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TP storici: Sammartino vs Rullo al WPT National Venezia 2014
Ci sono mani che restano impresse senza possibilità di essere cancellate, nella memoria degli appassionati delle due carte.
Quella che presentiamo oggi, con il thinking process di entrambi i protagonisti, ha visto affrontarsi Gianluca Rullo e Dario Sammartino al WPT National Venezia 2014.
Ecco lo spot che abbiamo graficato sulla nostra pagina Facebook:
Ed ecco i thinking process di entrambi i protagonisti.
Thinking process Gianluca Rullo
Preflop ovviamente apro per valore a 4.200 con una mano monster. Il flop non è esattamente il più bello del mondo, ma a ogni modo c-betto 1/2 piatto per sondare il terreno e capire dove mi trovo. Il primo flatter folda e a questo punto già so che Dario, in posizione, su un flop del genere, mi chiamerà almeno l’80% delle volte. Se non di più. Il turn è piuttosto “scary” e decido di mettermi in check-call a ogni sua eventuale puntata per poi rivalutare river.
Qui non avrebbe alcun senso puntare ancora per poi foldare su un eventuale rilancio di cui Dario potrebbe comodamente essere capace. Tendo a puntualizzare che quando scende questo 7♠, avrei giocato allo stesso modo A-J, K-Q di picche. Il 10 al river concretizza la scala sul board e chiude un eventuale flush runner-runner. Avendo K di picche blockero K-Q e K-J di picche, ovviamente, che potrebbero rientrare nel suo range di mani e mi offrono quindi una leggera arma in più. Nel mio range, inoltre, ci può ancora essere una mano come Q-Q, che gioca esattamente alla stessa maniera fino a qui e non so fino a che punto sia interessato a investire il proprio stack per splittare un piatto del genere. Le uniche mani che mi spaventano sono A-J e A-Q di picche, che potrebbero rientrare perfettamente nel suo range.
Fatte tutte queste considerazioni decido dunque di andare all-in cercando di rubare il piatto e sapendo di metterlo in forte difficoltà, qualora si trovasse in mano soltanto una Q. Sinceramente pensavo che una semplice Dama l’avrebbe passata. Ovviamente questo processo, se fosse sceso picche river, l’avevo fatto già al turn, altrimenti pensare tutte queste cose in dieci secondi prima di pushare non sarebbe stato il massimo. Ho pensato e sperato che quel 10♠ river fosse il mio jolly, invece era il suo. Se avessi avuto flush avrei sicuramente fatto la stessa mossa. La sua condotta mi piace, ma se non fosse caduto quel river? Come l’avrebbe giocata?
Thinking process Dario Sammartino
Preflop decido di flattare perché siamo deep e il tavolo è molto facile, non mi va di prendere rischi inutili quando ho dei tavoli così, in più conosco Rullo molto bene e già dal preflop avevo percepito avesse una mano. Al flop ho gutshot e backdoor, ma, cosa più importante, ho il blocker del colore nuts, che è ciò che mi permette di continuare la mano; quando c-betta in 3way sono convinto abbia una mano molto forte, però più che overpair credevo avesse il set, perché a me non piace bettare overpair su quel board, (ma è opinabile).
Essendo in position, credo che sia vantaggioso per me continuare questa mano, sono sicuro di non avere la mano migliore in questo momento, ma la mia posizione è migliore della sua; inoltre, come dicevo prima, ho un A di cuori che mi permetterà di bluffare spesso, oltre a tutte le carte che fanno scala sul board, che posso bluffare. Il turn è perfetto per me: è la carta che non posso assolutamente non bluffare. Ovviamente quando punto al turn punto comunque al river, anche se non avessi chiuso scala.
Credo con questa linea di riuscire a far passare sia i set che le overpair. Al river accade quel che non ti aspetti. Il problema è che le combo con le picche non erano così tante, e quella mossa la poteva fare solo con colore runner runner di picche. A mio avviso era polarizzatissimo tra aria o colore a picche. E l’unica mano con le picche, che magari avrebbe potuto giocare così, era A-J suited. Quindi, dopo una lunga riflessione, ho deciso di chiamare.
Articolo pubblicato su Poker Sportivo n. 88, dicembre 2014.