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Quote e staking: si cerca davvero soltanto il guadagno?
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La rivista alternativa Vice, che molti di voi conosceranno già, ultimamente sembra interessarsi del mondo del poker.
Dopo l’intervista a Charlie Carrel ed altri articoli come “Le donne del poker professionale”, “Ho provato a diventare un poker pro online in un’ora”, la sezione parallela Motherboard (che si occupa prevalentemente di informatica e gaming) ha approfondito il discorso staking, regalandoci un’ottica che solo chi non fa parte dell’ambiente può percepire.
L’introduzione è dedicata a Brian Rast e alla sua vittoria al $50.000 Poker Players Championship delle WSOP: “Ha vinto oltre $1.200.000. Ma quel denaro non è completamente suo. Una parte di esso appartiene a sconosciuti che ha conosciuto su internet“
“Come molti giocatori di poker, Rast non aveva i soldi alla mano per coprire la tassa di iscrizione di $50.000 – dice Motherboard – ha venduto varie percentuali del suo potenziale profitto ad una rete di scommettitori, e la loro scommessa ha pagato”
Motherboard ha contattato direttamente uno di questi quotisti, tale Nate Meyvis, sviluppatore di software ed ex-poker player che ha trasformato $60 in $1.200 puntando su Rast: “È stato il mio miglior risultato dell’estate!”
Ma come può succedere che due persone che neanche si conoscono si scambino certe cifre sulla fiducia?
Questo è possibile grazie alla presenza di siti appositamente creati, come StakeKings e YouStake, sostanzialmente siti di crowfunding a tema poker: un giocatore offre una percentuale di quote del suo torneo e chi decide di investire su di lui non deve fare altro che cliccare un bottone per inviare la sua quota di partecipazione.
Per decenni la pratica dello staking era ristretta all’underground del poker professionale, ma ora questi due siti (e altri minori) stanno cercando di farla diventare più accessibile alla massa.
Lo staking, si spiega nell’articolo, ha un ruolo significante e a volte controverso nell’ecosistema del poker: per i giocatori è un ottimo modo di essere sempre solventi, e per gli investitori è un buon modo di farsi soldi restando in panchina.
“È un po’ come nei mercati azionari. Ci sono momenti migliori in cui investire, come quando cominciano le WSOP. È incredibile quali somme di denaro si muovano grazie ad un semplice messaggino…” dice Andrew Barber, ex ingegnere disoccupato a causa della crisi.
Certo, non sempre è tutto rose e fiori purtroppo. Il caso di truffa più celebre è di un giocatore che ha accumulato $111.000 (One Drop?) e se li è giocati tutti al casinò prima ancora che l’evento cominciasse… quando queste cose accadono gli investitori non hanno molti modi di farsi restituire i soldi, ma i due siti citati sopra stanno lavorando costantemente per aumentare la sicurezza e la trasparenza delle transizioni.
Noi che conosciamo bene il ruolo della varianza nel poker già ci aspettavamo che per la massa non sia proprio una scommessa +EV. Anzi, molti professionisti stimano che la maggior parte dei quotisti perda soldi alla fine dei conti.
“Non bisogna aspettarsi di vincere costantemente piccole cifre. Perderemo costantemente e ogni tanto prenderemo una buona vittoria.”
Come è successo a un giocatore che dopo aver vinto mezzo milione di dollari è andato subito a festeggiare con gli amici e a ripagarli delle quote. “Dopo aver vinto ho dato ad un mio amico $50.000 delle quote. È stato un momento toccante. L’ho ringraziato dal profondo del cuore di aver creduto in me per tutti questi anni… probabilmente prima di questa vittoria avrà perso $30.000-$35.000 comprandomi le quote! È stato soddisfacente poterlo ripagare della fiducia.”
Per molti giocatori lo staking non è una questione puramente economica, come avete avuto modo di notare, ma è un’estensione di un rapporto di amicizia.
Ma non è a questo che si limita il fattore sociale della compravendita di azioni pokeristiche. Come spiega il pro americano conosciuto come Limon “Il poker è un gioco estremamente sociale. Molta gente è attratta dal poker perché vuole fare parte della community, vuole avere esperienze sociali. Sognano più il contatto con la community che prendere scelte finanziariamente positive. I truffatori purtroppo individuano in queste persone le prede migliori.”
A questo pensiero si unisce Frank DeGeorge, amministratore delegato di YouStake: “Molti non badano nemmeno al ritorno sugli investimenti. Sono più alla ricerca di interazione e a condividere con il giocatore la scarica di adrenalina che il poker riesce a dare.”