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Jason Mercier sugli High Roller da capogiro: “Se gioco un torneo da un milione vendo il 95% dell’action!”
Jason Mercier è probabilmente una della stelle più luminose nel firmamento del poker mondiale.
Cinque braccialetti alle World Series, un titolo EPT, oltre 17 milioni di dollari vinti nei circuiti live e una fame di vittorie che sembra non placarsi mai.
Il campione canadese è stato recentemente protagonista di una breve intervista pubblicata sul portale internazionale pokerfuse.com, nella quale ha parlato dei suoi obiettivi, dei suoi progetti per il futuro e della ragione che lo spinge tutt’ora, nonostante i traguardi raggiunti, a restare in pianta stabile nell’elite del poker mondiale.
Capire dall’esterno quale possa essere il momento più alto di una carriera come la sua non è certo semplice, ma il pro di PokerStars pare non avere grandi dubbi a riguardo:
“Sicuramente l’EPT di Sanremo del 2008. Avevo soltanto 21 anni, non avevo troppi soldi e soprattutto ero un novizio del poker live. Inoltre era la prima volta che visitavo l’Europa, il primo EPT al quale ho partecipato e il secondo major tournament della mia carriera fino ad allora. Vincere oltre 1 milione di dollari mi ha dato il boost per affrontare la scena live. Se avessi fatto un misero ITM probabilmente non sarei il giocatore che sono oggi. E’ senza dubbio il torneo di cui vado piu fiero.”
Mercier non nasconde che vincere il Main WSOP possa essere una sorta di sogno nel cassetto, anche se per lui l’obiettivo principale rimane soltanto quello di continuare a fare profit ai tavoli:
“Il Main è certamente il torneo piu prestigioso e difficile da vincere, soprattutto per l’elevato numero di giocatori. Ho fatto ITM qualche volta e credo sia solo una questione di tempo affinché riesca a fare una bella deep run. Tuttavia non sono ossessionato dai record: gioco a poker solo per guadagnare, tutto il resto è una conseguenza. Certo, sarebbe bello arrivare a vincere 20 braccialetti prima di Hellmuth o essere il numero uno nella all-time money list, ma ciò che realmente mi interessa è assicurarmi un futuro solido. Arriverà il giorno in cui avroò una famiglia e non riuscirò più a giocare così tanto come accade al momento.”
Ma cosa motiva quindi un professionista a prendersi un grosso rischio finanziario e giocare tornei dal R.O.I. decisamente basso come gli high roller da 25.000$ 100.000″ o addirittura da 1 milione di buy-in?
“Il rischio monetario non è la mia preoccupazione maggiore. Sono sempre in grado di vendere action e ho lo stesso rischio se gioco un torneo da 50K o uno da 1 milione, perché sostanzialmente il 50K me lo pago da solo mentre in quello da un milione vendo il 95% dell’action. Li gioco perché non solo voglio essere il migliore, ma voglio battere i migliori. Giocare contro i migliori negli high stakes è il modo per restare al top ed essere considerato tra i più forti al mondo.”
Sul futuro dei tornei High Roller, che nel recente passato sono aumentati a dismisura, Jason non vede grandi cambiamenti in programma:
“Si, negli ultimi anni sono cresciuti notevolmente, basti consierare che all’Aria c’è u High Roller da 25.000$ praticamente ogni settimana. Al momento c’e’ una lunga lista di amatori che si divertono a sfidare i migliori e una ristretta cerchia di top pro che sono in condizione affrontare la spesa o di vendere buona parte dell’action. Riguardo i tornei dal buy-in proibitivo a scopo benefico come il One Drop da un milione, credo che la scelta di escludere i professionisti sia stato solo un tentativo per testare il terreno. Nelle prossime edizioni si potrebbe trovare una via di mezzo per cui la somma destinata in beneficienza sia inferiore rispetto al 10%, garantendo così un certo appeal sia agli amatori che ai professionisti, in modo tale da creare un torneo con un field di 80/90 giocatori.”
Sebbene il profitto possa essere un’ottima ragione per continuare a giocare, pare difficile pensare che dietro alla scelta di fare il professionista non si nasconda qualcos’altro:
“E’ una passione che coltivo sin da bambino. Ho sempre adorato gli scacchi e altri giochi da tavolo, ma la vera svolta è stata quando ho capito che avrei potuto guadagnare dei soldi facendo qualcosa che mi divertiva tantissimo.”
Mercier si appresta a festeggiare il suo 30° compleanno, ma stando alle sue parole la vera festa si svolgerà nella settimana del suo imminente matrimonio:
“Natasha compirà 30 anni 4 giorni dopo il nostro matrimonio e quello sarà il vero grande appuntamento. Vogliamo entrambi una famiglia e vogliamo avere tanti bambini. Se insegnerò ai miei figli a giocare a poker? Vedremo, dipende anche da quanto il poker sarà ancora parte integrante della mia vita, ma con ogni probabilità penso che impareranno a giocare molto presto…”
Infine Jason spende alcune parole sulla sua eventuale partecipazione alla seconda stagione della Global Poker League:
“Ci sarò sicuramente, come da contratto. Ho voglia di giocarla e spero che vada decisamente meglio di questa prima edizione. L’intento è quello di far crescere il gioco esaltando l’aspetto sportivo e quindi farlo conoscere a più persone possibili.”
Per ascoltare la versione integrale dell’intevista non dovete far altro che schiacciare play:
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