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Cosa è il Coaching – essere coachati per imparare il poker e scegliere il coach giusto
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Secondo voi, le indiscusse doti calcistiche di un Maradona o di un Platini oppure di qualsiasi altro campione del calcio, sono di per sé stesse una garanzia assoluta al fine di gestire in modo professionale ed ottimizzato una squadra di calcio?
Allenatori come Zeman nel calcio o Velasco nel volley stanno a testimoniare come non sia necessariamente così. Il Poker, pur nella sua specificità, si sottrae a questa evidenza generale?
In effetti nella figura del coach vengono riassunte più di una figura professionale, con quella dell’allenatore che va ad infondersi e ad interloquire con quella del professionista addetto a facilitare e a sostenere gli aspetti psicologici della disciplina. Sotto questo profilo basti fare riferimento ad esperienze tipo quella di Tim Gallowey che nel suo the inner game of golf andava appunto in tale ambito a gestire e sostenere gli aspetti più propriamente psicologici del giocare a golf senza fare golf.
E’ importante rispondere a questa domanda in virtù dell’esigenza sempre più sentita da parte dei giocatori, finalmente anche in Italia, di ricorrere ad un apporto qualificato esterno nel loro processo di formazione e miglioramento dell’attività pokeristica nel suo insieme.
Riproposta da questo punto di vista la domanda corretta da porsi, sarebbe:
“Deve essere nelle qualità principali di un poker-coach, quella di essere un eccellente giocatore in attività? E se si, in che misura?”
Ritengo che allo scopo di rispondere adeguatamente al quesito così posto, non sia privo d’importanza, prima ancora di chiederci quali siano le migliori prerogative, in fatto di competenza, per un coach, spiegare meglio cosa sia il coaching in senso lato, a quali obiettivi deve mirare e a quali mezzi metodologici deve ricorrere per conseguirli.
Da alcune iniziative che si cominciano a proporre, relativamente all’offerta di coaching, soprattutto nel poker on-line, sembra che queste basi ontologiche e deontologiche del coaching stesso, non siano prese nella dovuta considerazione e vengano perlopiù frammiste e confuse con quelle di altre professioni, sempre legate all’erogazione di servizi alla persona, quali possono essere il mentoring o il training.
Il coaching applicato all’attività pokeristica, pur con tutta la specificità disciplinare che comporta, non si discosta affatto, nelle sue basi metodologiche, dai dettami del coaching generale così come sono classificati al meglio dall’International Coach Federation (ICF) e dalla sua diramazione italiana, l’ICF Italia, la quale non solo certifica ma sostanzializza quelle che debbono essere le prerogative fondamentali, affinchè una collaborazione tra due soggetti diversi, possa definirsi come un appropriato rapporto e contratto di coaching.
Vediamo quali sono per l’ICF in sintesi le 11 competenze chiave che un coach non può mai fare a meno di avere:
- Conoscenza delle linee guida di etica e norme professionali.
- Stabilire il contratto/accordo di coaching.
- Stabilire fiducia e confidenza con il cliente.
- Presenza nel coaching – Abilità di essere completamente consapevole e di creare relazioni spontanee con il cliente, impiegando uno stile aperto, flessibile e confidenziale.
- Ascolto attivo – Capacità di concentrarsi completamente su ciò che il cliente sta dicendo e non sta dicendo, di comprendere il significato di ciò che viene detto nel contesto dei desideri del cliente, e di sostenerne l’auto-espressione/spontaneità.
- Domande Potenti – Capacità di porre domande che rivelano le informazioni necessarie per il massimo beneficio nel rapporto tra il coach e il coachee.
- Comunicazione diretta – Capacità di comunicare in modo efficace nel corso delle sessioni di coaching e di utilizzare un linguaggio che abbia il maggior impatto positivo sul cliente.
- Creare consapevolezza – Capacità di integrare e di valutare con precisione diverse fonti di informazione, e di fare interpretazioni che aiutino il cliente a ottenere consapevolezza e quindi a raggiungere i risultati prefissati.
- Progettazione di azioni – Capacità di creare con il cliente opportunità per l’apprendimento, nel corso del lavoro di coaching / situazioni di vita e per l’adozione di nuove azioni che saranno più efficacemente orientate ai risultati di coaching prefissati.
- Pianificare e stabilire obiettivi – Capacità di sviluppare e mantenere un piano efficace di coaching con il cliente.
- Gestire i progressi e le responsabilità – Capacità di mantenere l’attenzione su ciò che è importante per il cliente e di lasciare la responsabilità di agire al cliente.
