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il 29 Lug 2016

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Charlie Carrel: “Anni di bullismo mi hanno insegnato a spegnere le emozioni.”

Charlie Carrel: “Anni di bullismo mi hanno insegnato a spegnere le emozioni.”

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Puoi dire con certezza che un giocatore sia un fuoriclasse quando leggi il suo nome su tutti i giornali. Non quelli che parlano di poker però -sarebbe troppo facile- ma quelli generalisti, quelli che il poker lo conoscono appena.

Nel 2015, quando l’enfant prodige inglese Charlie Carrel vinse quasi un milione di sterline all’EPT Grand Final di Montecarlo, i giornali e i siti web inglesi non avevano occhi che per il ragazzo che a soli 21 anni aveva vinto tutti quei soldi che potevano cambiargli la vita.

Adesso l’euforia del momento è passata, ma la gente non si dimentica facilmente di ‘Epiphany77’.

Questa volta è il turno di Vice, la rivista alternative che intitola un articolo “Cosa si prova a vincere milioni giocando a poker a vent’anni”, e comincia proprio chiedendo a Charlie della sua notorietà post-shippo.

“Era strano vedere la mia faccia ovunque per un po’. Ma non credo siano stati bravi a capire tutto di me” dice Carrel, riferendosi al fatto che i media hanno descritto il suo successo come se fosse una vittoria alla lotteria, non come uno sport che richiede anni di pratica e studio. “La cosa bella è che nessuno sa precisamente quanto è stato fortunato a vincere un torneo. Posso sicuramente pensare di aver giocato bene, ma i bias umani e le emozioni distorcono troppo il giudizio per poterlo dire con certezza.” 

Un passo indietro nel passato: Vice chiede a Carrel di parlare di sé, e lui rivela di essere stato un bambino molto intelligente, che quando a 7 anni si è trasferito a Londra ha dovuto affrontare ciò che molti bambini intelligenti sono costretti ad affrontare: “Intelligenza e poche abilità sociali non è un gran mix. Ho subito grave bullismo per una gran parte della mia infanzia.

Esperienze decisamente spiacevoli, ma che in un modo o nell’altro lo hanno formato per il suo futuro da pokerista, ci credereste?

“Avere un solo amico -il mio miglior amico Matthew Pettit- per lungo tempo ha rallentato molto il mio sviluppo emozionale e sociale. Ho creato un meccanismo di difesa, riesco a staccarmi dalle emozioni. Un esempio applicato al poker potrebbe essere che non sento mai stress quando arrivo ad un Final Table… posso spegnerlo. Sono molto grato per questo.”

Tutto è cominciato come per molti altri ragazzi della sua generazione: qualche partitina low stakes tra amici, poi il conto gioco online e il primo deposito da £10 per provare. Quei £10 sono diventati subito £30 e Charlie non ha mai più dovuto cliccare il tasto “deposita”.

Da £10 a £30, da £30 a £1.000, poi ancora di più, ancora di più, sempre di più, continuando a studiare per migliorare ancora. Dovrebbe bastare questo per far notare ai giornalisti del Sun o di LadBible che c’è una gran differenza con una lotteria.

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La mia vita sociale è stata annientata dal poker. Ho perso il contatto con più del 90% dei miei amici perché sapevo che il poker sarebbe diventato uno degli obiettivi più importanti della mia vita. Da Londra tornammo a Jersey [sua città natale ndr], avevo un bankroll di $2.500 e un obiettivo: non volevo lasciare quella città finché non sarebbero diventati $100.000. Quindi gli unici modi di socializzare erano i gruppi su Skype, i gruppi di studio. Non si può negare che le mie abilità sociali si siano deteriorate assieme alla mia vita sociale.”

Poi a 2/3 dal raggiungimento dell’obbiettivo arrivò il big shot: $201.711 al Sunday Million di PokerStars.

“Tutto ad un tratto mi cominciarono ad arrivare messaggi da gente che ho visto una sola volta a qualche festival, da alcuni dei bulli della scuola di cui parlavo prima, da lontani parenti a cui non avevo mai parlato, anche da completi estranei!” 

Ovviamente nemmeno $1 è finito nelle tasche dei sopra nominati. Per festeggiare Carrel ha preso i suoi amici e li ha portati tutti ad Amsterdam. Tra questi il suo compagno di avventure/trasferte/poker Ben Heath.

“Potrei parlare di Ben per ore. È speciale. Dopo due anni che viviamo insieme, che viaggiamo insieme, non abbiamo avuto mai una sola discussione. Quello che amo del mio rapporto con Ben è come trattiamo gli swing. Quando ho bustato il torneo più grande che abbia mai giocato, £84.000 di buy in, la prima cosa che ha fatto è stato puntarmi il dito contro e ridere. E io avrei fatto lo stesso. Tra di noi funziona.”

Si trova anche il tempo di parlare delle WSOP, e della inaspettata assenza di Charlie dal festival del poker più importante del mondo.

È stata una delle decisioni più difficili da prendere di tutta la mia vita. Ma ho potuto esplorare cose nuove come il ju-jitsu, la scrittura creativa o la cucina, e cosa più importante, ho potuto passare un po’ di tempo con la mia famiglia.”

Cosa c’è nel futuro di Charlie? È l’ultima domanda del giornalista di Vice e sinceramente dopo le ultime dichiarazioni abbiamo un po’ di paura a sentire la risposta. Ma non è detto che il poker uscirà dalla sua vita:

“Nel mio futuro? Non so cosa ci sia. Ho così tanti piani che sarà impossibile portarli al termine tutti. È proprio l’infinità di strade che può prendere il futuro che mi eccita!” 

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