Limongi si trasferisce in Thailandia: “Gestirò l’hotel io stesso, dunque avrò meno tempo per il poker…”

E’ iniziata da poco la nuova avventura di Michele ‘Lelik53’ Limongi, giocatore di grande esperienza (e simpatia) che possiamo definire – senza timore di essere smentiti – cittadino del mondo.

Limongi si trova adesso in Thailandia, precisamente a Phuket, dove gestisce un hotel dal nome italianissimo, ovvero ‘Alfresco’.

La tecnologia ci è venuta in aiuto, dunque abbiamo avuto la possibilità di fare quattro chiacchiere con Michele nonostante l’infinita distanza chilometrica che ci separa.

“L’attività la gestisco io in prima persona – ha esordito Limongi – quindi giocherò molto meno, magari potrò andare qualche volta a Macao. Anche online dovrò ridurre i ritmi, quando potrò mi cimenterò nelle varianti possibilmente con split pot (hi/lo) in versione cash game. Qui in Thailandia il gioco è severamente vietato, se ti scoprono a giocare live infatti rischi il carcere. Prenderò parte all’APT (Asian Poker Tour) e probabilmente andrò a Las Vegas un paio di settimane a giugno, quando qua sarà bassa stagione…”.

Abbiamo poi chiesto a Michele se vede in salute o meno il poker italiano.

“Lo vedo molto male, sia live che online. Escludo ovviamente le eccezioni come Mustacchione, Sammartino e Castelluccio, ma potrei citare anche qualcun’altro. A malincuore devo dire che siamo tanto indietro rispetto ad altri paesi, uno dei motivi è la mancanza di volontà nel far conoscere le varianti. I braccialetti WSOP continuerà a vincerli solo il grande Max Pescatori. Avrei potuto vincerli pure io con un po’ di fortuna dalla mia, comunque successi come quelli di Dario Minieri, Rocco Palumbo, Dario Alioto e Davide Suriano resteranno eventi sporadici”.

Limongi è eccitato per la nuova avventura imprenditoriale, dunque ci spiega meglio le caratteristiche di ‘Alfresco’, hotel in cui spera di vedere tanti italiani, magari pokeristi.

“E’ un gran bell’albergo con 33 camere, con piscina sulla terrazza, con tutti i comfort e prezzi thailandesi, ovvero bassi. Uno dei miei soci è un grande chef del mio paese, Termoli, si chiama Filippo e abbiamo già gestito insieme in Italia uno stabilimento balneare. L’idea è di aggiungere al menù thai uno italiano di pesce, faremo un ristorante fusion elegante, buono, ma non caro. Questo perché la cucina di qua, pur essendo considerata una delle migliori al mondo, non è affatto costosa…”.