Dopo aver compendiato in sé tutte queste competenze chiave, alle quali, l’ICF richiama, se a farci da coach per il poker è Gus Hansen meglio ancora, ma queste sono le basi, hic rhodus hic salta, che prima deve riassumere in sé un buon coach, fosse anche il più bravo giocatore del mondo in attività oppure il più grande analista di poker di tutti i tempi.
Tutto quello che deborda da queste competenze capitali, per mettere in rilievo esclusivamente la propria destrezza o competenza di specialità è fuori dal coaching propriamente detto e si pone nel campo dell’erogazione di altri servizi e consulenze, senz’altro legittime e pregevoli, ma che con il coaching poco hanno a che fare.
Il coaching è una partnership tra coachee e coach dove l’obiettivo è ottimizzare consapevolmente le risorse interne, nascoste o non del tutto affiorate del coachato, relativamente ai suoi obiettivi. Non è una terapia, non è un training, non è un mentoring e non è nemmeno una consulenza disciplinare è semplicemente molto di più: è un percorso teso a conseguire tutti gli strumenti al fine di risolvere al meglio tutti i problemi complessi che la nostra vita e la nostra attività ci porranno in futuro! Il Coach è il nostro partner in questo viaggio e ci aiuta a trovare e ad implementare i nostri punti di forza.
L’ICF stessa ci tiene molto a rimarcare, la differenza sostanziale tra la professione e l’attività di Coaching e tutte quelle altre attività legate in qualche modo al sostegno personale. Ecco passo passo, come viene descritta, nella sezione FAQ del sito della Federazione Italiana dei Coach (ICF Italia), questa diversità:
In che modo il coaching si distingue da altre professioni di servizio rivolte alla persona?
Terapia – Il coaching si distingue dalla terapia per diversi motivi. Prima di tutto è una professione che supporta la crescita e lo sviluppo personale e professionale basato sul cambiamento individuale e orientato a specifici risultati perseguibili. Questi risultati sono collegati al successo personale o professionale. La prospettiva del coaching si dirige in avanti e si concentra sul futuro. La terapia invece ha a che fare con la cura di una sofferenza e con disfunzioni e conflitti relazionali.
Consulenza. I consulenti sono chiamati da manager o organizzazioni allo scopo di accedere ad una conoscenza specialistica. L’approccio nella consulenza può variare molto, spesso si suppone che il consulente diagnostichi dei problemi e prescriva, mettendole a volte in atto, delle soluzioni. In generale con il coach si da per scontato che gli individui o i team siano capaci di generare le proprie soluzioni con l’aiuto del coach, mediante approcci e metodi basati sulla scoperta.
Mentoring. Il mentoring può essere definito come una guida grazie all’esperienza o alla condivisione di esperienza di un mentor in un un’aera specifica dello sviluppo aziendale o professionale; per questo, talvolta, viene confuso con il coaching.
Training. I programmi di training sono basati sull’ acquisizione di certi obiettivi di apprendimento così come impostati dal trainer o dall’ istruttore. Benché gli obiettivi siano chiariti nel processo di coaching, sono stabiliti dalla persona o dal team sempre sotto la guida del coach. Il training presume inoltre un percorso di apprendimento lineare che coincide con un curriculum prestabilito. Il coaching è meno prevedibile e non ha un programma basato sul background del partecipante.
Sviluppo atletico. Benché le metafore sportive siano molto usate nel coaching, il coach professionista non ha nulla a che spartire con il coach sportivo tradizionale. Il coach degli atleti è spesso visto come un esperto che guida e dirige il comportamento degli individui o dei team basandosi sulla sua ampia esperienza e conoscenza. I coach professionisti possiedono queste qualità ma la loro esperienza o conoscenza è al servizio della persona o del team che determinano la direzione da intraprendere. In aggiunta il coach professionista, contrariamente allo sviluppatore atletico, non si concentra sui comportamenti agiti in modo inefficiente o scorretto; cerca invece di identificare delle opportunità di sviluppo basate sulle capacità e sui punti di forza di ogni persona.
Quest’ultima chiosa dell’ICF ci fa rettificare perfino l’analogia iniziale tra il coaching e l’allenatore di calcio. Come abbiamo appena specificato hanno in comune solo il termine e poco altro. Ora però che abbiamo sviscerato per bene tutto il panorama relativo alle attività legate ai servizi alla persona, cerchiamo di entrare maggiormente nella fattispecie che ci interessa: il Poker!
