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WPTN – Tony Dunst: “Il self control al tavolo? Rispecchia il mio modo di essere”
Impeccabile. Inappuntabile. Come sempre.
Lo charme di Tony Dunst si distingue nitidamente nella sala Gio’ Ponti di Sanremo. Il brusio delle chips pare quasi scomparire quando lo avvicini. Self control, mindset, poker attitude da manuale.
Il professionista americano si è aperto ai nostri microfoni:
“Credo che se fossero tutti come me il poker sarebbe un gioco molto più noioso! Non sono un uomo d’intrattenimento, ancor meno uno che sa fare dello show al tavolo. Mi concentro solamente sul gioco: prendere le migliori decisioni in base agli avversari che ho al tavolo e rispettare, al contempo, ogni qual genere di loro ‘mossa’. Il poker non può mai diventare una battaglia mentale basata sul risentimento personale.”
Dopo un’apparizione a Venezia qualche anno fa, per Tony si tratta dell’esordio assoluto al casinò matuziano:
“E’ la mia prima volta a Sanremo e mi sento perfettamente a mio agio. La città sembra silenziosa e accogliente e il casinò è spazioso ed elegante. I player che ho avuto al tavolo e le persone che vedo in sala sembrano tutte molto friendly. Adoro lo stile nel vestire dei player europei e in particolar modo degli italiani: siete una delle capitali mondiali della moda. Qui vedo tante persone vestite molto ‘casual’ ed è ok, mi piace.”
La domanda sul dress code e sullo ‘stile’ al tavolo è sorta inevitabile. Tony venne adocchiato dal mondo del poker proprio per la sua eleganza sia dialettica che nel vestire sfoderate alle WSOP 2010:
“Adoro vestire in giacca e camicia non certo perché mi piaccia apparire quanto perché rispecchia molto il mio modo di essere. Al tavolo cerco di essere sempre un gentleman e sin dal primo torneo, giocato anni fa negli States, ho dato una certa importanza al modo in cui mi presentavo. Ai tempi mi faceva sentire un vero professionista! E in fondo, un po’, è così anche oggi. Il self control al tavolo? Credo che ogni genere di mind-game accenda la mente di una persona, ma non bisogna certo farne una questione personale. Prendiamo una bad beat, capita. Un avversario gioca male e vince il piatto. Anche questo è il poker!”
Dal 2012, Tony collabora come opinionista con il WPT, sciorinando analisi tecniche di primissima fattura:
“A oggi non so dirti se preferisca il Tony nelle vesti di giocatore o di commentatore. Probabilmente le due cose mi completano e in questo momento non riuscirei a mollare né l’una né l’altra. Entrambe mi permettono di viaggiare e girare il mondo ed è questo ciò che mi piace davvero di queste mestiere. Conoscere posti nuovi e fare nuove esperienze è eccitante.”
Per quel che concerne il poker giocato, Tony, player da oltre 2.800.000$ di vincite in carriera, rivela che la vittoria di un Main WPT sarebbe la ciliegina sulla torta di una già fantastica carriera:
“Vero, quest’estate ho vinto il mio primo braccialetto WSOP e in America è senza ombra di dubbio il riconoscimento più desiderato dai player. Ma ora che mi sento parte della famiglia WPT, sarebbe davvero bello trionfare in uno dei main del circuito. Il mio miglior risultato è un terzo posto da 452.000$ al Borgata e l’obiettivo è quello di migliorarlo. Un anno fa mi fecero più o meno la stessa domanda, chiedendomi quale fosse il torneo che più di tutti avrei desiderato vincere. Pur non avendo ancora il braccialetto al polso, risposi: l’Aussie Millions, il quale ho chiuso runner-up a gennaio! Quello sì che è un bel rammarico. Ma ho appena 32 anni e credo di avere ancora tempo per dire la mia in questo mondo, sia al tavolo, sia con il microfono in mano!”