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il 23 Nov 2017

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Sam Farha a muso duro contro la collusion

Sam Farha a muso duro contro la collusion

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Molti lo ricorderanno per lo spirito da gambler, per i capelli pettinati all’indietro, per l’abbigliamento appariscente che andava a nozze con la fantastica atmosfera di Las Vegas.

Il Texas Hold’em, e tutto ciò che ruota attorno ad esso, ha dato modo a tanti negli anni di fare breccia nel cuore degli appassionati: alcuni ci sono riusciti con giocate spettacolari che resteranno nella storia, altri mettendo in mostra la propria appariscente personalità.

Poi, c’è chi verrà ricordato per entrambe. Chi, nonostante la ferrea etica professionale, è riuscito a farsi amare dalla gente per il suo estro e la sua simpatia.

Ben 14 anni dopo l’indimenticabile Main Event delle World Series of Poker del 2003, Sam Farha torna a far parlare di sé.

Come se qualcuno avesse dimenticato quella sigaretta spenta, che strizzava l’occhio alle stanze fumose e buie che il poker stava lentamente abbandonando in quegli anni.

In una recente intervista rilasciata ai microfoni di Pokernews, il buon Sam si dice tranquillo e ricorda, apparentemente senza ferite, quel famoso tavolo finale.

“Non penso al passato, sono troppo occupato con altre cose nella mia vita per riflettere su quelle vecchie”, afferma. “Penso che il mondo intero lo sappia. Avrei voluto vincere, ma non ci penso mai davvero.”

Ma attenzione: il secondo posto del 2003 contro Chris Moneymaker è stato solo la punta dell’iceberg della carriera di Farha. Anche prima di quell’epico Main Event, Sam aveva vinto un braccialetto nel 1996 in un torneo Pot Limit Omaha da $2,500 di buy-in, per $145,000 di premio.

Poi, altri successi che gli hanno portato altri due braccialetti: nel $5,000 Omaha Hi/Lo del 2006 per $398,560; e nel $10,000 Omaha Hi-Lo 8 or Better Championship del 2010 per $488,241.

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Nonostante i quasi 2,9 milioni di dollari di vincite in tornei, e le innumerevoli apparizioni in spettacoli come “High Stakes Poker”, oggi, all’età di 59 anni, il poker sembra scivolare pian piano nel dimenticatoio per Farha.

“Continuo a giocare a poker, ma non più come prima”, dice. “Ci vuole un sacco di tempo ed energia per farlo.”

Durante la rapida evoluzione che il gioco ha avuto in questi anni, infatti, Farha è stato inevitabilmente spettatore di tutte le cose buone e anche di quelle cattive.

Sembra che proprio queste abbiano contribuito al progressivo allontanamento del professionista di origine libanese: ecco i suoi rabbiosi riferimenti alla collusion e ad alcune pratiche non proprio limpide nel gioco, a suo avviso cresciute negli ultimi anni.

“Proprio come qualsiasi attività commerciale, quando si accumulano così tanti soldi, si fanno cazzate. Non voglio fare cattiva pubblicità al poker, ma c’è chi lo prende solo come un business. L’unico grande gioco che mi piaceva giocare era l’Hold’em, il mio gioco. Ho perso interesse perché c’era troppa merda negli High Stakes.”

Insomma, i grandi giorni sembrano essere passati, ma Farha si diverte ancora ai tavoli e si fa riconoscere dai fan dopo un decennio dal suo momento mediatico più importante. Tra i vari viaggi oltreoceano, quando trova un po’ di tempo libero, Houston sembra essere la sua tappa preferita per giocare.

“È strano come la gente mi riconosca ancora…ho perso i capelli! Amo le persone, mi piace stare in mezzo a loro, ed è bello vedere quanto loro mi apprezzino.”

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