Ad esempio un’ottima striscia di performance su sharkscope, può qualificarci come coach? NO , ma può ben qualificarci come trainer di quella particolare specialità e modalità in cui si è concretizzata la nostra striscia positiva. Al fine di un feedback positivo alla qualifica di coach sarebbero, oltre a tutte le competenze chiave elencate prima, senz’altro più idonee, eventuali performance positive di chi abbia usufruito di un Piano di Coaching, non quelle del Coach stesso che possono solo servire a stabilire se è stato, o è un bravo giocatore o meno.
Altra forzatura che si fa alla professione di coach ed al coaching in ambito pokeristico è quella di valutare il coach in funzione del suo win rate orario da giocatore, come se il coach non fosse una professione a tempo pieno e debba necessariamente essere correlata ad una attività principale da grinder, per poter accedere ad una legittimità professionale e tariffaria.
Sono tipiche, queste sovrapposizioni e confusioni di ruoli, dei momenti di enfasi iniziale di un fenomeno appena in crescita in questo comparto dei giochi d’abilità a sfondo economico ed è bene per questo, per favorirne appunto la crescita sana ed equilibrata che è tanto meglio chiarirli subito. Si evitano confusioni e rischi di degenerazione della domanda e dell’offerta ossia di chi chiede ciò che uno non può dare e di chi offre servizi e competenze che non rientrano nelle sue.
Per la patente di grinjder skillato il win rate orario è fondamentale, per un coach no e sono fondamentali invece il suo background secondo i parametri dell’ICF e semmai i contributi di valore che ha dato a project pokeristici di successo, nonché le pubblicazioni che produce relative al suo metodo di coaching, sommate ai briefing di contatto con il cliente, ai quali un professionista serio, anche in ambito pokeristico, non si sottrae mai.
- Queste, sempre secondo i parametri dell’International Coach Federation (ICF) sono le domande sulle quali, le persone che cercano un coach, hanno diritto ad una risposta seria, certificata e gratuita!
- Qual è la tua esperienza di coaching? (numero di persone, anni di esperienza, tipi di situazioni)
- Qual è la tua formazione specifica sul coaching? Hai la certificazione ICF oppure stai svolgendo un programma di formazione per l’ottenimento della certificazione?
- Qual è la tua specialità nel coaching o in quali aree specialistiche lavori più frequentemente?
- Quali sono le competenze specifiche o l’esperienza che usi nel rilasciare il coaching?
- Qual è la tua filosofia a proposito del coaching?
- Qual è il tuo metodo specifico per il coaching? (come vengono condotte le sessioni, la frequenza ecc…)
- Hai delle storie di successo sul coaching? (esempi specifici di persone che hanno lavorato bene ed esempi su come hai dato valore al loro coaching).
E’ per evadere senza problemi queste domande, oltre che per mettere nella condizione il cliente di poter valutare le sue capacità empatiche, che un coach che si rispetti non ha mai problemi a fare briefing a carattere assolutamente gratuito, prima di procedere al contratto vero e proprio di coaching. Il cliente ha il sacrosanto diritto di poter valutare, se la persona che ha davanti, è capace di stabilire, in maniera del tutto naturale con lui, una relazionalità che è assolutamente fondamentale per il buon decorso dell’eventuale piano di coaching successivo
Un coach serio non ha alcuna problematica a farsi valutare anche in questo senso ed anzi sarà lui stesso, se notasse una difficoltà di questo genere, a sollecitare al cliente stesso la ricerca di un altro coach.
Le certificazioni relative all’abilitazione al coaching le rilascia l’ICF o organismi ed associazioni similari (e nessun altro), ai quali, chi vuole intraprendere questa professione può associarsi in vario modo e livello ma che almeno ci si attenga alla sostanza di questi parametri internazionalmente riconosciuti, nei Piani di Coaching che si vogliano proporre ai giocatori.
Ricapitolando, proviamo in conclusione, a tracciare le caratteristiche fondamentali e quelle accessorie di un buon Coach per il giocatore di poker o Team pokeristico che dir si voglia:
- Allineamento del suo metodo di coaching agli standard qualitativi stabiliti dall’International Coach Federation, se Certificati dall’ICF stessa meglio
- Forte background relativo all’analisi pokeristica di alto livello, ricavabile da pubblicazioni e pubblicistica in genere, accessibile al cliente
- Disponibilità del coach al briefing gratuito prima della sottoscrizione del contratto concreto di coaching
- Eventuale Background riconosciuto di giocatore
Autore: Cristiano Mario “el-khidr” Sabbatini con il contributo della dott.ssa Laura Quintarelli. Presidente dell’ICF Italia (International Coach Federation)