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Max Pescatori sul Big One for One Drop: “In casi particolari si possono escludere i professionisti, ma…”
L‘High Roller for One Drop si è concluso non troppo tempo fa, e la scia di discorsi sulla vittoria di Fedor Holz non dà ancora segni di cedimento.
Questo è strano considerando che fra pochi mesi verrà giocato l’evento di poker più ricco della storia, il Big One for One Drop da un milione di euro di buy in (più alto del milione di dollari delle precedenti edizioni) che dovrebbe verosimilmente monopolizzare i discorsi sul poker.
Se non è così, probabilmente è per il fatto che questa volta il super high roller sarà vietato ai giocatori professionisti, e aperto solo a ricchi businessman, filantropi e celebrità amanti del poker.
È una scelta giusta? Sbagliata? Buona per il mondo del poker? Abbiamo sentito il parere di Max Pescatori al riguardo:
“Questo è un evento particolare, quindi lo posso anche capire, però il problema è: chi decide chi è un professionista o no? Ovviamente sarà Lalibertè a decidere, ma quando si mette una linea di questo genere bisogna prima decidere che cosa si intenda con professionista. Se pensiamo ad esempio a Bobby Baldwin, lui è il manager del MGM Mirage, ma è anche un ex professionista. Può giocare? Dan Shak gioca tutti gli HR ma non si può definire professionista, però se andasse a giocare contro persone random sarebbe sicuramente favorito. Il problema quindi è su quali basi prendere questa decisione.”
In caso di eventi particolari come questo si può fare (a patto di chiarire il come), ma in generale eliminare da una partita i giocatori più forti non ha senso. Il Pesca ha anche un interessante aneddoto a proposito:
“Abbiamo avuto anche a Lugano uno che ha escluso sia me che Swissy Rinaldi dalla partita che lo stesso Swissy organizzava da più di 10 anni, questo perché voleva giocare contro avversari non professionisti. Questo è ridicolo, perché siamo in un casinò pubblico dove tutti possono giocare, ed escludere persone soltanto per il fatto che sono professionisti non ha senso. Quando qualcuno si accorge di non essere abbastanza bravo per giocare una partita, o non ha i mezzi a disposizione per spuntarla, che non la giochi, non che escluda quelli più bravi di lui! Questo ovviamente nel contesto di un casinò pubblico, il One Drop è una cosa totalmente diversa, un torneo particolare.Posso capire quindi questa scelta, ma temo che nasceranno polemiche riguardo a chi potrà o non potrà giocare.”
Abbiamo affrontato l’argomento da un altro punto di vista, parlando più in generale di tutti i tornei invitational, come i ladies event o i senior event delle WSOP. Eventi del genere di solito non sono esclusivi, ma chi non appartiene alla categoria mirata deve pagare un buy in superiore. Che questo sia fatto proprio per colmare la differenza di edge?
“Innanzitutto non è vero che quegli eventi sono aperti a tutti. In America c’è molta cautela nel discorso discriminazione, e quindi non possono creare eventi mirati ad una certa etnia, un certo genere o una certa età, quindi hanno inventato questo escamotage per evitare che i ‘furbetti’ si iscrivessero ad un ladies event pensando di avere edge o cose simili… Detto questo i tornei invitational non esistono solo per una questione di skill, ma anche per l’ambiente che si crea, ad esempio le donne possono sentirsi intimorite ad un tavolo con 9 uomini, mentre tra donne possono sentirsi più a loro agio, così come ad un torneo over 60 c’è un’atmosfera differente per i giocatori. Quindi nei grandi eventi dove ci sono tornei per tutti i gusti è giusto farlo, anche perché così portano nuovi giocatori al mondo del poker.”
Probabilmente il nocciolo della questione è proprio questo, la struttura del prossimo Big One for One Drop infatti rispecchia curiosamente molti punti dell’analisi di Max.
Per prima cosa infatti, Lalibertè ha deciso di rendere l’evento esclusivo dopo aver notato che i facoltosi amatori del giochino si sentivano privi di possibilità di vincere in un field di professionisti, e spesso stakavano giocatori pro per aumentare le loro probabilità di vincere, alcune volte senza nemmeno iscriversi.
Guy, che spesso gira il mondo sedendosi a partite private di ricchi appassionati di poker, ha creato il One Drop per regalare un evento importante a questo field, ma già alla seconda edizione il numero di pro eguagliava quello di amatori. Per ripristinare l’ambiente dei progetti iniziali ora l’accesso ai pro è proibito.
Inoltre i professionisti non verranno esclusi completamente dalla vignetta: ben gradita è la loro presenza in vesti di coach, o per partecipare ai ricchi side event e tavoli cash game del Montecarlo One Drop Extravaganza.
In questo modo si crea anche il requisito accennato da Max, ovvero la presenza di un grande evento dove si trovino altri tornei. Possiamo immaginare che qualche riccone deciderà di dare action anche a qualche side o cash game aperto a tutti, e forse è per questo che “[…] questo cambiamento sarà comunque ben accettato da tutti i professionisti“, parola di Guy Laliberté.