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il 16 Mar 2016

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Andrea Sorrentino sullo staking: “Farlo bene richiede molto tempo, così adesso compro solo quote qua e là”

Andrea Sorrentino sullo staking: “Farlo bene richiede molto tempo, così adesso compro solo quote qua e là”

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Domenica sarà tempo di ‘Half Price’ su PokerStars, mentre tra non molto ci sarà lo Spring Championship of Online Poker, una delle due manifestazioni più importanti dell’anno in Italia per quanto concerne il poker in rete.

La voglia di prendere parte a eventi simili investe tutti, ma c’è chi, per ‘problemi’ legati al bankroll, non riesce a giocare la totalità del palinsesto.

Oggi, però, sta prendendo sempre più piede lo staking, pratica che permette ai professionisti di investire sui ‘cavallini’ prediletti, abbattendo in tal modo, almeno un po’, la varianza e dando la possibilità a chi non la avrebbe di prendere parte a tornei di alto livello.

Abbiamo fatto quattro chiacchiere su questo argomento con Andrea ‘ANDREXSORRE’ Sorrentino, che non disdegna provare a far profit anche in maniera indiretta, oltre a contare sulle proprie skill.

 

IPC: Andrea, quali giocatori, secondo te, dovrebbbero vendere quote? Quali sono, invece, le caratteristiche che un investitore cerca in un ‘cavallino’?

Andrea Sorrentino: Consiglio di vendere quote a chi non ha sufficiente bankroll, per far in modo che il peso economico della sessione che si andrà a giocare non sia eccessivo. I soldi non devono alterare l’approccio del giocatore. Per me anche i pokeristi vincenti dovrebbero swappare quote con gente che grinda allo stesso abi e che ha, più o meno, la stessa preparazione, questo per provare ad abbattere ancor più la varianza. Allo stesso tempo, però, non venderei mai per denaro, ad esempio, il 15% o il 20% della mia schedule. Uno staker ha bisogno di un ‘cavallino’ che abbia skill, propensione al lavoro e che batta il field del livello. Poi, è ovvio, non vado a investire su una persona che non conosco col rischio di venire scammato. Il grafico Sharkscope è sempre un ottimo biglietto da visita, attraverso cui si possono analizzare diversi dati molto importanti.

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IPC: Ha senso dare consigli a uno stakato anche se si tratta di un rapporto di una sola domenica o di una sola serie di mtt?

A.S.: Se giocherà lui, probabilmente lo starò facendo anche io. Difficile quindi che possa dargli consigli ‘live’, cosa che mi pare scorretta, tra l’altro, nei confronti degli altri. Mettiamo che ‘sconosciuto25’ giochi in un modo, non mi sembra giusto che quel giorno si metta a fare mosse diverse solo perché dietro ci sono io. Piuttosto a fine sessione i miei stakati mi mandano gli spot chiave, ottima occasione per discutere. Staking non significa coaching, dunque prediligo lasciar giocare sereno il ragazzo e rivedere quello che ha fatto dopo la sessione. Se una persona la stako per una sola domenica, beh, è un puro investimento e do pochissimi consigli.

IPC: Lo staking, specialmente oggi, è un modo valido per voi professionisti per avere maggiore sicurezza e/o abbattere la varianza?

A.S.: Certo, lo staking se fatto nel modo giusto può essere un qualcosa di positivo sia a livello di profit sia per abbattere la varianza, richiede però tempo e la selezione dei player deve essere molto accurata. Se un player merita, per fare un esempio, posso pagare io l’intero buy-in e lasciare a lui il 20%/30%, ma sono situazioni comunque rare. Di solito se lo stakato è un grinder che già batte il livello, mi limito a prendere le sue quote con una lieve maggiorazione. Normalmente, comunque, compro quote non maggiorate, così siamo in due a trarne beneficio: lui gioca un abi più alto con tranquillità nell’affrontare eventuali swing, io investo su qualcuno che già batte il field che sta affrontando.

IPC: Andrea, a livello organizzativo come ti muovi? Usi Excel o programmi similari per segnare tutto?

A.S.: Quando ho stakato qualcuno per un certo periodo di tempo, si, ho pianificato tutto, organizzando la schedule e affidandomi a Excel. Tutto ciò, come detto, richiede tempo. Bisogna capire, quindi, se il gioco vale la candela, ovvero se il tempo speso ha un riscontro in termini di profit netto. E’ per questo che, ultimamente, mi limito a comprare quote qua e là, senza necessità di rapporti continuativi. I progetti lunghi devono prevedere anche il coaching, perciò ne deve valere davvero la pena…

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