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Andrea ‘Re Mida’ Shehadeh: “Fortuna, aggressività e consapevolezza… Ma devo ancora crescere!”
Sarebbe già piuttosto complesso trovare aggettivi per raccontare una cavalcata che ti porta a fare primo all’IPO da 1.000.000€ garantito.
Diventa pressoché impossibile sceglierne uno se il ragazzo in questione ha già vinto 210.000€ live nella primavera appena passata.
Come già ben saprete, Andrea Shehadeh, 23 anni da Milano, è il nuovo campione dell’IPO Venti Five.
Battendo nel testa a testa conclusivo Mario Llapi, Andrea ha incassato la bellezza di 245.000€ tondi tondi.
“Nemmeno io riesco a trovare le parole giuste per descrivere le sensazioni che sto provando. Arrivavo a questo IPO dopo un brutto swing online e le certezze accumulate prima dell’estate iniziavano a scricchiolare. Nonostante i felici precedenti live, ogni qual volta si parte per una trasferta, metti già in conto che tra spese, re-entry e varie sarà molto spesso un bagno…”
Non si tratta di mera scaramanzia, tutt’altro. Andrea è un ragazzo con le idee chiare e la testa sulle spalle. E non lo diciamo per retorica o sentito dire. Il talento, poi, non può essere messo in discussione. D’altro canto riuscire a combinarla ancora sembrava davvero fosse un’impensabile utopia:
“Mi sono schierato al Day1B e ho chiuso piuttosto serenamente a 170.000 gettoni. Il Day2 e il Day3 sono stati invece un roller-coaster continuo, ma in entrambi i casi sono riuscito a imbustare circa 50bb, nonostante diversi showdown avversi. Il primo big pot lo incasso con un bluff catch con A high su un francese che qualche mano dopo mi tira in faccia l’intero stack, ma la mano che cambia davvero il mio torneo arriva a 20 dalla bolla il buon Maurizio Migliorini: apro da early con 3-3, difende lui da big blind. Check-check su flop TJ8. 3 al Turn. Ancora check per Migliorini, betto e lui mi guarda a lungo prima di rilanciare a peso. Tanko parecchio e decido di shovare. Snappa con scala, ma un 10 al river pareggia il board e mi regala il double-up. In un universo parallelo sarei uscito fuori dai premi…”
Il game-changer. Quel 10 varrà infatti migliaia di euro…
“Non dico che da lì in poi sia stato tutto in discesa, ma da quel momento in poi ho riacquistato ulteriore, enorme fiducia. Rendermi conto di poter deep runnare ancora, sapendo di poter aggredire infinito in late stage, mi ha permesso di cambiare marcia. E’ chiaro che il momento in cui si gioca tutto arriva a ridosso dei 2 tavoli left. Chiudere 12° o 1° eventi del genere può spostare una carriera: riuscire a primeggiare, dopo averlo già fatto qui all’OTB e subito dopo a Barcellona, mi lascia davvero pensare sia una sorta di ‘prescelto’. Ad onor del vero c’è da dire che a ridosso del final table e nel tavolo finale stesso sapevo di poter essere uno di quelli a mettere maggiore pressione: sia per le cifre in ballo, sia per l’immagine che mi ero creato, sia perché quasi tutti sapevano di me….”
Dopo aver bluff catchato con colore al 4 su K108 6 3 e aver chiuso un flush runner runner con 56 su 1083 7 9, Shehadeh ipoteca il successo finale grazie all’ennesimo bluff catch in bolla final table:
“Apre un signore, detto ‘il Professore’ [non si tratta di Maurizio Musso, ndr.], da early e difendo A-2 off da big blind. Flop 882. Busso, betta una valigia, chiamo. Turn 4. Check, check. River 10. Ancora 10. Checko e oppo va all-in. Tanko un po’, ma l’action non mi torna. Credo che se avesse davvero avuto overpair avrebbe quasi sempre shovato turn dopo aver bettato flop. E sono convinto che con overpair talvolta avrebbe potuto checkare back flop. Mentre lo guardo, lui sta giocando nervosamente con una pila di chips che improvvisamente crolla. Gioco e mostro prima che possa farlo lui. Lancia le carte, girando 6-7. Divento chipleader e ho la netta sensazione che il 3-peat non sia più una chimera.”
Andrea, grazie anche ad un full house centrato turn contr a inizio final table in un all-in a 3 in cui mostra 5-5 vs 9-9 e 6-9 su 578 e 7 turn, ipoteca il trofeo.
L’ultimo osso duro si chiama Mario Llapi, ma dopo un duello spumeggiante, affrontato inizialmente senza deal, riesce a chiudere la contesa in circa 3 ore di testa a testa:
“E’ stato un bel match. Anche lui è uno di quelli che bluff catcha l’impossibile e ha impostato l’heads-up facendo quasi sempre call, call, call. A quel punto ho capito che dovevo aumentare le frequenze di tribet e ‘picchiare’ più duro. E’ stato abbastanza ‘card dead’, ma credo avrebbe dovuto provare a crearsi un range di tribet anche con trash hand. Dopo essere andato sotto, grazie ad un tell che gli ho concesso, sono dunque riuscito a prendere le giuste contromisure e a reindirizzare la partita sui miei binari. Una Q al turn, nell’ultimo showdown Q-J vs A-10 mi ha incoronato campione…!”
Da ‘Carneade’ a Re Mida. Quasi 500.000€ in meno di 6 mesi e 50° posto nella all-time money list italiana. Il rispetto da parte di tutta la community, che pur dandogli del ‘Gesù’, riconosce le enormi skills del ragazzo di origine Giordane.
“Ho ancora tanto da imparare e no, non mi sento affatto il ‘prospetto’ più forte in Italia. L’IPO è un torneo con un field popolata da tanti player amatoriali e anche quando incontri qualche giocatore ostico non puoi pensare di sentirti arrivato. Questo non è un vero banco di prova. La pressione che si sente in un EPT o in un qualsiasi torneo di rilievo a carattere internazionale è tutt’altro. Ora avrò modo di testarlo con più regolarità. L’obiettivo è quello di crescere ancora. La prossima tappa sarà sicuramente Praga e la prossima estate Vegas non me la toglie nessuno. Ora penso che me ne andrò per un po’ in Messico da alcuni amici [Predaroli e Surini, ndr.] poi si vedrà. Forse il bello deve ancora venire…”