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Media e poker: Wired chiede l’aiuto della Duke per analizzare la campagna presidenziale repubblicana
Se siete fissati con il poker -e se non lo foste non sareste su questo sito- vi sarà capitato a volte di applicare concetti o parole pokeristiche alla vita di tutti i giorni. In fondo il poker è lo specchio della vita, si dice a volte.
Questa è stata l’idea di Wired, che ha contattato la professionista Annie Duke per analizzare una particolare situazione agli “high stakes” della politica statunitense.
Paul Ryan è il presidente della House of Representatives, candidato nel 2012 a vice-presidente al fianco del repubblicano Mitt Romney, salvo poi perdere le elezioni in favore della coppia Obama-Biden.
Come saprete Donald Trump è stato il fulmine a ciel sereno dei repubblicani. Con un gioco aggressivo, fatto di dichiarazioni oltraggiose e controverse, ha conquistato velocemente forti consensi, ma ha anche destabilizzato la situazione politica tanto tra i democratici quanto tra i repubblicani.
Ryan per questo motivo è sempre stato titubante riguardo alla posizione da prendere nei confronti di Trump: se gli desse pieno sostegno, sarebbe eternamente collegato ad ogni dichiarazione di Trump da quel momento in poi, se invece negasse il suo appoggio, dovrebbe affrontare le ire dei fan e la prospettiva di un presidente vendicativo.
Ryan ha quindi optato per una via di mezzo: un appoggio moderato e un distacco da tutti i comportamenti controversi del famoso imprenditore. Addirittura ora che gli scandali di Trump sono -forse- ai massimi storici, Ryan non ha deciso di prendere una posizione solida.
L’ultimo di questi scandali è la polemica tra Donald e la famiglia di un soldato mussulmano americano, Humayun Khan, che ha perso la vita salvando i suoi commilitoni, Ryan ha detto semplicemente che il sacrificio di un soldato e della sua famiglia deve essere sempre onorato, senza riferimenti aperti a Trump.
Qui la prima critica di Annie, che paragona questa scelta a un mini raise invece di foldare o rilanciare aggressivamente: “Questa è una puntata facile da chiamare” spiega Annie, e Trump conferma questa lettura prima twittando a favore del principale rivale di Ryan, e poi con l’esplicita intenzione di non supportare Ryan Paul.
Il comportamento eccentrico di Trump non sembrava averlo ostacolato nelle primarie, ma ora sta arrivando il momento di pagare il conto: molti sondaggi danno Hillary Clinton come papabile vincitrice.
La Duke spiega il motivo per il quale l’atteggiamento aggressivo di Trump comincia a tradirlo: “Nei tornei di poker vedi spesso gente che fa benissimo per sei mesi/un anno e poi sparisce nel nulla. In genere queste persone fanno tutte la stessa cosa: rompono i comportamenti convenzionali utilizzando la sola aggressione, muovono le chips senza logica.”
Il comportamento degli “opponents” verso questi giocatori solitamente si divide in: evitare il giocatore in questione, come molti rivali di Trump; o cercare di pareggiare l’aggressività, come Marco Rubio al termine della sua campagna. Nel corso del tempo però la strategia degli altri si affina, e si aspetta la mano giusta per far cadere il “maniac” nella sua stessa trappola.
Sembra proprio il caso Trump-Khan, una situazione dalla quale Trump non può uscire in altri modi che continuando a rilanciare, seppure sia chiaro a tutti che ha una pessima mano.
“Devi capire solo qual è il modo giusto di punire l’aggressore” spiega la Duke, precisando di non voler criticare nessun candidato in particolare ma solo esaminarne le strategie.
Adesso Ryan come dovrebbe giocare la prossima mano? Annie spiega che la strategia di non-sbilanciarsi non funziona più, bisogna scegliere se stare dalla parte di Trump o contro Trump. Il problema è che Ryan è in una situazione short-stack.
Probabilmente la scelta migliore è schierarsi a favore del leader, specialmente dopo che molti altri repubblicani hanno fatto così, ma questo limiterebbe i guadagni. Se desse pieno sostegno a Trump inoltre rappresenterebbe debolezza, e questo permetterebbe a Trump di “bullare”. Questo è ciò che accade quando un giocatore è short e non riesce a trovare il momento per raddoppiare.
Prima si decide meglio è, altrimenti si corre il rischio di scendere troppo nel chipcount per attendere una mano buona: “Diciamo che aspetto di avere il 60% di possibilità di vincere per entrare in gioco. Durante l’attesa sarò scesa così tanto che dovrò raddoppiare una seconda volta. Se lo faccio prima, anche con una mano più scarsa, avrò più possibilità di ricostruire uno stack!”
D’altro canto Ryan potrebbe anche aspettare che scoppi la bolla: il 9 agosto ci saranno le primarie in Wisconsin e probabilmente il nemico di Paul perderà.
L’unica domanda è… Ryan riuscirà a resistere così a lungo? Se Trump continua così riuscirà a rubare un bel po’ di ante prima di quella data…