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Lo straordinario viaggio a Macao del rounder Tony G.: la passeggiata al Venetian
Antonio è un grinder di cash game live. Attratto da ogni spot più EV, nel suo peregrinare ai tavoli verdi è andato anche nella nuova Eldorado del poker, Macao. Su ItaliaPokerClub pubblica a puntate il diario del suo viaggio.
(Il viaggio da Venezia)
(Alla scoperta delle usanze locali)
Breve e veloce passaggio per la dogana per l’ingresso a Macao. Ho un po’ di cash con me. Mi avvicino ad una guardia e chiedo per cosa occorre fare dichiarazione doganale e che limiti ci sono. Mi chiede se ho prodotti alimentari o gioielli. Solo cash, rispondo. Replica: “have you more than ten millions dollars?”. Da come sbarro gli occhi, comprende che mi ha sorpreso, si allarga in un sorriso e mi fa cenno di passare. L’autista mi aspetta e in meno di tre minuti sono a destinazione. MGM Hotel.
La nostra (mia e del mio compagno di sventura) amicizia personale con il massimo dirigente della Metro Goldwin Mayer a Macao ci rende privilegiati. Trattamento da Vip, ospiti non paganti (non siamo scozzesi, ma non per questo ci dispiace). Camera al 26esimo piano. Camera? Salotto, cucina, e due camere da letto con due bagni. E vista mozzafiato sul golfo da un lato e sui grattacieli della città dall’altra.
Prima serata, dopo un viaggio così lungo, non siamo pronti per immergerci subito nella cucina cinese. Passaggio intermedio: si concorda per una steakhouse.
Si cambia isola, e attraverso uno dei tre ponti sul mare che congiungono Macao, la old Macao, a Taipa, l’isola difronte, la new Macao, si va da Morton’s al Venetian. Ma quanto è bello il Venetian di Macao. Ancor più bello e grande del fratello primogenito di Las Vegas
Da Morton’s si mangia ottima carne. Il locale è un po’ buio per i miei gusti, ma alle 21 di mercoledi è pieno. Dopo cena non c’è alcuna voglia di iniziare ad applicarsi ai tavoli. Ho voglia di farmi avvolgere dalle luci e dai rumori di sottofondo, restare avviluppato, sentirmi giunto alla meta. Passeggiata su e giù per il casinò. Il Venetian è veramente enorme, diviso in 4 quadranti. Quanti tavoli di punto e banco ci saranno? 200? 300? Quasi tutti pieni. Una marea fluttuante che ogni 5-10 o 20 colpi si sposta ad un altro tavolo. Una transumanza alla ricerca della fortuna.
Esco fuori, voglio vedere il viale principale sul quale si affacciano alberghi enormi, con i loro panciuti casinò al pian terreno, su quello che una volta era acqua, ed ora è lo Strip di Macao. Infatti di fronte a Macao c’erano una volta due isolette, Taipa e Coloane. Qui hanno riempito con terra lo spazio che le divideva. Unendole e facendole diventare un tutt’uno. E sulla parte neoformata, Cotai, ora sorge il centro gambling più ricco, più fruttuoso, più esagerato del mondo, dove sorgono casinò-hotel giganteschi. E altri ne stanno arrivando: entro fine anno dovrebbe aprire qui un nuovo Wynn e un nuovo MGM (oltre a quelli che già esistono a Macao). L’opulenza sfoggiata, esibita, ostentata, di queste maxi strutture sicuramente colpisce, anche chi come me ha girato il mondo. Faccio fatica a pensare quanti posti di lavoro si creano in questo modo, in questa forma di tassazione indolore, considerato poi quanto versano in tasse le grandi compagnie licenzatarie dei casinò.
Mi piace passeggiare. Caldo, caldo pesante, caldo umido. Ma sopportabile. Non di quelli che ti azzecca gli abiti al corpo. Mi piace all’esterno guardare il contrasto netto tra la bolgia interna e la relativa tranquillità esterna. Pochissime persone, qui non hanno tempo da perdere e fanno fatica a scollarsi dai tavoli.
Ma è l’una ed è ora di una maxi dormita per iniziare dall’indomani, l’attacco programmato ai tavoli