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il 11 Apr 2016

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Alec Torelli: “Diffondere informazioni? Meglio tapparsi la bocca!”

Alec Torelli: “Diffondere informazioni? Meglio tapparsi la bocca!”

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La diffusione delle informazioni, delle tecniche, delle dinamiche di gioco è al tempo stesso un bene ed un male per il movimento pokeristico.

Se il poker non è più quello semplice del 2007, dove giocare TAG voleva dire vincere bene, e se i tempi sono cambiati probabilmente la colpa è da attribuire proprio a tutte le informazioni che sono facilmente reperibili sul web e che regalano ottimi accorgimenti ad ogni giocatore meno skillato, che impara a diminuire di molto le perdite se non addirittura a trasformarle in guadagni.

D’altro canto le informazioni alla portata di tutti hanno avuto anche grossi benefici, in primis per le dinamiche del gioco in sé che si è fatto più articolato e più competitivo, un paradiso per chi ama le sfide, e secondariamente perché probabilmente la maggior parte di noi sta ancora giocando grazie a ciò che è riuscito ad imparare negli anni.

Alec Torelli è evidentemente del nostro stesso parere: da un lato diffonde preziosissime informazioni aggiornando perennemente il suo sito web, dall’altro è assolutamente contrario ad aiutare i nostri avversari. Ironicamente ce lo spiega proprio sul suo sito.

Una volta, racconta, Alec era il peggiore: criticava sempre le brutte giocate dei suoi avversari per provare la sua superiorità di skill, braggava le vincite e faceva pesare le sconfitte degli altri. Ad esempio una volta un giocatore di PLO è arrivato allo showdown con un quads in mano, venendo schernito da tutto il tavolo. Risultato? Questo giocatore non ha mai più ripetuto lo stesso errore.

“Tutto ciò che ti rende un giocatore di successo è basato sulle informazioni che hai”

Il problema di discutere le mani al tavolo secondo Alec nasce dal fatto che i “fish” potranno essere scarsi a poker, ma di solito sono persone intelligenti e di successo nella vita. Nel loro mondo sono furbi, rispettati e vincenti, e vorrebbero ricevere gli stessi feedback dal tavolo di poker, in un certo senso nutrire il loro ego, soprattutto davanti agli occhi di chi, come voi, ne sa qualcosa.

Se li facciamo sentire a disagio, loro reagiranno diventando giocatori competitivi. Non vorranno più giocare per piacere, ma per vincere, che tradotto vuol dire meno soldi per i professionisti.

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Come giocatori (Alec parla di ‘pro’ a dire il vero) facciamo soldi non dimostrando la nostra intelligenza, ma nascondendola.

Un altro problema viene dalle amicizie che ci facciamo al tavolo giocando sempre con le stesse persone. Inevitabilmente cominceremo a parlare con i nostri “colleghi” delle nostre vittorie, ed emergerà la nostra bravura. Il fish di turno potrà percepirla e forse capire che è seduto lì per darci soldi. Voi restereste al suo posto?

Il vostro lavoro non è vincere soldi, ma intrattenere i vostri clienti” esattamente come fa un Casino: non nasconde di avere un vantaggio alla roulette, ma di certo non lo pubblicizza, e i giocatori sono contenti di tentare il big shot, voi come pokeristi dovreste trasmettere la stessa speranza.

Tirando le somme: “Dobbiamo resistere all’urgenza di dare le informazioni che abbiamo lavorato così duramente per guadagnare”.

La cosa migliore è tenere la bocca tappata, e se ci si accorge di altre persone che esagerano con le dosi di informazioni in regalo, cercare di comunicarlo senza essere troppo evidenti: un colpo di tosse, un sospiro, deviare il discorso con domande casuali (“Avete visto che in Sri Lanka si possono cavalcare balene?“). Se il messaggio non viene recepito, “Possiamo evitare di parlarne” non è il massimo come frase, ma secondo Alec è meglio dell’alternativa.

Purtroppo il pokerista medio ha un ego non indifferente, ed evitare di dare la nostra opinione risulta difficile. Voi lo fate? Cosa pensate di questo discorso? Parliamone sulla nostra pagina Facebook!

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