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I pro e i contro dell’essere ‘social’ secondo Luca Moschitta.
Social? Si, grazie
Sono in tanti i giocatori di poker che utilizzano i social network per condividere momenti, pensieri ed emozioni con amici e follower. Canali come Facebook diventano uno strumento essenziale per curare la propria immagine e raccontare, ognuno a proprio modo, il poker vissuto come esperienza a 360°.
Negli ultimi mesi abbiamo assistito all’ascesa di Twitch, trampolino di lancio per personaggi come Sommerville e Staples, capaci in pochi mesi di raggiungere un alto grado di popolarità: interazione diretta con gli utenti e piccole donazioni spontanee per supportare il progetto.
La comunicazione attraverso gli strumenti social è una risorsa preziosa per chi ha raggiunto una certa notorietà, come i poker pro di successo. Questo pomeriggio abbiamo fatto una breve chiacchierata con Luca Moschitta, ancora oggi tra i più in vista e seguiti in Italia a fronte della sua carriera decennale.
Luca, quanto è importante al giorno d’oggi per un pro curare la propria immagine e avere un contatto con i follower?
“Non è una cosa obbligatoria, nel senso chi non ha la vocazione per farlo non deve sentirsi costretto. A me piace tanto condividere quel che concerne la mia vita da professionista e continuo a ricevere un ottimo feedback da chi mi segue. Sicuramente gli anni della sponsorizzazione con PokerStars prima e con PlanetWin365 poi, sono stati un’ottima scuola, ma a dir la verità ho sempre curato un blog sin da quando ho cominciato a giocare. Sono ancora in tanti a chiedermi: ‘Luca, ma come hai fatto a diventare quello che sei?’ Quasi tutte le risposte si trovano proprio su quel blog che, in una certa misura, è stato come un diario.”
Nonostante il periodo d’oro delle sponsorship sia tramontato da un pezzo, le aziende posso realmente fare a meno dei testimonial al giorno d’oggi?
“Assolutamente no, perché in fondo i testimonial sono i ‘garanti’ della stessa azienda. Prestano il loro nome e la loro reputazione diventando il vero trait d’union fra i giocatori e quell’ente astratto che è la poker room. A parer mio ogni azienda non può prescindere dall’avere almeno due testimonial che abbiano una buona dimestichezza coi social.”
L’immagine che scaturisce del tuo personaggio, attraverso i social network o leggendo le pagine del tuo blog, è quella di un ragazzo ‘pulito’ che sa essere un professionista serio senza rinunciare a godersi la vita. E’ questa la direzione giusta o la vita ‘ballas’ ha più appeal sul pubblico?
“Beh non è solo una questione d’immagine, io sono realmente cosi. In generale penso che sia importante mostrare come il gioco del poker, se affrontato nel modo giusto attenendosi ad esempio alle regole imposte dal bankroll ed evitando gli eccessi, possa essere un vero e proprio lavoro. Mandare questo messaggio è una scelta ‘EV+’ sia per le aziende, che eviterebbero di vedere i nuovi clienti andare rotti dopo poche sessioni, che per i giocatori già presenti, i quali non si troverebbero a competere come dei gambler inferociti.”
Quali sono secondo te i canali più efficaci al momento?
“Ultimamente ho provato a rispondere alle domande degli utenti attraverso delle brevi dirette su Facebook e il risultato è stato molto buono. Twitch sta avendo un gran successo ed è sicuramente lo strumento più potente al momento, ma personalmente l’idea non mi solletica: sto giocando quasi esclusivamente Spin&Go da 100$ su PokerStars.com e sarebbe controproducente svelare il mio gioco agli altri regular.”