente in versione cash game, Braccini è convinto che sia comunque stata gettata al vento una grande occasione.
“In Italia abbiamo Max Pescatori che è uno dei più bravi variantisti a livello mondiale, lo dimostra quello che ha vinto alle WSOP, eppure Lottomatica non ha fatto nulla per spingere specialità diverse dal no limit hold’em. Anche Sisal, con Dario Alioto, era partita molto bene, poi lui ha fatto scelte diverse e di fatto nulla è cambiato…”.