Che avventura per Jerome Iozza: croupier su uno yacht di 95 metri! “Non sapevano la differenza tra call e raise…”

La fortuna di fare un lavoro particolare è quella di poter vivere, talvolta, delle esperienze fuori dall’ordinario.

E’ successo a Jerome Iozza – della scuola Cerus – che abbiamo contattato mentre sta lavorando su uno yacht, per far divertire un gruppo di ricchi personaggi in vacanza in Italia, nel Mar Tirreno.

In un momento di pausa, Jerome ci ha raccontato quello che sta vivendo su una barca da 600.000 euro a settimana di noleggio.

“Sono su uno degli yacht di lusso più grandi al mondo – ci ha raccontato Iozza – è lungo 95 metri e ospita un equipaggio di 37 persone provenienti da ogni dove. Tempo fa apparteneva a una famiglia reale, poi è stato venduto a una compagnia che organizza charter di lusso, nel 2006. Per gli ospiti ci sono a disposizione ben 17 suite. Il salone principale è dotato di ogni comfort, ha anche una fantastica cigar room, con sigari provenienti da Cuba e dalla Repubblica Dominicana. Stavolta la richiesta è stata originale: volevano infatti allestire un casinò show. La barca è stata affittata a una famiglia reale, è il compleanno di uno dei membri e gli amici hanno pensato a questo regalo”.

Una decina di giorni fa, quindi, è arrivata la richiesta ufficiale.

“Volevano tre croupier per roulette, black jack e texas hold’em. Sono persone molto educate, ma la conferma è arrivata all’ultimo momento, così non avevo tre ragazzi a loro disposizione. Hanno chiesto quindi se potevo andarci io e non mi sono tirato indietro. Mi sono venuti a prendere a Roma con NCC, mi hanno messo sul primo aliscafo per Capri e mi hanno portato in hotel. Nel tardo pomeriggio mi sono imbarcato nello yacht e durante il crossing per Positano, in 20 minuti, ho spiegato loro i vari giochi…”.

La prima serata di lavoro ha spiazzato lo stesso Jerome.

“Mi preparo con la classica uniforme da croupier, ovvero pantaloni neri, papillon o cravattino e gilet, ma mi dicono che devo andare nei saloni a piedi scalzi. Dopo cena, comunque, ho compreso la vera anima della serata: mi sono ritrovato a lavorare in mezzo a persone molto ricche che non sapevano neppure la differenza tra un call e un raise. Avevano visto il poker in televisione, conoscevano il nome di qualche pro, però non avevano mai giocato. E’ stato fantastico. Non riuscivano a tenere due carte in mano. E’ stata una soddisfazione quando hanno iniziato ad analizzare una mano con lo slang pokeristico appena imparato…”.